mercoledì 31 maggio 2017

Cheridos


Dispositivi di fissaggio nell'antica Grecia

È affascinante e allo stesso tempo intrigante pensare all'ipotesi della presenza e del loro utilizzo dei bottoni sui chitoni dell'antica Grecia. Ma veramente i greci lì utilizzavano? Inoltre come li inserivano? Come li fissavano e come li affibiavano sul indumento? Avevano le asole? E come apparivano? Queste domande sono frustranti e le risposte altrettanto impegnative da cercare. Il primo passo è documentarsi a livello storico, archeologico e artistico per verificare la loro esistenza reale e tangibile. Quindi, in seguito si passerà alla rappresentazione dei vari esempi, testimonianze della loro esistenza attraverso sculture, vasi/anfore e quelli realmente ritrovati durante le scoperte archeologiche.
I Greci (1.200-31 a. C.), che erano un popolo di grande ricchezza, fantasia, ingegno ed amanti della bellezza capirono subito che la mancanza di bottoni costringeva ad indurre necessariamente ad una riforma dell'abbigliamento. Nella storia dell' abbigliamento vengono suddivisi in tre periodi quali sono tra cui il primo è definito arcaico (700/650-480/450 a. C. Circa), il secondo denominato classico (480/450-323 a. C. Circa), mentre il terzo e ultimo è l'ellenistico (323-31 a. C.) Altri aggiungono un altro periodo intermedio tra gli ultimi due chiamato dagli storici dell'arte periodo severo che intercorre tra il 480-450 a. C. Un elemento che caratterizza la storia del costume e la influenza particolarmente sono i popoli si stanziano in un determinato luogo e ne influenzano le abitini vestimentarie. Infatti, i Dori da cui deriva il chitone dorico che si stanziano nel Peloponneso, loro sono ricordato per aver fondato da città di Sparta. Un alto sono gli Ioni che si situano nell'Attica rinomati per Atene. Da qui nasce il chitone ionico. In seguito con l'avvicendarsi di scontri politico-militari le due culture finirono per fondersi insieme.
Brevissimamente uomini e donne indossavano una tunica chiamata chitone. Quest'ultimo in base al periodo storico cambia leggermente il modello, ma in sostanza la linea stilistica rimane sempre la stessa. I primi sopra portavano un mantello nominato himation.

Periodo dorico


Anfora in terracotta da Vulci firmata, realizzata e decorata dal pittore e ceramista Amasis, 540a. C., esposta Cabinet des médailles de la Bibliotehèque nationale de France, a Parigi.

Inizialmente, nel primo periodo l'abbigliamento sia maschile che femminile subisce l'influenza orientale sotto l'aspetto delle foggia e delle decorazioni. La linea, rigida, con motivi geometrici, rosette, scene figurative. I tessuti sono in lana, lino e cotone ricamato, i colori variano dal bianco, giallo, azzurro e rosso. I tessuti veniva drappeggiato sul corpo lasciando intravvedere qualche semi-nudità che nera considerata naturale. Generalmente gli uomini indossavano una tunica che terminava alle caviglie o fin sopra alle ginocchia chiamata chitone. Quest'ultimo era composto da un drappo di lana di forma rettangolare di circa due metri e copriva la persona dalle spalle alle caviglie o ginocchia. Tale indumento poteva avere diverse variante per esempio se allacciato su entrambe le spalle era definito amphimaskhalos e nel caso giungeva fino ai piedi era conosciuto con il termine di poderès. Mentre, il chitone corto, con cintura in vita, con affibbiatura su un unica spalla sinistra, indossato dai militari era definito exomide. Questa tipologia poteva essere indossata anche dai giovani e da coloro che conducevano una vita attiva. Questo indumento veniva realizzato in maniera molto semplice, con stoffa grezza, lasciava una spalla e il braccio destro libero per facilitare il movimento considerando il fatto che era considerato un indumento da svolgere dei lavori impegnativi.
Sopra ad esso si esibiva un mantello definito klaina o klaena  e veniva indossato da entrambi i sessi indistintamente. Questo terminava all'incirca al polpaccio, confezionato in lana grezza, in tinta unita, ma non mancano esempi decorati o con bordi ricamati.
Illustrazione di Alessandra Mambelli. La figura indossa un chitone dorico sottostante fermato sulle spalle con delle fibule e sopra di esso è posto una klaina.

Per quanto riguarda all'abbigliamento femminile è più costruito e formato da più elementi uniti insieme: una gonna a forma tubolare e termina alle caviglie conosciuta come càstula, fasciata in vita per tenerla in posizione da una zona, nella parte superiore del corpo veniva indossato una sorta di bolero denominato ependumata. Quest'ultimo in particolare era formato da un lembo di stoffa fermato sulle spalle con degli spilloni in metallo. In generale anche per quanto riguarda l'abbigliamento femminile veniva indossato un chitone ma nell'epoca arcaica solo ed esclusivamente nella vestizione femminile veniva definita peplo. Questo era formato da dei teli molto lunghi rispetto alla statura della persona e l'eccedenza in lunghezza veniva ripresa mediante una o due cinture di cuoio o di corda, di conseguenza veniva rimboccata in vita e creavano movimento ad onda e maggio volume. Il rimbocco veniva definito colpos.


Esempio di un chitone dorico, illustrazione di Alessandra Mambelli.

