domenica 10 giugno 2018

Cerniera lampo


Chi ha inventato la cerniera?

Chiusura automatica continua per abiti
inventata da E. Howe e brevettata nel
1851.
La cerniera lampo è fatta in plastica e nylon e serve ad unire in modo rapido e sicuro due lembi di tessuto o di un altro materiale non rigido.
La cerniera fu inventata nel 1851 da Elias Howe, che la nominò: "chiusura automatica continua per abiti". É composta da una serie di ganci applicati a un lembo di stoffa.
Invece l'ingegnere americano, Chicago Whitcomb L. Judson il 29 agosto 1893 depositò il brevetto di una "chiusura di sicurezza separabile" (clasp cocker), che aveva come obiettivo la sostituzione delle stringhe da scarpe. La chiusura era costituita da due file parallele composte da uncini che si inserivano in altri occhielli ed erano dotate di ganci che si potevano chiudere o aprire sia manualmente sia attrezzo uno scorrevole.
Judson fondò insieme a Lewis A. Walker e Harry L. Earle una società nominata Universal Fastener Company a Hobokem, nel New Jersey per produrre, commercializzare l'invenzione e presentò la chiusura all'Esposizione Mondiale di Chicago nel 1893. Ma il clasp cocker, a causa dell'inaffidabilità del meccanismo, non ebbe il successo sperato e nel 1904, gli viene dato il nome di "C Curity". Nel 1905, questa cerniera veniva realizzata tramite dei sottili fogli di acciaio e ganci a chiusura automatica e veniva chiamata “Placket Fastener”. Inoltre, questo dispositivo, veniva realizzato con una macchina che lo stesso Judson aveva brevettato nel 1902.
Successivamente è stato perfezionato dallo svedese Gideon Sundbäck, un ingegnere elettrotecnico. Egli iniziò a lavorare presso Universal Fastener Company dal 1906.
Disegno della Clasp cocker dal brevetto di
W. L. Judson del 1893.
Cerniera C-Curry del 1902.
Le buone capacità nel disegno, condussero Sundback alla posizione di progettista capo della Universal, con il compito di migliorare la cerniera di Judson. Questa cerniera funziona con un meccanismo a catena ovvero ha un sistema di fissaggio a ganci e occhielli gestiti da una guida per la sua chiusura o apertura e viene chiamata “clasp-locker”. L'invenzione era adatta ad un'applicazione per le scarpe e non per corsetti, guanti e borse. Nel dicembre 1913, aveva progettato la chiusura lampo moderna. Gideon Sundback aumentò il numero di elementi di legatura da quattro per pollice a undici, ed ebbe l'idea di fissare la cerniera su due nastri di stoffa. "Il fermo separabile" così definito, fu registrato nel 1917 e un sarto Robert Ewing, di New York, lo utilizzò su delle giacche a vento, per le tasche dei marinai americani e ne furono vendute 24 mila pezzi. 
Nello stesso anno queste cerniere furono applicate sulle tute dell'aviazione americane e sugli zaini dell'esercito. Fu a Sundback che gli storici attribuirono l'invenzione della cerniera lampo. Il nome "zip" apparve per la prima volta nel 1923 quando la BF Goodrich Company iniziò a produrre delle galosce di gomma con la cerniera che venne rinominata Zipper Boot. Si ipotizza che questo nome sia derivato anche dal rumore che lei produce quando si apre e chiude.
Verso la fine degli anni '20 il Principe del Galles, futuro re, Edoardo VIII fu il primo a chiedere ai suoi sarti di utilizzare la cerniera sui pantaloni. Questo evento diede inizio alla moda di confezionarli in tale maniera soprattutto tra gli uomini eleganti. Mentre per le donne il primo sarto francese di Parigi che diede inizio a tutto ciò fu Lanvin.
Disegno della Zip di G. Sundback, dal brevetto
del 1917.
L'industria dell'abbigliamento si avvicinò alla zip solo nei primi anni '30, quando una campagna di vendite la promosse nei vestiti per bambini. Fu proprio in quel periodo che la stilista Elsa Schiaparelli utilizzò la cerniera lampo senza nasconderla nel tessuto.
Questa ingegnosa invenzione fu applicata anche nelle borse del tabacco seguendo il modello ideato da Locktite per i fumatori di pipa e nell'anno 1925 ha venduto 187200 esemplari.
In campo medico la cerniera lampo fu impiegata da un chirurgo presso l’Università del Maryland da Harlan Stone che l'utilizzò per chiudere i pazienti che dovevano venire sottoposti a vari interventi chirurgici. Non tutti erano entusiasti di questa nuova scoperta, infatti, nel 1932 lo scrittore Aldous Huxley definì la cerniera come “una sessualità facile e meccanizzata”, in senso metaforico per indicarla come un prodotto artificiale nato dallo sviluppo tecnologico.
I moralisti, osservavano la zip con diffidenza e la consideravano come un oggetto erotico-feticistico, persino i medici ne lanciavano dei gridi d'allarme.
Su questo tema è stato scritto un articolo nel 1938 sul “British Medical Journal” che raccontava le drammatiche esperienze degli uomini le cui parti intime erano rimaste intrappolate nella chiusura a lampo. Per questo motivo da allora i sarti hanno inserito un pezzo in tessuto a proteggere la pelle su cui sta a contatto.
Nel 1937, gli stilisti francesi diedero la loro approvazione introducendo la cerniera lampo nei pantaloni da uomini. Nello stesso anno, la rivista di moda Esquire descrisse la cerniera lampo come un'"innovativa idea sartoriale" e tra i tanti vantaggi trovò quello di "evitare la possibilità di involontari ed imbarazzanti errori e disordini" nell'abbigliamento maschile.
Il 1 gennaio 1934 fu fondata da Tadao Yoshida in Giappone la YKK (Yoshida Kogyo Kabushikikaisha), la più grande azienda di cerniere lampo, ancora in attività.
All'epoca la zip non era poi così comoda, infatti negli anni '40 arrugginiva facilmente, era obbligatorio scucirla prima di lavare il capo d'abbigliamento. Con la scoperta di nuove leghe metalliche e l'utilizzo della plastica tutto questo cambiò e vennero risolti la maggior parte dei problemi: sia quelli morali che quelli pratici-igenici lasciando libero spazio alla fantasia.

