giovedì 20 luglio 2017

Bottoni e allacciature medievali


Epistolae heroidum (Octavien de
Saint-Gelais) di Robinet Testard,
Cognac, 1496-98



Agugelli del XV secolo.


Nel Medioevo ci sono diversi modi per allacciasi le vesti tra cui uno di questi è tramite dei lacci o corde che venivano applicati dei forellini rifiniti con un “punto asola” Questi venivano definiti agugelli o aghetti adottati nell'abbigliamento femminile in particolare nel giro manica, sui gomiti e su tutta la manica nel caso quando era molto stretto. Così permetteva di fare vedere la camicia indossata sottostante l'indumento. Inizialmente apparvero solo ed esclusivamente sui gomiti, ma in seguito erano su tutta la manica. In principio con agugelli si intendeva la parte terminale del laccio che era in metallo prezioso o in altro materiale con la punta in cristallo.

Purpoint di Charles de Blois, farsetto imbottito, 
del 1360, Musée des Tissue, Lyon. 

Gli agugelli venivano infilati su delle magliette in metallo adottate nell'abbigliamento adoperate per permettere il passaggio e il sostegno dell'indumento stesso. Oppure potevano essere realizzate delle particolari asole in cotone robusto con “punto occhiello". In questo caso serviva per introdurre un gangherino. Nel XV secolo le magliette in argento o argento dorato applicate sulla cotta nella parte davanti venivano rifinite con dei nastri o sottilissime corde rinforzate con dei puntali in metallo prezioso. Queste magliette erano presenti anche per rifinire i tagli realizzati a scopo ornamentale. Oltre alle magliette nel Rinascimento il magiete, questo è un nome dato ad una particolare asola diffusa verso la fine del XV secolo, era realizzare in metalli preziosi quali oro e argento.Queste sono delle magliette composte da dei piccoli anelli nei quali si facevano passare dei lacci forniti di puntali, chiamati agugielli o tremolanti. Talvolta i magieti avevano un puro scopo ornamentale e venivano fabbricati in oro ed argento, venivano definiti anche come dei lustrini lavorati con dei ricami. Questi facevano parte dei corredi nuziali che ne comprendeva le maniche vesti femminili, erano in vari materiali quali ottone, ferro, rame, argento dorato, od oricalco (lega in rame e zinco Inoltre le magiete potevano essere di varie forme e colori. Le magiete prima di arrivare alla loro lavorazione conclusa subivano vari processi: come primo passaggio il materiale veniva fuso, stampato in un apposito stampo, forato (pertuxate), appositi passaggi ed infine, veniva misurato secondo i canoni commerciali delle maglie di ferro.
Un'altra alternativa nel caso in cui i bottoni erano in metallo e di diverso materiale da quello in stoffa e non venivano cuciti, ma fatti passare attraverso delle asole rotonde e uniti insieme da una corda. Questo sistema facilitava lo spostamento dei bottoni particolarmente pregiati da un capo d'abbigliamento all'altro o secondo le diverse necessità.


Procedimento sintetico per illustrare come venivano realizzati i bottoni nel Medioevo.

In altri cosi poteva i bottoni non venivano cuciti sugli indumenti. Questi venivano inseriti degli occhielli realizzati a posta con le asole di metallo e applicati per mezzo di alcune stanghettine dello stesso materiale del bottone. Infatti, questo metodo di allacciare gli indumenti è un sistema ingegnoso per utilizzare gli stessi bottoni su differenti capi d'abbigliamento.

Carlo Crivelli, 
Santa Maria Maddalena,
1476 circa,
conservato a
 Rijksmuseum di
Amsterdam.



Bottone in argento decorato con un punto e dei raggi, ha l gambo e una stangettina sottostante, è datato intorno al XVI secolo
.

Questi particolari bottoni permangono fino al XV secolo, ma sono piuttosto rare come allacciature che di solito venivano sostituite dal magete o dai gemelli in oro e argento realizzati dagli orafi.
Nel Medioevo prevalentemente venivano utilizzati dei bottoni in stoffa cuciti uno attaccato all'altro. Questi venivano realizzatati con una tecnica speciale che prevede di tagliare un cerchio di stoffa identica a quella dell'indumento dove verranno attaccati i bottoni, dove al cui interno si andava a realizzare sul bordo una filza. Così si ottiene una piccola pallina. Questa viene rifinita con dei punti di cucitura che formano dei cerchi. I bottoni così formati possono avere varie dimensioni che vanno dai 7-10 mm, fino 12-14 mm di diametro.


Particolare del farsetto di Pandolfo III Malatesta del XV secolo.


Pietro Lorenzetti, S. Margherita (o S. Agata),

1315, Mesée de Tessé, Le Mans, Francia.

Le asole invece, venivano realizzate con un punto asola e sono solitamente di forma rettangolare per accogliere i bottoni in stoffa. Sono rotonde per le allacciature con corde e nastri. Infine si ipotizza ci siano delle asole volanti realizzate in tessuto o con corde utilizzate per i bottoni gioiello. I fili utilizzati per realizzare le asole si ipotizza che possono essere in seta o lino.
Talvolta i bottoni potevano essere realizzati all'uncinetto oppure con l'infeltrimento della lana dove venivano fuori delle piccole palline rotonde.