In seguito nel periodo più recente veniva definita peplo dorico, ma adottato allo stesso tempo anche dagli atenei, ma con delle modifica era ampio, in lana, a tinta unita, con al massimo un bordo di colore differente. 
Il peplo era composto da un rettangolo di tessuto in lana 1,80 m di larghezza e di norma era 45 cm più lungo della statura della persona che lo indossava. Questo avveniva perché la stoffa in eccedenza veniva ripiegata verso l'esterno per formare una sorta di mantello e veniva fermato sulle spalle con degli spilloni. Quest'ultima poteva anche fungere come una sorta di cappuccio e quindi coprire la testa, è conosciuta con il nome di apoptygma o diploide. Solitamente, in uno dei diversi modelli di peplo dorico prevedeva di lasciare accostati e aperti i teli di stoffa sul lato destro. Invece, in un'altra versione potevano essere cuciti fino all'orlo. Inoltre, questo indumento veniva stretto in vita da una cintura, pieghettato morbidamente per donare alla figura una certa morbidezza, cadenza e ricordava il maniera molto delicata il modello architettonico delle colonne doriche. Veniva fermato sulle spalle inizialmente con degli spilloni ma in seguito con delle fibule una su ciascun lato.
Oltre agli spilloni adottavano in generale, le fibule. Quest'ultime sono sempre state utilizzate e fin qui non c'è da dubitare, questo è testimoniato da un gran numero di ritrovamenti a partire dall'inizio dell'Età del Bronzo fino alla fine del primo del cristianesimo. Ma questo non vale per i greci poiché smisero di portatele sostituendole dopo un avvenimento increscioso e di conseguenza misero in atto una riforma dell'abbigliamento per impedire il loro impiego.
Inizialmente quest'ultimi partendo dai Micenei erano soliti ad utilizzare delle semplici spille tipo quella di sicurezza con una singola torsione del filo dove si forma la molla. Qui si potrebbe ricordare il racconto di Omero quando racconta l'uso dell'ardiglione della fibula nel descrivere il peplo di Antinoos, ottenuto da Penelope. Questo indumento ha venti fibule d'oro. Questa è una delle poche fonti letterarie che ci permette di capire come potevano allacciare gli indumenti nella Grecia antica. Mentre, mancano in tutte le restante documentazioni scritte, così diventa difficoltoso determinare il tipo di allacciatura utilizzato e la sua evoluzione di conseguenza si potrebbe solo ipotizzare in base al ritrovamento di qualche opera scultorea, ecc.
La fibula né in greco, né in latino è associata al significato moderno di spilla di sicurezza, ma significa quello che serve ad allacciare due tessuti insieme. In latino questo accessorio significa quello che serve ad allacciare due tessuti insieme per mezzo di fibbie, stringhe e chiusi varie. Mentre, in greco definisce definisce un elemento che ha un punto per traforare, con un aggancio che si chiude su se stesso come una spilla. Partendo da questo presupposto, in seguito subisce un integrazione al suo significato e viene applicato a qualsiasi cosa che permetta di unire di pezzi di stoffa, di conseguenza potrebbe anche aggiungere e comprende anche il bottone. Questo è perché forse non utilizzavano quest'ultima parola. Anche se non è giusto giustificare l'assenza di una parola specifica da parte dei greci. Per questo motivo non esistono fonti letterarie che ne certificano la loro esiste visto che non hanno un termine specifico e potrebbe essere anche per questo che in quasi tutti i libri di storia del costume quando trattano dell'abbigliamento dell'antica Grecia sostengono che loro adoperavano soli ed esclusive te delle fibule ad arco semplice inizialmente e in seguito altre tra cui quelle a forma circolare, ma escludono categoricamente l'esistenza e che potessero utilizzare dei bottoni. Ma non per questo è da escludere la loro esistenza.
Nell'Impero Romano la fibula subisce un'evoluzione stilistica e si impreziosisce ulteriormente. Da qui infatti nascono quelle definite a navicella, ad arco spezzato, cerniera, drago, ecc.
Le fibule micenee e dell'antica Grecia del periodo arcaico, sono state ritrovate in numerosi scavi, ma a parte qualche sporadico esempio cessano di apparire alla fine del VI secolo circa a parte qualche sporadico esempio qua e là.
Comunque il popolo dell'antica Grecia, intorno al periodo arcaico utilizzava delle fibule a forma circolare che ha un suo nome specifico e definita a spirale oppure potrebbe ricordare un altra definita a disco. Queste sono testimoniate da alcuni ritrovamenti e presentano delle decorazioni incise e vanno formare di cerchi o con dei motivi che ricordano la forma del ferro di cavallo.
Bottoni in bronzo, forse del VII secolo a. C., Museo archeologico di Delfi.

Periodo classico

Con avvento e l'affermazione dell'Attica sul territorio dell'antica Grecia a livello politico-culturale, subiscono di conseguenza dei mutamenti nel costume della popolazione. Infatti, la tunica viene definita chitone ionico. Questo è composto composto da due teli di lino, arricchiti da ricami, disposti uno davanti e uno dietro e percorrono tutta la lunghezza del corpo partendo dalle spalle e terminano alle caviglie, coprono anche tutte le braccia fino ai polsi. Inoltre, copre molto di più pertanto occorre l'impianto di molta più stoffa nel senso della larghezza poiché nasconde anche le braccia.  Questo viene fermato lungo tutta la percorrenza delle spelle-braccie da degli elementi di fissaggio come fibbie a spirale o bottoni per permettere di fissare al meglio le maniche. Quest'ultime potevano essere più o meno lunghe a seconda della lunghezza del tessuto impiegato nella confezione.  Anche le femmine indossavano lo stesso mantello portato dai maschi.
Per allacciare, fissare e tenere fermo, composto gli indumenti si adoperavano di varie spille, fibule, nodi, cuciture e strisce di stoffa che donavano quell'aspetto di magnificenza ricordata ancora dagli storici ed imitata talvolta dagli stilisti contemporanei.
Infatti, in questo periodo definito classico, linea era pulita, molto più morbida, libera, mossa nei movimenti. Ricorda la colonna ionica nella sua semplicità. Rende grazia, dignità e valore ala figura umana con i suo panneggi che danno vestibilità. Le fogge dell'abbigliamento maschile erano simili a quello femminile. Il chitone virile era sempre cucito sui fianchi e allacciato sulle spalle tramite l'uso di nodi o cuciture. Questi sistemi sono più sicuri ed efficenti rispetto al costume femminile e permettono alla persona che li indossa una maggiore libertà di movimento.

Esempio di un chitone ionico, illustrazione di Alessandra Mambelli.

In questo periodo storico la tunica lunga era adottata in particolare da una certa tipologia di persone quali sacerdoti, citaredi (cioè cantori accompagnati con la cedra), cittadini in alcune cerimonie ufficiali e da alcuni atleti.
Il chitone manicato chiamato poderès è quello con le maniche cucite in prossimità delle spalle.


Auriga dal santuario di Apollo Delfi, 474 a. C., Museo di Delfi. La statua raffigurante la tunica xistis indossata dagli atleti in alcune gare. Il punto vita è abbastanza in alto, messo in luce dal colpos sopra la cintura.

Tunica nominata xistis era indossata dagli atleti in delle particolari gare. Questa si presentava come un indumento con maniche corte, la loro attaccatura era cucita sul davanti e in alto. Inoltre, la veste era fermata da un cordoncino passante dietro al collo e sotto le braccia. I greci erano soliti creare dei fantastici panneggi, in questo caso potevano essere ottenuti con una cintura inserita sul punto vita per risaltare il tutto e la cadenza delle pieghe ottenuta rialzando sopra la cintura un po' di stoffa. La plissettata dell'abito ricordano le colonne ioniche formano un rimbalzo chiamato colpos.
Il chitone in base alla spalla su cui veniva passato acquisiva una denominazione differente nel caso veniva fissato su entrambe veniva chiamato chitone anfimascalo, sulla spalla sinistra chitone eteromascalo.

Illustrazione di Alessandra Mambelli di un himation da uomo.