Com'è composta?

La cerniera è composta da varie parti:
  • parte o terminale superiore o in alto;
  • cordoncino;
  • due fermi o lembi metallici;
  • uno o due corpi dei cursori;
  • tiretto, pendente o linguetta;
  • due fettucce di tessuto;
  • parte centrale o catena;
  • fermo inferiore;
  • parte o terminale inferiore o in basso;
  • larghezza della fettuccia;
  • spillo;
  • coppa o blocchetto;
  • rinforzo in plastica.
La cerniera lampo è composta di vari elementi, con ognuno una sua funzione specifica. La parte o terminale superiore è situato dove inizia la cerniera, presenta solitamente un taglio a zig zag oppure un rivestimento plastificato. Nel sottostante, nella parte interna c'è un cordoncino ed è quella rifinitura che permette maggior resistenza e di evitare i vari sfilacciamenti del tessuto. Sotto a questo ci sono due fermi o definiti anche lembi metallici che servono a fermare il cursore per ovviare all'inghippo di uscire fuori ed essere perso.
Parti della cerniera lampo: 1 parte superiore, 2 fermi metallici,
3 cursore, 4 tiretto, 5 fettucce di tessuto, 6 parte centrale catena,
7 fermo metallico, 8 parte inferiore, 9 larghezza della fettuccia,
10 spillo, 11 coppa, 12 rinforzo.
Il corpo del cursore serve ad unire le mezze catene metalliche o in plastica le quali permettono alla cerniera di esistere. Sopra a questo c'è una linguetta definita anche pendente oppure tirante o tira lampo, che viene afferrata con due dita di una mano, ha la funzione di agevolare il percorso che deve svolgere il cursore nell'unire le mezze catenelle, senza di essa sarebbe difficoltoso muovere il cursore per aprire e chiudere la zip. La cerniera è composta da due fettucce di stoffa o nastri di supporto di vario genere come la spighetta diagonale e il nastro in drittofilo, in poliestere, in cotone o in altri tessuti che hanno la funzione di avere incorporate le mezze catenelle che vengono unite e cucite sulla stoffa per assolvere alla sua funzione. Nella parte centrale della chiusura a lampo sono presenti delle mezza catenelle (quando la cerniera è divisa in due parti) o la catena (quando la cerniera è chiusa), queste sono formate da tanti piccoli denti prodotti in vari materiali come il nylon, il metallo o la plastica o in altri materiali ancora. La cerniera termina con un fermo inferiore che ha la funzione di bloccare il cursore tramite un particolare sistema a forma di artiglio autobloccante per evitare che esca fuori. Questo è realizzato in metallo o in plastica, in base a come viene prodotta. Nel caso della cerniera divisibile il fermo inferiore cambia nome e viene definito spillo dove c'è un blocchetto rifinito da un rinforzo placcato. La parte o terminale inferiore è uguale a quella superiore con l'unica differenza che risiede dove finisce la cerniera. Per la larghezza di una fettuccia si intende la misura di una singola striscia di stoffa che compone la cerniera. La coppa (o blocchetto), nel caso della cerniera divisibile, è situata alla fine della catena e ha la funzionalità di accogliere il cursore ed evitare che fuoriesca dalla cerniera. Nelle cerniere divisibili si trova un rinforzo in plastica nel terminale inferiore che serve per rifinirle e prevenire gli sfilacciamenti del tessuto rinforzandole.
Anche il cursore è composto da vari elementi:
  • corpo del cursore autobloccante;
  • ponticello a molla autobloccante;
  • corpo libero;
  • aletta o tirante oscillante o non oscillante;
  • cerchio di congiunzione.
Particolari cerniera.
Il cursore è formato da un corpo a molla autobloccante che unisce le due mezze catenelle e serve per evitare che le cerniera si apra in un momento non desiderato. In alcuni cursori il corpo è libero quando il ponticello e il corpo sono uniti insieme e non creati in due pezzi separati. Il ponticello a molla autobloccante serve per infilare il tiretto e bloccarlo senza farlo uscire fuori, è situato sopra il corpo del cursore. Qualche volta in alcuni capi d'abbigliamento, soprattutto nel capospalla reversibile che si può indossare sia dalla dritto che dal rovescio, si utilizza una cerniera con un ponticello che parte dal davanti per terminare dal lato opposto e l'aletta si può spostare sul lato posteriore o anteriore a seconda dell’uso che ne necessita.
Un altro elemento caratterizzante sono le linguette, alette, tiranti e pendenti. Questi sono attaccati al corpo del cursore e infilati nel ponticello, sono realizzati in vari materiali generalmente in metallo o plastica, ma talvolta si potrebbero anche personalizzare, essere fatti con pelle vera o finta, cuoio, effetto rete e scamosciato. Infatti, le linguette possono avere una forma allungata talvolta leggermente svasata e terminano a punta, con una linea dritta, o essere arrotondate, fermate da una borchia se sono in pelle. I tiranti si possono trovare a cerchio, o formati da tanti piccoli cerchi uniti insieme e terminano con un pendente a pallina.
Il tirante può essere oscillante, quinti si muove in maniera più libera, è formato da due pezzi separati quali un cerchio di congiunzione e l’aletta, oppure potrebbe essere un pendente non oscillante, più fermo e stabile per il fatto che è stato realizzato in un unico pezzo.
Tipologie di chiusure lampo: 1 fissa, 2 divisibile, 3 divisibile
doppio cursore combi, 4 fissa doppio cursore "Y", 5 fissa
doppio cursore "X", 6 doppio cursore "I".