Bottoni medievali realizzati con l'intreccio di fili o uncinetto
.

Nel XVI secolo i bottoni subiscono un'evoluzione e si arricchiscono di dettagli, infatti vengono realizzati con tecniche più sofisticate come l'ago che li rendono molto raffinati e delicati. La struttura interna di questi bottoni definita anima è in legno e il filo viene avvolto tutto intorno.

Bibliografia e Sitografia

AZZALI MARIELLA, Dizionario della Moda, Bologna, Calderini, 1990, 1 ed.
DE BUZZACCARINI VITTORIA e MINICI ISABELLA ZOTTI, Bottoni & bottoni, Modena, Zanfi, 1995, 2 ed.
FRANSEN LILLI, NØRGAARD ANNA e ØSTERGÅRD ELSE, Medieval Garments Reconstructed Norse Clothing Patterns, Aarhus University Press, 2011, 1 ed.
MAUGERI VINCENZA e PAFFUMI ANGELA , Percorsi di storia della moda e del costume , Vol. 1, Milano, Calderini edagricole, 2002, 1 ed.
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domenica 2 luglio 2017

Bottoni: status symbol


Macè Maillard del 1271 
situata a Villeneure Church, 
Nantes, Pays de la Loire, 
Francia.
I bottoni durante l'inizio del XIV secolo, questo accadeva solo in alcune donne che ne facevano un uso sproposito. Infatti, i produttori di bottoni facevano dei buoni affari. Tant'è che Francesco Berni che era uno scrittore e poeta del XVI secolo consiglia nelle sue Rime Burlesche "una casacca alla turchesca co' botton fino in terra e con gli ucchiegli". 
Queste donne utilizzavano fino a 38 bottoni sulla parte davanti, 20 su ogni manica, uno per ogni piega, intorno al collo. Questi bottoni venivano indossati come dei gioielli.
Questo accadde con la scoperta dell'America che favorì il traffico di oro e pietre preziose, i fabbricanti di bottoni si sbizzarrirono nelle forme e nelle lavorazioni che erano ogni volta più complesse e ricche, i bottoni diventano un elemento importante per l'abbigliamento e aumentarono anche le loro dimensioni. Vengono distribuiti, come ornamento, anche sui capelli e persino su berretti e fazzoletti; mentre le classi inferiori usavano bottoni di osso, legno, rame, bronzo, stagno, ottone, ferro, peltro e cuoio.
I produttori di bottoni sono i gioiellieri, i lavoratori di smalto, i ramai, i falegnami e i produttori di giocattoli. Anche i produttori dei materiali semplici come il corno e le ossa. Nel XIII secolo è stato deciso che il corno, l'osso e l'avorio sarebbero stati riservati per i produttori dei rosai, mentre per i bottoni venivano riservati il rame, l'ottone e l'osso.
Invece, nelle oreficerie si utilizzavano metalli preziosi e il vetro. I bottoni semplici realizzati in legno o in ferro erano rivestiti di uno strato di tessuto, che era intrecciato, uno tecnica che si chiama passamaneria.
Strass e mosaico di marmo sono stati apprezzati anche se l'oro è rimasto il numero uno per la realizzazione dei bottoni e dei gioielli. L'orafo era il re dei bottoni.
Nel 1440 i bottoni sono stati utilizzati sulle maniche staccate e provviste di spacchi e di lacci, ne comparivano dai 20 ai 50 pezzi.
Il Rinascimento li vuole sempre più sfarzosi, eseguiti su ordinazione con pietre preziose incastonate.

Particolare del monumento di
Sir Richard de Willoughby, nella chiesa di Willoughby,
XIV secolo circa.

Durante quest'epoca i bottoni erano un elemento importante, anche per le classi più povere della borghesia, le quali ci tenevano molto a mostrare dei bellissimi bottoni che attaccavano e staccavano all'occorrenza. I bottoni in questo periodo diventano un bene prezioso ed era considerato un buon investimento economico per il fatto che erano facili da nascondere in caso saccheggio, comodi da portar via in caso d'improvvisa fuga ed emergenza, venivano utilizzati come merce di scambio al posto del denaro. Inoltre, i bottoni facevano parte di alcuni corredi nuziali o della dote, come per esempio in Italia ed in particolare in Liguria, in Alto Adige e in Sicilia.
I bottoni non venivano cuciti sulle vesti con il filo, ma venivano inseriti in degli occhielli con asola di metallo per mezzo di una stanghettina dello stesso materiale del bottone.
Con il tempo, il bottone fu sempre più carico di significato, non solo come status symbol, ma anche come manifestazione della personalità, della appartenenza ad un determinato gruppo o dei propri sentimenti. 
Si dice che Enrico III, re di Francia tra il 1574 e il 1589, alla morte della sua amata, chiese al suo gioielliere di creare dei bottoni in argento a forma di teschio da utilizzare nella cerimonia funebre in dimostrazione del proprio dolore, iniziando una vera e propria moda.
Luigi IX di Francia, nominato re santo, (1214-1270), si narra che quando lui si doveva presentare davanti al sultano, si fece confezionare un indumento ricoperto interamente di due dozzine di bottoni d'oro per sembrare più forte e ricco del sultano.