Himation
usato come mantello che raggiunge delle dimensioni notevoli. Infatti, verso la metà del V secolo a. C. poteva essere drappeggiato anche direttamente sul corpo nudo creando delle pieghe sempre più elaborate. Mentre, questa cosa non poteva accadere per il chitone. Inoltre, esisteva un altro modello molto più semplice realizzato con una stoffa più grossolana, indossato soprattutto dai filosofi chiamo tribon. Mentre, quando era confezionato con la lana più fine e poteva avere anche delle bande colorate veniva chiamato chlanis. Ma, secondo una testimonianza di Demostene, indossarlo era una testimonianza di effeminatezza.
Dalla Tessaglia nasce la clamide, sarebbe un mantello utilizzato solitamente dai soldati, cavalieri e efebi. I mantelli erano molto importanti e in alcuni casi come citato poc'anzi potevano essere utilizzati come un indumento principale. Infatti, lo storico Plutarco racconta come i ragazzi di Sparta dai dodici anni ricevevano un mantello da indossare tutto l'anno. Questo valeva anche per costumi ateniesi forse per imitazione, per semplicità, praticità o più per la loro povertà si avvolgevano direttamente sulla pelle un telo di stoffa. A differenza degli altri modelli citati prima quest'ultimo non copriva i polpacci, era di lana molto grossa e fermato sulla spalla destra con una fibula. Questa mantella veniva tinta in generale di colore porpora con svariate tonalità. Invece, negli altri modelli andava per la maggiore il color écru e bianco, ma non mancavano anche gli altri colori come lo scarlatto e il verde.
Le donne sul finire del VI secolo a. C. iniziavano ad adottare il chitone ionico, quella esclusivamente realizzata in lino, ma in seguito vale anche per quella in lana. In principio lo spillone o spillo era utilizzato anticamente per fermare le vesti, nel 700-480 a. C. ad Atene, ma sono stati vietati e trasformati in delle fibule dopo un triste avvenimento. Infatti, alcune donne, hanno trasformato gli spilloni in delle armi micidiali. 
Questo cambiamento accadde secondo Erodoto dopo il 560 a. C. ed è dovuto dalla disfatta degli Ateniesi ad Egida (558 a. C.) dove si salvò solo una persona. Quest'ultima tornando a casa sua fu aggrediti dalle mogli perché era tornato a portare la notizia della sorte subita dai loro mariti. Queste donne non vedendoli tornare a casa dal dolore uccisero pure lui colpendolo con i loro spilloni. Da quel momento approvarono una legge che impedisse il loro utilizzo, ma l'impiego di alti mezzi per allacciare gli indumenti. Forse è per questo motivo che hanno iniziato ad utilizzare alti modi per fermare gli indumenti o l'inserimento di una sorta di bottone! Indipendentemente, da questo non ha impedito a loro di utilizzare le fibule. Talvolta, quest'ultime sono state sostituite da alcuni punti di cucitura che producono un effetto più semplice senza però distruggere la bellezza delle sue curve che sono ripiegate sui lati e formano dei drappi e panneggi incantevoli.
Secondo una fonte di un articolo intitolato "Buttons and their useon Greek garments", comparso sulla rivista "American journal of archaeology" di Kete Mck. Elderkin, del 1928, sostiene in sostanza che oltre all'uso delle fibule loro utilizzassero anche una sorta di bottoni e cita vari esempi. Rispetto ad altri studiosi del costume i quali sostengono che nel chitone ionico lungo le braccia potrebbero esserci una doppia serie di piccole fibule regolarmente sparse e aggiustate. Queste donano con grazia e vestibilità al indumento. Altre volte, ne adoperava una su ciascuna spalla per trattenere la stoffa dell'indumento indossato. Ma siccome gli antichi greci solitamente in in certo periodo adoperavano le fibule ad arco semplice pertanto non potevano assomigliare per nulla a quel modo di allacciare il chitone ionico. A meno che non poteva essere delle altro che delle fibule a forma circolare o una sorta di spilloni. Ma i primi vi sono stati alcuni ritrovati ma più o meno significativi con degli esemplari e i secondi sono stati smessi di adoperare per un cambiamento forse di moda o per la loro pericolosità. Infatti, si ipotizza che ardiglione sia molto pericoloso dovuto alla sua punta molto affilata che permette di trapassare i vari strati di stoffa ma è altrettanto utile e alquanto insidioso. Per questo motivo si pensa che anziché utilizzare quest'ultimi metodi di affibbiatura ne siano stati utilizzati degli altri. 
Inoltre, esistono vari esempi di maniche aderenti e le vesti a volte potevano essere cucite sulle spalle anziché appuntate. Infatti, alcuni venivano appuntati in modo tale da permettere di lasciare spazio per fare passare l'accesso delle braccia e della testa. Questo indumento veniva fermato da numerosi fermagli d'oro e d'argento quali fibule, cucite o bottoni, nodi che permettevano l'unione dei lembi superiori in forma più estesa dalla spalla al gomito, facendo assumere al chitone l'aspetto di una tunica manicata chiamata cheridos da cui prendono il nome i bottoni utilizzati per allacciare tale indumento. 
Talvolta le donne dell'antica grecia avevano l'abitudine di indossare più indumenti sovrapposti. Inoltre, questo è testimoniato da diverse raffigurazioni vascolari on cui compaiono alcune figure femminili con indosso un lungo chitone fittamente pieghettato e sopra di esso un chitone più corto anche questo sempre con pieghe ed era definito chitoncino o chitonixo.
Le pieghe dell'indumento erano ottenute con un sistema manuale definito "pieghettatura con l'unghia". Questo metodo consisteva nel bagnare la stoffa di lino e stringendola nel senso dell'ordito e torcendola a formare un movimento a "S" e veniva lasciata asciugare così. Le pieghe ottenute avevano un effetto piuttosto irregolare non come la plissettatura ottenuta meccanicamente prende con le macchine presenti attualmente in commercio. 
In epoca più tarda impiegavano anche la seta selvatica per produrre i chitoni. Questo materiale era conosciuto fin dai tempi del Minoico nell'isola di Cos. Questi filati per il loro pregio venivano impiegati solo ed esclusivamente dalle classi più agiate che se lo potevano permettere.
La tessitura era sicuramente un arte domestica, ma non mancano esempi di artigiani e località specializzate nella produzione di tessuti di pregio. È da ricorda infatti l'isola di Amorgos e la città di Corinto per quanto riguarda la produzione dei tessuti in lino. Chio, Mileto e Cipro per il ricamo. Patrasso per il bisso. Comunque la lana rimaneva quella che prediligevano le donne di qualsiasi stato sociale magari sicuramente quelle signore più altolocati adottavano un filato più raffinato.


Illustrazione di Alessandra Mambelli di due modelli del himation da donna: uno di dimensioni più grandi, mentre l'altro è più ridotto. 

D'inverno indossavano diversi tipi di mantelli sopra il chitone ionico. Questi poteva essere messi a modo di scialle o corti come una mantellina a forma tondeggiante. Himation era considerato un mantello prevalentemente d'uso militare, ma non solo e costituiva un segno militare e d'onore. I soldati lo portavano di spessa lana per attutire i colpi avversari. In generale, nel caso era di dimensioni più ridotte e quindi puntata sulla spalla destra, in modo da lasciare libero il braccio e fatta cadere sulle spalle, sui fianchi e sul petto, oppure appoggiata sul braccio e sulla cintura. Inoltre, permane nell'uso dell'abbigliamento femminile, ma con il tempo aumentano le sue dimensioni e pertanto si creavano vari modi di drappeggiato sempre più complessi ed elaborati. A tal punto che avvolgeva tutto il corpo e copriva persino la testa. 
La klaina si indossava come una stola appoggiata sulle spalle con i lembi posti sugli avambracci.
Faros era un mantello molto ampio, lope o klaina erano di alta foggia, emidiploide era parzialmente doppiato e il tribonio era un corto mantello laconico.

Amazzone ferita, di Policleto, statua in marmo, copia romana da una originale in bronzo dalla seconda metà del V secolo a. C., Museo Capitolini, Roma. La scultura rappresenta una donna che indossa un chitone exomide allacciato solo sulla spalla destra.

Anche le donne utilizzavano il chitone exomide, indossato in determinate occasioni probabilmente quando svolgevano dei lavori più gravosi, quindi dalle operaie, dalle schiave, amazzoni e poche altre situazioni. Questo indumento era pratico e permetteva una maggiore agilità nel movimento.
Illustrazione di Alessandra Mambelli di un chitone exomide.

