lunedì 23 novembre 2020

Fibbia dell'Ottocento

Fibbia a doppio battente del XIX secolo.

Nell'Ottocento sotto la corte di Napoleone le fibbie erano di ispirazione classica dell’antica Grecia e dell’impero Romano e venivano prodotte dagli orafi. Queste venivano decorate con cammeo di corallo, conchiglie o pietre dure.
In seguito alla caduta dell’impero napoleonico le fibbie andavano a seguire la riscoperta degli stili, soggetti e materiali popolari propri di ciascuna nazione. Talvolta le fibbie fungevano da ricordini come quelli con pietre dure in Scozia, pietra lavica e corallo in sud Italia micromosaico a Roma, commesso in pietra dura a Firenze, smaltatura a più livelli di Bourg-en-Bresse in Francia orientale ed ecc.
Ancora per tutto il XIX secolo le fibbie avevano lo scopo svolgere un ruolo importante sia nelle ricorrenze che nelle celebrazioni di matrimoni, momenti storici, politici oppure sportivi.
Le fibbie erano di notevoli dimensioni in vermeil, princisbecco o similoro con cornici con decori costi da volute, racemi, elementi stilizzati ad altorilievo. Questi materiali prevedono un processo di smaltatura policroma cloisonné, paste di vetro cabochon o micromosaico romano.
In questo periodo storico le scarpe erano prive di fibbie a parte quelle adottate per l’abbigliamento formale di corte. Mentre, fino al 1.830 nell'abbigliamento femminile si utilizzava una cintura con fibbia in vita, ma intorno al 1.840 questa viene eliminata.
Un soggetto che poteva permanere era la fibbia con il serpente attorcigliate. Inoltre, poteva aveva delle pietre dure, la paste di vetro, il taglio cabochon. Nonostante tutte queste meraviglie di rifiniture, si riproponeva di tornare all'oreficeria medievale, dove venivano riprodotti decori con smalti champlevé e guilloché.
Nel 1.840 a Birmingham veniva utilizzata per la prima volta l'elettroformatura in oro e argento sulle fibbie con il marchio che cambia a seconda della lega metallica impiegata di base in EPNS (electroplated nickel silver) e in EPBM (electroplated Britannia metal) in Inghilterra e America.
La fibbia da cintura diventa solo un decoro, ma acquista grande importanza quella da mantello. Questa era a doppio battente con due parti gemelle di cui un gancio e l’altro con un occhiello fatti in modo da potersi incastrare tra loro senza alcun nastro. Seguono forme non motivi vegetali come fogli e fiori stilizzati realizzati a stampo e decorate con incisioni o in filigrana.
Dal 1.861 in Italia si cercava di fondare dei distretti industriali per la produzione di bigiotteria e fibbie in laminato tra cui quello a Casalmaggiore.
Sempre nello stesso anno con la morte di Albero il consorte della regina Vittoria, si aleggiava un area di grande lutto. Infatti, l’etichetta di corde doveva prevedere di indossare il nero o il viola, persino gli accessori quali gioielli e fibbie prevedevano un colore scuro. Quest’ultimi erano realizzati in gaietto jet, legno fossilizzato, corno, vulcanite, French jet o Basalt, cristallo di vetro nero, con la corazza di tartaruga, acciaio, madreperla e argento.
Le fibbie potevano comparire sulle calzature ed erano solitamente in acciaio, marcasite ricoperte con la stoffa della scarpa stessa. Ma non mancavano quelle da cintura chiuse da fibbie verticali di forma rettangolare od ovale. Talvolta le fibbie erano attaccate direttamente all'indumento e avevano la funzione di creare un drappeggio asimmetrico. In alternativa questo accessorio grande e ovale poteva essere ritrovato persino su un cappellino.
La superficie della fibbia spesso e volentieri era rifinita con cabochon di pietre dure quali turchese e corallo. Nel caso non si poteva avere a disposizione quelle naturali si ricorreva alla pasta di vetro con taglia a cabochon.
Un altro tema di ispirazione era dell’epoca di Luigi XVI e questo si risente anche sulla fibbia che presentava delle cornici elaborate.


Bibliografia

CAPPELLO BIANCA e MAGRT SAMUELE, Storia della fibbia tra moda e gioiello (1700 – 1950), Skira, 1 ed. 2018.
WHITEHEAD ROSS, Buckles 1250 – 1800, Greenlight Publishing, 1996.

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