Giovanna D'Aragona, attribuito a R. Sanzio,
1518, Musée du Louvre, Parigi. 


Nel 1387 Caterina Porta portava in dote un guarnaccone (specie di mantello pesante) celeste, con pomelli (bottoni rotondi a forma di pomo) di perle.
Si racconta nella novella CXXXVII di Francesco Sacchetti del 1399 la vicenda particolare di un notaio fiorentino il quale contestava a una dama che indossava un numero di bottoni superiore a quello consentito. Lui si senti rispondere dalla signora che quanto andava ad indicare erano delle coppelle, quindi non dei bottoni, ma semplici ornamenti e perciò non dovevano essere fuori legge. 
Il papa Clemente VII (1478-1534) si faceva realizzare i suoi bottoni uno ad uno da un rinomato scultore, Benvenuto Cellini.
Nel XIV secolo, una dama chiese ad un orafo chiamato Pierre di realizzarli venti bottoni d'oro per allacciare una sopraveste, nove allacciature, cinquanta peroli con perle. Tutto questo doveva essere fatto per il marito.
Negli inventari monzesi del XV secolo sono elencati quattro vesti con bottoni d’argento variano di numero da 40 a 126, riconsegnate alla vedova di Nicola Lugoza. Il marito è venuto a mancare poiché è stato giustiziato per cospirazione contro il duca di Milano.
Nei mantelli femminili, i bottoni d’argento dorato o di perle si riconoscevano dalla loro lunghezza, partivano sulla spalla e terminavano in gola.
Isabella d’Este, marchesa di Mantova, (1474-1539), arriva ad inserire più di venti bottoni preziosi, a puro scopo ornamentale. Si narrano nelle cronache Vallonico, del principe e del duca di Savoia, i quali sfoggiasse a Venezia, di ritorno dall’Ungheria, un colletto di cuoio, abbottonato sul davanti con bottoni dorati. In una sua camora (abito aderente in uso nel 1400) era costellata da 609 bottoni d'oro con asole fittissime, come era sua consuetudine in quel periodo storico.

Apoteosi di Sant'Orsola e delle sue compagne, di Vittore Carpaccio,
del 1491, Galleria dell'Accademia di Venezia.

Nel XVI secolo, ci fu una rinascita per la realizzazione dei bottoni con la tecnica dello smalto, come il cloisonne. Infatti, Francesco I di Francia si pensa che possedesse e indossasse le prime pamres apparse sul mercato. Nel 1566, suo nipote, Carlo IX regolò il lavoro dei bottonai smaltatori di Parigi e il fratello di questo ultimo, invece nell'aprile 1583, Enrico III, istituzionalizzò con delle leggi la produzione e l’uso di bottoni in smalto, vetro e cristallo.
Le donne non maritate del Cinquecento avevano l'abitudine di caricarsi di orpello appariscenti quali catene, collane, bottoni d'oro e granate, ma senza smalti.
In questo periodo storico andava l'uso dello strascico di conseguenza per consentire di raccogliere e affrancare quest'ultimi sul dietro dell'indumento toccava applicare un grosso bottone di diverso materiale il quale poteva essere d'oro o d’avorio.
Infine, in Inghilterra per ovviare ad una brutta abitudine vale a dire di pulirsi il naso con la manica, la regina Elisabetta aveva messo in auge i bottoni sui polsi per le uniformi militari.  

Bibliografia e sitografia

AZZALI MARIELLA, Dizionario della moda , Bologna, Calderini, 1990, 1 ed.
DE BUZZACCARINI VITTORIA e MINICI ISABELLA ZOTTI, Bottoni & bottoni, Modena, Zanfi, 1995, 2 ed.
EPSTEIN DINA e SAFRO MILLICENT, Buttons, New York, Harry N. Abrams Inc., 1991.
FRANSEN LILLI, NØRGAARD ANNA e ØSTERGÅRD ELSE, Medieval Garments Reconstructed Norse Clothing Patterns, Aarhus University Press, 2011, 1 ed.
FERRIGNI PIETRO COCCOLUTO, I Bottoni nell'arte e nella storia, Napoli, Colonnesse, 1993, 2 ed.
FRUGONI CHIARA, Medioevo sul naso Occhiali, bottoni e altre invenzioni medievali, Bari, Gius. Laterza & Figli, 2001, 1 ed.
MAUGERI VINCENZA e PAFFUMI ANGELA , Percorsi di storia della moda e del costume , Vol. 1, Milano, Calderini edagricole, 2002, 1 ed.
READ BRIAN, Metal Buttons c.900 BC-c.AD 1700, Somerset, Portcullis, 2010, 2 ed.
http://www.placidasignora.com/2007/11/21/storia-del-bottone/
https://it.wikipedia.org/wiki/Bottone