I bottoni o degli oggetti simili per fermare tali indumenti potevano essere realizzati in vari materiali quali vetro, osso, legno e bronzo. Il loro uso nell'abbigliamento comunque rimane incerto anche se sono pervenute qualche testimonianza trasmette sculture, vasi, anfore, ecc.
Questi bottoni potevano essere impiegati anche per produrre delle collane, degli accessori per i telai e potevano avere tante altre funzioni a noi sconosciute.
Infatti, attualmente molti storici ancora pensano che i Greci abitualmente portavano un abbigliamento privo di asole e bottoni, composto da teli di stoffa appoggiati sul corpo e fissati sulle spalle o sul petto con delle fibule, spilloni, nodi, strisce di stoffa e cuciture. 
Secondo altri invece i bottoni erano posti lungo le maniche ad intervalli regolare e potevano variare di numero da due a otto. Abbottonatura era composta da passanti e permette in questo modo di incontrare la stoffa, ma non si sovrappone. Inoltre, appaiono circolari, leggermente convesso su un lato e varia il suo diametro da 1,3 a 7 cm, ma generalmente sono di 2,5 cm. Talvolta, i bottoni erano rappresentati su un chitone ionico, di forma rotonda e uno di ogni spalla.
Generalmente i bottoni in vetro erano disposti per le maniche sul chitone apparivano tra i 7-3 cm di diametro, convessi in altro, piatti sul retro e con un foro centrale, tra i 1-3 cm di diametro consente di fare passare un passare un cordino per fissare il bottone al tessuto. Inoltre, potrebbero avere delle cavità sottostanti nella parte posteriore dove si potevano fare inserire un attacco ad asta. 
Esistevano altri dispositivi di fissaggio per maniche in osso o avorio di 1,8-4 cm di diametro, convessi in alto e piatti sul retro, con avevano un foro centrale e decorati con cerchi concentrici incisi, punti e mezzelune parallele. Altri potevano essere piatti e avere un diametro di tra i 1,5-2,5 cm, erano decorati con uccelli da un lato e rosette dall'altro. Mentre,  un altrettanto esempio poteva essere di 7,2 cm di diametro con una rosetta e un bordo a cerchio concentrico ma quest'ultimo poteva essere utilizzato per fissare la clamide sulla spalla. Ma alcuni lo avevano classificato ed etichettato nei musei come fusaiola in particolare quelli in osso che vi erano stati numerosi ritrovamenti a Troia, negli scavi in Grecia e nelle isole circostanti. Quindi adoperato per sostenere il carico nel telaio, ma siccome sono troppo leggeri per fornire il peso necessario e inoltre sono stati ritrovati in alcune tombe e vicino vicini agli indumenti quindi si potrebbe considerare dei bottoni per abbigliamento. Comunque non si esclude il loro impiego come peso per il telaio. Ne sono stati ritrovati in terracotta, bronzo, avorio e vetro probabilmente alcuni di questi effettivamente avevano quello scopo. Altre volte, invece vengono indicati come degli accessori per formare delle collane.
I globuli in bronzo per clamide tra i 4,8-5 cm, convessi in alto, con un passante sul retro decorato con una borchia centrale e bande concentriche in rilievo.
Bottone in bronzo con stelo e una protezione sul retro, simile a un gemello.
Inoltre si pensa che alcuni bottoni potrebbe essere stati ricoperti con della stoffa forse quelli in vetro ma si esclude perché sarebbe stata sprecata la loro bellezza. Quindi si esclude in tal materia ma non per quelli in legno, però senso un materiale deperibile e pertanto sono scomparsi non si può completare e discutere su questo argomento.
Esistono numerosi elementi si possono ritrovare in varie sculture, vasi, pitture, rilievi, ecc.
Su alcune sculture venivano riprodotti degli indumenti allacciati con dei dispositivi simili a dei bottoni. In alcune sculture che sono delle copie romane come la Menade danzante, datata intorno alla fine del V secolo e in altre pitture sui vasellami, si possono individuare sulle spalle dei piccoli cerchi i quali ricordano dei bottoni, ma con molta probabilità potevano essere delle borchie. Generalmente si ipotizza che questi siano delle fibule in metallo oppure in oro o in argento. Talvolta, il chitone veniva cucito lungo tutto il telo di stoffa, ricoprivano le braccia per formare delle specie di maniche. Questi dispositivi di fissaggio, qui citati, servivano per fissare il tessuto e chiuderlo. Inoltre, nel caso delle borchie venivano chiamate cheridos e prendono il nome del chitone ionico (V secolo a. C. circa) che indossavano in questo periodo con tali caratteristiche appena descritte. 


Menade danzante (copia romana), fine V secolo a. C., Madrid, Museo del Prado. Si possono notare coma coppia di bottoni lungo il braccio che fissano il chitone ionico.

Un alto esempio è quello delle Menade danzante rappresentata su un vaso di Nikosthenes mostra un gruppo di stringhe a intervalli regolari lungo le maniche. Le corde sono tirate fortemente e sovrappongono le pieghe. 
Comunque in generale nei vasi e in quelli di Nikosthenes e di Brygos sono rappresentati degli indumenti che potrebbero essere allacciati con dei bottoni.


Vaso greco di origine Attica, figure rosse dalla pittura Brygos, 490-470 a. C.


Vaso con pittura Brygos, raffigurante Alceo e Saffo, sul lato A di un kalathos attico a figure rosse, del 470 a. C., proveniente da Akragas (Sicilia).

I bottoni venivano utilizzati anche sulle armature per allacciare gli spallacci alla corazza in epoca greca e romana. In molti esempi ritrovati mostra che i bottoni venivano avvolti attorno a delle corde o cinghie di cuoio per fissarli all'indumento poiché non avevano inventato ancora le asole.  
L'utilizzo dei bottoni non compromette la comodità dell'abbigliamento dell'antica Grecia il quale è composto da un unico pezzo di stoffa, facile da rimuovere facilmente, i bottoni sono rapidi da slacciare, da piegare e riporre in casse.
Himation talvolta era fissato con comodità sulla persona con due bottoni applicati al chitone.
Sono state ritrovate delle fibule circolari, dei bottoni in vetro, osso e bronzo.
Nel periodo Ellenico si pensa che per fissare la clamide ai tempi dell'antica Grecia e dei Romani si poteva utilizzare un grande bottone. Questo non doveva essere cucito, ma infilato tramite un'asola sulla manica. Infatti, questo è un esempio di tipico bottone gemello.
I globuli ancora non erano realizzati in materiali preziosi quale l'oro ma bensì in vetro e terracotta. Qui è possibile notare un esempio dato dalle figure di Nike da Myrina, dove forse per aspetto la spalla sinistra potrebbe essere trattenuta la stoffa dell'indumento da questo accessorio.


Nike (dea della vittoria) da Myrina in Turchia, 200 - 150 a. C.

Si pensa che utilizzassero dei bottoni di taglia piccola per le maniche del chitone Ionico mentre quelli grandi per le spalle del chitone Dorico. Questi bottoni non avevano un'asola ma venivano fissati con dei cordoncini avvolti intorno a questo accessori sul chitone. In sostanze venivano create delle specie di asole volanti.
Esisto molteplici esempi per esprimere il punto in questione cioè il dubbio che forse i greci utilizzavano altri metodi per unire due pezzi di stoffa insieme. Ma, penso che con questi ci si possa ricredere o almeno destare qualche dubbio per verificare se realmente possano esistere. In sostanza l'uso del bottone o comunque qualcosa di simile era diffuso per tutti i costumi dell'antica Grecia, compreso l'armatura.


Korai dell'Acropoli di Atene, 500-490 a. C.

È stato ritrovato un bottone in Grecia, in lamiera di bronzo con un motivo ornamentale a forma di rosetta, con un foro centrale realizzato apposta per ospitare un chiodo e che serviva per applicarlo tela o su cuoi. Inoltre, sono stati rinvenuti dei bottoni con delle perforazioni a “V” a Dimini, un villaggio in Grecia. Inoltre, sono esposti una serie di dischetti classificati come dei bottoni risalenti al VIII/VII secolo a.C. In tutti questi esemplari sicuramente non avevano una scopo funzionale e quindi non si potrebbe escludere il loro scopo ornamentale.


Bottoni con perforazione a "V" provenienti da Dimini in Grecia.

Alcuni esempi di bottoni si possono trovare in diversi musei nazionali ed internazionali e sono classificati come bottoni o con altre diciture, ma ne ricordano per forma, però con funzione ignota o differente da quella che si potrebbe immaginare.

Bottoni in bronzo del I-III secolo d. C., sono stati ritrovati a Cipro, in una tomba e considerati insoliti, probabilmente dovevano essere dei doni graditi. Forse avevano un significato speciale attualmente sconosciuto.

Bottone dell'antica Grecia.

Periodo ellenico


Illustrazione di Alessandra Mambelli di un costume del periodo ellenistico.

Nel ellenistico, la linea era sinuosa, caratterizzata da un elaborato sistema di drappeggi. Pertanto la colonna dello stile corinzio ne corrisponde a questo periodo. Nell'abbigliamento  non vi erano delle significative differenze rispetto al periodo precedente. Indossavano sempre il chitone e himation. Veniva introdotto come copricapo femminile un capello a punta definito tholia.
I Greci, siccome compivano delle tratte commerciali con l'Oriente resero fattibile in questo periodo la diffusione e l'utilizzo del cotone. Anche se lo conosceva anche prima, ma era raro e poco conosciuto. Infatti, dall'India venivano importati nuovi tessuti leggeri di cotone e di seta, apprezzati dalle femmine per la loro malleabilità nel creare nuovi panneggi inconsueti per loro. Inoltre, rendevano le figure leggiadre aggiungendo a questo i nuovi colori proposti quali rosa, verde e oro donavano un meraviglioso splendore. Questo portò ad intaccare e a compromettere la loro semplicità, integrità ed equilibrio del loro gusto.
Esempio di un chitone ionico, illustrazione di Alessandra Mambelli.

Statuetta di una ragazza trovata vicino al fiume Ilissos ad Atene, del 310-300 a. C., Museo Archeologico Nazionale.


Bibliografia

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BETTONI BARBARA,  Da gioielli ad accessori alla moda, Tradizione e innovazione nella manifattura del bottone in Italia dal tardo Medioevo a oggi, Marsilio Editore, 2013, 1 ed.
FERRIGNI PIETRO COCCOLUTO, I Bottoni nell'arte e nella storia, Napoli, Colonnesse, 1993, 2 ed.
HEUZEY LÉON, Histoire du costume antique d'après des études sur le modèle vivant, E. Champion Editore, Parigi, 1922.
MARANGONI GIORGIO, Evoluzione storica e stilistica della moda, Dalle antiche civiltà mediterranee al Rinascimento, SMC Editore, 1997.
MAUGERI VINCENZA e PAFFUMI ANGELA , Percorsi di storia della moda e del costume, Vol. 1, Milano, Calderini edagricole, 2002, 1 ed.

Sitografia

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ELDERKIN MCK. KATE, "Buttons and Their Use on Greek Garments." American Journal of Archaeology, vol. 32, no. 3, 1928, pp. 333-345. JSTOR, doi:10.2307/497471. Accessed 30 June 2021.
https://www.jstor.org/stable/497471

Aggiornamento del 08/09/2021.

martedì 30 maggio 2017

Bottoni conici

Bottoni preistorici ritrovati in degli scavi archeologici
 in Egitto, Iran, e Grecia.
Sono stati scoperti degli oggetti molto simili ai bottoni risalenti alle civiltà della valle dell'Indo, nel sito della Kot Diji (circa 2800-2600 a. C.), un altro a Albertite è nero nella Tomba delle Aquile, Scozia (2200-1800 a.C.) e in Cina, datati nell'Età del Bronzo (circa 2000-1500 a. C.). Questi oggetti ritrovati ricordano il bottone per la loro forma ed aspetto, erano dotati di buchi o del gambo a seconda dei modelli, per permettere di essere fissati all'indumento. Quest'ultimi, non erano dei bottoni intesi come dei dispositivi di fissaggio, ma fungevano come elementi per la decorazione del capo d'abbigliamento. Bottoni fatti di conchiglia sono stati utilizzati nella Civiltà della Valle dell'Indo a scopo ornamentale sempre in questo periodo storico.
Alcuni bottoni sono stati scolpiti con forme geometriche ed avevano dei fori praticati in modo che potessero essere attaccati alle vesti con filettatura. Ian McNeil (ricercatore presso l'Università di Bath, ex segretario esecutivo della Società Newcomen per lo Studio della Storia dell'ingegneria e della tecnologia), nel suo libro pubblicato nel 1990 “An encyclopaedia of the history of technology” sostiene che: “Il bottone, infatti, è stato originariamente utilizzato più come ornamento che come un fermaglio, le prime testimonianze si trovano a Mohenjo-daro nella Valle dell'Indo, questo è costituito da un guscio curvo e ha circa 5000 anni”.
In Svizzera, a Zurich-Mozartstrasse, sono stati ritrovati un occhiello (probabilmente utilizzato come sola) e un bottone su un frammento di stoffa, in fibra e realizzato ad intreccio, risalenti a 4700-4400 anni fa e si ipotizza che sia stato utilizzato su un mantello. Solitamente i bottoni ritrovati in questo periodo sono stati scoperti dagli archeologi presso i cimiteri egiziani, iraniani, greci, fenici, franchi e germanici. Questi sono generalmente di forma rotonda, talvolta presentano il gambo e sono realizzati in oro, in creta e raramente in osso. Questi bottoni sono semplici e altre volte con delle incisioni, con disegni di maschere, griglie e motivi vari.
Nel bacini del Mediterraneo, nell'Età del Bronzo (3000-900 a. C.), sono stati ritrovati degli oggetti di piccole dimensioni e di vetro, tra cui dei bottoni di forma conica utilizzati, si ipotizza, come carattere ornamentale e rituale. Inoltre in questo periodo venivano utilizzati i bottoni come mezzo per allacciare le vesti e sono stati ritrovati in Italia, in particolare nella zona dell'Emilia, in Piemonte, a Mercurago e Doss dell'Arca.
I bottoni ritrovati nella zone del centro Italia sono realizzati con del glassy faience e sono di forma conica con una perforazione sul retro del bottone che può essere rettilinea o leggermente concava o a “V”.
Altri bottoni sono realizzati con il Low Magnesium High Potassium abbreviato con la sigla LMHK ed è un materiale composto da vetro ed alcali misti, diffuso nel nord Italia e nel Medio Bronzo. Quest'ultimi due si trovano soprattutto nell'Emilia, nei ritrovamenti a Poviglio-Villaggio Piccolo, a Vicofertile e a Parma. Mentre
in altri ritrovamenti i bottoni si presentano in maniera differente, uno è quello di Piave Fosciana, dove cambiano le proporzioni dimensionali dei bottoni che sono conici.
Nel Lazio, i bottoni ritrovati nella Grotta dello Sventatoio e nella Grotta Vittorio Vecchi, si presentano convessi.
Un altro esempio è stato ritrovato nella Grotta di Frasassi dove presenta delle incisioni decorative sulla superficie davanti. Questa tipologia di bottone veniva utilizzata solitamente per decorare le vesti, oppure erano considerati come delle perline adatte a formare delle collane o dei gioielli. In altri casi invece, i bottoni venivano applicati sulle vesti e mantelli come alternativa alla fibula.
Il bottone inizia ad avere un suo commercio locale e diventa un oggetto prestigioso per via dalla complessità nella realizzazione e per la facilità in cui vengono trovati i materiali utilizzati. Infatti i bottoni venivano realizzati in generale con la silice (quarzo) da cui si ricava una ceramica vetrificata
prevalentemente superficiale.
I bottoni, in Italia sono stati ritrovati nell'Emilia occidentale a Quingento di S. Prospero, a Montale e negli scavi di Vicofertile e Poviglio. In particolare, a Momperone, nella Valle del Curonedatato è stato scoperto un bottone sempre del Medio Bronzo con un apice appuntito. Questo bottone si ipotizza sia stato fabbricato probabilmente a Mercurago per il fatto che presenta lo stesso stile dei bottoni prodotti in tale luogo.
Nei tempi antichi il bottone simboleggiava sfarzo e ricchezza, come testimoniano i bottoni d'oro e in pietra pregiata ritrovati fra le rovine di Ebla o di Micene, oppure i bottoni sassanide del V secolo a. C. i quali raffigurano un episodio della caccia al leone. Infatti nel periodo di Micene e Miceneo i bottoni adempivano ad uno scopo ornamentale, gli indumenti venivano ricoperti di questi bottoni e formavano delle raffigurazioni decorative dati mischiando i loro molteplici colori. Inoltre sono stati trovati dei bottoni in delle tombe ungheresi datati intorno al IX secolo.


Sitografia

BELLINSTANI PAOLO, ANGELINI IVANA, ARTIOLI GILBERTO E POLLA ANGELA,
Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria atti della XXXXIX riunione scientifica materie prime e scambi nella preistoria italiana nel cinquecentenario della fondazione dell'Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria Firenze 25-27 novembre 2004, estratto Firenze 2006 “Origini dei materiali vetrosi italiani: esotismi e localismi”, Atti della XXXIX riunione scientifica Materie prime e scambi nella Preistoria italiana, Firenze 25-27 novembre 2004,
BELLINSTANI PAOLO, ANGELINI IVANA, ARTIOLI GILBERTO E POLLA ANGELA, Bollettini del Centro Polesano di Studi Storici Archeologia ed Etnologici Rovigo Padvsa, estratto “Bottoni conici e perle in glassy faience delle fasi iniziale e piena della media età del bronzo dell'Italia centrale tirrenica: archeologia ed archeometria”, 2005 http://www.academia.edu
Bullettino di Paletnologia Italiana da Istituto Nazionale Archeologia e Storia dell'Arte, Forgotten, 2013 1 ed. 1875
MCNEIL IAN Anencyclopaedia of the history of technology, Routledge, 2002, 2 ed.


venerdì 26 maggio 2017

I bottoni di Adamo ed Eva

Adamo ed Eva di Hans Baldung Grien del 1525, Museo di
Belle Arti di Budapest (Szepmueveszeti Muzeum).
“Adamo ed Eva di lì a poco, si vergognano del nudo, il quale costituisce il primo elemento dell'arte; e ricorsero alla foglia di fico... rimedio peggiore del male, perché le mezze nudità sono sempre più maliziose delle nudità intere; e, ad ogni modo, la foglia di fico resse pochissimo tempo al suo posto, com'era da aspettarsi, per l'impossibilità di fissarsela addosso stabilmente. Se la nostra prima madre si fosse potuta abbottonare la foglia, forse il genere umano avrebbe evitato le conseguenze del peccato originale.”

Pietro Coccoluto Ferrigni, I Bottoni nell 'arte e nella storia, Napoli, Colonnese, 1993, cap. Influenza dell'arte sullo sviluppo dei bottoni, cit. p. 16.

Inizialmente uomini e donne si abbottonavano gli indumenti addosso con spine vegetali, lische di pesce, piccoli pezzi di ossa, punte di corna, pietre, conchiglie, pezzi di ramo, eccetera.
Tutto fu utilizzato per fermare in qualche modo le pelli che riparavano dal freddo. Inoltre, più comunemente, vennero utilizzati nastri, corde, fasce, bende, strisce e cinghie.
Con l'evoluzione del tempo balenò l'idea di qualche bottone, scoperto archeologicamente nelle grotte, di forma cilindrica, sommariamente intagliato in osso di cervo o di renna.
Il primo esempio di bottoni è dato da una testimonianza rinvenuta presso la grotta di Nahal Hemar, in Israele, risalente al 6500 a. C. circa. Il ritrovamento comprende una borsa in lino non tessuto, intrecciata con l'ausilio di aghi e provvisto di bottoni in pietra.
Nel Eneolitico (4000-3000 a. C.) i bottoni sono in osso, pietra, corno ed ambra. Questi bottoni sono stati ritrovati in Italia, in Sardegna, in alcune grotte che fungevano da tombe.
Dal Neolitico (6000-4000 a. C.) fino al periodo del Campaniforme (Età del Rame 2600-1900 a. C. circa), sono stati ritrovati dei bottoni che venivano utilizzati anche nel campo dell'abbigliamento sono in osso ed avorio, quest'ultimo ha un corpo centrale rotondo con un unico foro a “V” e con delle alette marginali a trapezio. Questa forma è definita a “tortue” per il fatto che alla prima persona che l'ha vista, P. Helena, ha ricordato la sua forma di una tartaruga che veniva applicata sulle vesti in onore di un culto primitivo di questo animale. Un'altra ipotesi, invece, fa pensare ad un “antropomorfo stilizzato” come viene definito da J. Romeo e da O. da Veiga, i quali hanno studiato i numerosi oggetti similari rinvenuti anche in Portogallo.
Un altro tipo di bottone prodotto e ritrovato in tutta la Sardegna è quello biforato, di forma ovale e con le alette laterali. Di questo bottone, ne sono stati ritrovati quattro esemplari nel sito archeologico del cimitero presente nella necropoli di Anghelu Ruju.
Sono stati ritrovati anche dei bottoni in osso di varie tipologie. La prima è composta da un bottone emisferico biforato presente nella tomba di Anghelu Ruju e di Crocifissu Mannu. Si ipotizza che questo bottone provenga dalle regioni dell'Aude dello Hérault e dei Pirenei orientali, dove ne sono rivenuti molteplici esemplari che si sono diffusi successivamente attraverso il commercio marittimo a est del Rodano e a ovest verso la Spagna e il Portogallo. Il secondo bottone è ellittico, biforato, con due brevi sporgenze acute sul diametro maggiore e potrebbe avere origine nel Midi (Francia meridionale). Inoltre esiste un bottone di forma romboidale ritrovato solamente in una tomba di Anghelu Ruju, a Eontboüisse-Gard, in dolmens, dell'Aveyron-Grand Causses, simile agli esemplari di Vila Nova de Sâo Pedro, in Portogallo.
La particolarità di questi bottoni in osso è quella che possono avere svariate forme rispetto a quelli di forma concentrica anche se quest'ultimi sono più raffinati nel loro gusto estetico.
Inoltre in Sardegna, nella tomba presente nel sito archeologico della necropoli di Su Crucifissu, sono stati rinvenuti a Anghelu Ruju, nella grotta di S. Elia di Cagliari e nel villaggio di cultura Ozieri di S. Anna Arresi, dei bottoni con una perforazione a “V” definita “a tortue antropomorfo”.
Sono stati trovati 49 bottoni in osso, in avorio e forse in conchiglia. Le tipologie sono differenti: 17 bottoni sono in forma emisferica e circolare, uno è ellittico da Padru Jossu, tre sono a crescente o bipenne, 28 bottoni sono “en tortue” ed ad alamaro. Solitamente la perforazione è rettilinea, a “V”, e in un unico caso è praticata una perforazione a clessidra (bottone di Ponte Secco).
I bottoni erano attaccati a delle specie di camice o delle vesti per l'uomo, altri erano nei corsetti o servivano per allacciare delle gonne per le donne.
Nella Buca Tana di Maggiano sono stati rinvenuti sei bottoni in steatite, con una perforazione a V, di forma circolare e a sezione conica. Un altro esempio è nella Grotta Fontino, a Montepescali dove sono stati rinvenuti due bottoni a “tortue” in osso con una perforazione a “V”.


Bibliografia e sitografia

ANAWALT PATRICIA RIEFF, Storia universale del costume abiti accessori dei popoli di tutto il mondo, trad. it. di Simonetta Bertoncini e Marcello Balbi, Milano, Mondadori Electa, 2008, 1 ed.
AZZALI MARIELLA, Dizionario della moda , Bologna, Calderini, 1990, 1 ed.
FERRIGNI PIETRO COCCOLUTO, I Bottoni nell'arte e nella storia, Napoli, Colonnesse, 1993, 2 ed.
BELLINSTANI PAOLO, ANGELINI IVANA, ARTIOLI GILBERTO E POLLA ANGELA,
Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria atti della XXXXIX riunione scientifica materie prime e scambi nella preistoria italiana nel cinquecentenario della fondazione dell'Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria Firenze 25-27 novembre 2004, estratto Firenze 2006 “Origini deimateriali vetrosi italiani: esotismi e localismi”, Atti della XXXIX riunione scientifica Materie prime e scambi nella Preistoria italiana, Firenze 25-27 novembre 2004,
BELLINSTANI PAOLO, ANGELINI IVANA, ARTIOLI GILBERTO E POLLA ANGELA, Bollettini del Centro Polesano di Studi Storici Archeologia ed Etnologici Rovigo Padvsa, estratto “Bottoni conici e perle in glassy faience dellefasi iniziale e piena della media età del bronzo dell'Italiacentrale tirrenica: archeologia ed archeometria”, 2005
Bullettino di Paletnologia Italiana da Istituto Nazionale Archeologia e Storia dell'Arte, Forgotten, 2013 1 ed. 1875

giovedì 25 maggio 2017

Significato

Numerose opere tra vocabolari e enciclopedia varie hanno descritto e spiegato il significato, la lavorazione e i materiali cui coi venivano e vengono talvolta ancora realizzati i diversi modelli di bottoni. Soprattutto, ogni qualvolta il suddetto testo veniva ristampato e di conseguenza aggiornato con le diverse integrato del caso. Infatti, spesso e volentieri succede che le parole assumono anche diversi significati e acquistano nuovi modi di dire e così via. Questo vale anche per il bottone, ma può succedere anche il contrario che con il tempo certi significati perdono di importanza e non si usano più e di conseguenza non vengono neppure più menzionati. Soprattutto le enciclopedia, vocabolari tecnici, di commercio e in particolare quelli di matrice settecentesca dedicano un maggiore spazio a questa parola rispetto ai quelli prodotti nei secoli successivi che vanno a scemare un po'. Qui si può notare con il termine bottone, bottoniera, bottoncino e bottonaio. In quest'ultima parola vengono integrati anche alcune descrizioni specifiche inerenti alle fasi di lavorazione, strumentazione, forma del prodotto e motivi decorativi. Solitamente e generalmente, il loro termine e significato viene distinto per la loro funzionalità, aspetto decorativo, originalità, ingegnosità, mutevolezza del gusto che cambia in base alle mode e dei tempi in cui veniva impiegato. Ma talvolta in alcune enciclopedia viene suddiviso in base al materiali (pietra, metallo, tessuto e vetro) con cui veniva realizzato o in base alle destinazione d'uso (giacca, gonna, camicia e pantalone).
Il bottone ha acquistato durante il trascorrere dei secoli diversi significati, pertanto ho cercato di raccogliere tutti i significati da me trovati seguendo i vari vocabolari della lingua italiana e li ho raccolti in un lungo elenco con affianco anche il suo relativo significato. Questo vale anche per quei termini ormai in disuso perché obsoleti e antidiluviani. 
Con la voce bottone viene definito:
  • qualsiasi cosa che allo sguardo tondeggi;
  • un pulsante che ha la funzione di agire quando viene premuto con il dito e che ha il compito di eseguire l'apertura o la chiusura di un circuito elettrico (come il bottone del campanello);
  • il sinonimo di una manopola chiamata bottone di sintonia che è presente nei radioricevitori per sintonizzare le radiofrequenze;
  • nella scherma, è presente nella parte terminale della lama, nel fioretto, nella spada e ha la funzione di sicurezza;
  • bottonata, è un colpo di scherma dato con un fioretto terminante in punta con un bottone;
  • il bottone del violino è quell'oggetto fissato all'estremità della cassa, situato nella parte della faccia che sostiene la cordiera con una grossa corda;
  • il bottone marinaro (chiamato anche nodo marinaro, nodo a pugno, nodo a pugno di scimmia e nodo marinaro a pallina), secondo il linguaggio marinaro, è il nodo praticato sul cavo per fermarvi il cappio oppure una pallottola che viene annodata sulla vela per bloccarla;
  • bottone di straglio o pigna è un ingrossamento del cavo e serve per sostenere l'albero;
  • ciascuno dei due supplementi rivolti verso il basso e che si trovano all'estremità delle diramazioni del ferro di cavallo;
  • bottone rosso, è il fiore del siliquastro. Quest'ultimo è conosciuto più comunemente come l'albero di Giuda o di Giudea ed è una pianta appartenente alla famiglia delle fabaceae o leguminose e al genere cercis; 
  • il bottone fiorale, in botanica è il bocciolo del fiore non ancora schiuso come il bottone di rosa;
  • il bottone embrionale è considerato, in medicina e nell'embriogenesi dei mammiferi, il gruppo di cellule dove si forma l'embrione;
  • in calligrafia definisce le forme ellittiche;
  • una verghetta o bastoncino di legno sottile, con in cima un bottone di panno, o altra materia morbida;
  • che sistemata sulla tavola serve ai pittori per l'appoggio della mano che dipinge;
  • bottone dicevano i medici anche un piccolo involucro dentro cui vi si poteva contenere al suo interno qualsiasi cosa sia utile per il loro;
  • bottone può essere per la camicia, giacca, pantalone, scarpa, ecc. Tutti questi fungono da ornamento o hanno uno scopo di funzionalità;
  • il bottone può essere da capo, da collo, da mano e da piede;
  • bottone del calice da messa, ossia è una parte del fusto dove forma una sorta di nodo al centro, lì ci sono tre figurette;
  • piccoli risvolti dentro c'è della lana, bambagia e stracci, mentre all'esterno sono coperti di tela o cuoio ed intrisi di polvere corrodente per sfregare una superficie e farla liscia. Questi vengono definiti come bottoni di panno di lana, legato sopra ad un pezzo di legno con stagno, calcinato e con tripoli;
  • bottone è quel globulo più o meno grosso che si raccoglie in fondo del crogiolo, quando si riduce un metallo dal minerale o dalla materia appropriata;
  • bottone si dice anche per un involucro di più ingredienti medicinali, posti in infusione o a bollire nei liquori;
  • dice con questo termine anche boccettino, vasetto di vetro, d'avorio e simili dove generalmente e in origine vi si poteva mettere delle essenze o acque profumate;
  • quel fermaglio (fibbia) che veniva indossato durante le funzioni cerimoniali sul piviale dei Vescovi e del Pontefice (bottone del piviale) e generalmente di forma tondeggiante;
  • il bottone a rocchetto si intende e serve a descrivere la sua forma a rocchetto;
  • il bottone gemello è formato da due bottoni, i quali sono compagni, attaccati per il gambo con una catenella, che si portano al collo o ai polsi della camicia, o sul frac e negli abbigliamenti eleganti;
  • quell'oggetto portato alle orecchie (orecchino);
  • indica anche gli artefici e qualsivoglia parte di uno strumento che abbia qualche similitudine con i bottoni da abbottonare, come il nodo o bottone dorato che chiudeva la pergamena (sigillo);
  • il bottone del ritorno, sono dei bottoni fermi dove in mezzo passano delle corde per delle girelle che vanno al capo superiore;
  • bottone del termometro era presente negli antichi strumenti per misurare la temperatura. Consisteva in una parte rotondeggiante di cristallo attaccata al cannellino di vetro per segnare la temperatura;
  • strumento chirurgico di ferro che ha un'estremità in cima rotonda che ricorda la forma di un bottone, da cui trae appunto il suo nome e un'alta scavata in forma di cucchiaio. Questo serviva peri chirurghi che dovevano tagliare o incidere alcune parti del corpo. Inoltre, tale utensile è conosciuto con il nome di cautere e deriva dal latino cauterium;
  • il bottone di fuoco in senso medico, era un ferro rovente utilizzato per guarire gli infermi dalla cancrena;
  • in chirurgia indica certi piccoli tumori rossi ed infiammazioni che compaiono in diverse parti del corpo, in particolarmente sul viso, sul naso e sulla fronte, chiamati anche gemme;
  • il bottone della briglia è quel piccolo anello di cuoio, per il quale passano le due redini della briglia e che si fa scorrere in alto o in basso secondo il bisogno;
  • il bottone d'argento, nome volgare di una specie di achillea a fiore doppio (Achillea Plarmica) dell'erba ptarmica che è una pianta perenne delle composite, spontanea nei luoghi umidi, coltivata per il suo fiore reciso, la polvere delle sue foglie e le sue radici hanno un'azione starnutatoria;
  • il bottone d'oro o ranuncolo selvatico (Trollius europaeus), è una pianta erbacea e proviene dalla famiglia del Ranuncolo i cui fiori sono frequenti nei campi, diventano doppi o stradoppi e di colore giallo-oro;
  • il bottone gustativo o boccioli sono degli organi periferici sensoriali del gusto epiteliale, situati nella mucosa orale dei mammiferi, nei tetrapodi e distribuiti ovunque sulla superficie del corpo nei pesci;
  • bottone embrionale, è considerato, in medicina e nell'embriogenesi dei mammiferi, il gruppo di cellule dove si forma il feto;
  • bottoni o boccioli gustativi, sono degli organi periferici sensoriali del gusto epiteliali, situati nella mucosa orale dei mammiferi, nei tetrapodi e distribuiti ovunque sulla superficie del corpo, nei pesci;
  • il bottone di senso è un organo di senso cutaneo, risiedente nella pelle dei pesci, degli anfibi urodeli e delle larve degli anuri;
  • il bottone da camicia è uno dei nomi volgari dell'Eryngium campestre, in botanica è una pianta spinosa che nasce nelle colline e nei luoghi montuosi;
  • bottone diaframmatico, sarebbe il punto di incontro tra la linea parasternale destra e una orizzontale situata nel prolungamento della decima costa; 
  • bottone automatico o a pressione, è una tipologia di dispositivo di allacciatura. Esso è formato da due dischetti metallici, che si incastrano insieme quando gli viene esercitata una pressione. In caso contrario si separano. Questo particolare tipo viene utilizzato in sostituzione dei classici bottoni per unire gli indumenti o altro;
  • il bottone d'Oriente o d'Aleppo oppure definita anche semplicemente Ieisbmaniosi cutanea, è una malattia infettiva cronica causata da protozoi della pelle e si sviluppa soprattutto in Italia nel centro-meridionale e nelle isole;
  • bottone del coltello, è quella parte rilevata tra la lama e il codolo, quest'ultimo funge come ritegno e limite;
  • bottoni profumieri, sono quei vasetti di vetro, di avorio o simili dove si mettono i liquori in piccole quantità;
  • bottone chinese, è una specie di troco, deriva dal latino trochus niloticus. In sostanza è una comune conchiglia commerciale, una specie di lumaca di mare, un mollusco gasteropode marino proveniente dalla famiglia dei tegulidae;
  • bottone da camiciuola, è una specie di turbine;
  • command button, in italiano è definito bottone o pulsante è presente nel campo dell'informatica. Questo sistema ha la funzione di un controllo grafico, serve all'utente per provocare un evento di un query su un motore di ricerca o un'interazione con una finestra di dialogo oppure la conferma di un'azione;
  • in architettura sono rappresentati come degli elementi decorativi denominati bottoni dal francese boutons. Quest'ultimo aspetto è dato dalla loro forma raffigurante un bocciolo con un foro al centro. Attualmente, non sono più presenti in nessun edificio. Infatti, l'unico monumenti era dato dal progetto di Poitou del XII secolo, si trovavano sui rosoni e sulle arcate della galleria nella Cattedrale di Parigi prima delle modifiche apportate nel XIII secolo. Pertanto, adesso non sono più presenti ma sostituite con alcune finestre. Questi bottoni si possono, però vedere raffigurati sui disegni nel libro "Dictionnaire raisonné de l'architecture française du XIe au XVIe siècle, 1854 - 1868, tomo 2 di Eugène Viollet-le-Duc;
  • come forma di espressione è meglio dire: staccare il bottone, anziché tagliarlo; invece per quando lo si cuce ci potrebbe indicare: attaccare o fermare;
  • globulo più o meno grosso raccolto nel crogiolo, questo si ottiene nel caso in cui il composto si riduce un metallo partendo dal minerale o dalla materia che lo compone, dal il fuoco e di ingredienti appropriati. Nel caso la quantità del metallo è consistente da prendere la forma del contenitore allora viene definito reguli;
  • palla fissata sopra un gambo e in particolare consiste nel maschio della commettitura a ginocchio. Quest'ultimo sarebbe formato da un bottone attaccato sotto allo strumento e due mezze sfere di ottone che lo abbracciano;
  • bottone si definisce per similitudine anche una piccola quantità di qualsiasi cosa;
  • bottone è anche un cognome italiano, ma tradotto in varie lingue straniere, è diffuso un po' quasi in tutta Europa, America e Australia, ma potrebbe essere presente anche altrove;
  • pile a bottone, esistono anche delle batteria di questa forma, sono piatte, cilindriche e sono di varie dimensioni. 
Questi sono alcuni significati, sicuramente potrebbero essercene degli altri. Se si vanno a cercare quelli con le lingue straniere o con i sinonimi del termine bottone se ne potrebbero trovare degli altri e l'elenco si allungherebbe ulteriormente. Infatti, la parola bottone può essere sostituita con diverse differenti sinonimi come dischetto, brocca, pulsante, interruttore e tasto. Queste parole però possiedono altrettanti significati, ma non esprimono sempre con chiarezza lo stesso concetto del termine appena citato. Ma, in questo caso non è la sede opportuna per dilungarsi in tale senso e si rischierebbe di andare fuori tema inutilmente.

Bibliografia e sitografia

BETTONI BARBARA, Da gioielli ad accessori alla moda, Tradizione e innovazione nella manifattura del bottone in Italia dal tardo Medioevo a oggi, Marsilio Editore, 2013.
EDIGIO (a cura di) Enciclopedia Zanichelli, Dizionario Enciclopedico di arti, scienze, tecniche, lettere, filosofia, storia, geografia, diritto, economia, Zanichelli, 1997.
Enciclopedia Garzanti Tomo I A-K, XIII Edizione 1966, stampato nelle officine grafiche Garzanti.
SCARABELLI LUCIANO, Vocabolario universale della lingua italiana, vol II, 1878.
TOMMASEO NICOLÒ, Nuovo dizionario della lingua italiana, vol I, parte seconda, 1865.
Vocabolario degliaccademici della Crusca, Vol II, Firenze, Tipografia Galileiana di M. Cellini E C, 1866, 5 ed.

Aggiornamento del 19/07/2021.
Aggiornamento del 29/05/20022.