La cerniera a lampo funziona premendo la linguetta del cursore che fa muovere i denti della catena allineandoli uno affianco all'altro, seguendo un orientamento a “Y”: è questo meccanismo che permette la sua apertura e la sua chiusura. In alcuni casi invece il suo movimento è a forma di “O” o “I”. questo dipende dalla sua apertura e lunghezza, avviene quando ci sono due cursori e la parte superiore e inferiore della cerniera sono bloccate. Mente segue un percorso a “X”, nel caso in cui la cerniera è divisibile e con due cursori.
Le cerniere lampo sono di diverse tipologie. La prima è definita lampo a spirale o invisibile, è formata da due mezze catenelle di nylon applicate a due nastri in tessuto. Questa tipologia di cerniera presenta una piccola deformazione in modo tale da restare agganciata una volta unita e le conferisce una forma a spirale da cui prende il nome. Sono le cerniere lampo che meglio si adattano a qualsiasi utilizzo.
Viene anche definita invisibile per il fatto che quando viene cucita è posta nella parte posteriore, risulta nascosta nella parte davanti. La seconda è chiamata lampo di metallo o cremagliera, i suoi denti in lega di metallo, in ottone o in alluminio, sono ottenuti per tranciatura e quindi ammorsati sui nastri in tessuto di supporto, sono poco scorrevoli ma durano nel tempo.
Mentre la terza ed ultima, è denominata lampo di plastica, i suoi denti sono ottenuti per pressofusione sui nastri in tessuto di supporto, è utilizzata soprattutto nell'abbigliamento, è affidabile e dura nel tempo.
Le lampo, prodotte in catena continua, vengono poi tranciate in differenti modelli, in base alle richieste e rifinite in due versioni. La prima è definita lampo fissa che non permette la separazione dei lembi in tessuto e del cursore. Questa si può trovare nell'abbigliamento classico. Inoltre potrebbero esserci due cursori, uno contrapposto all'altro e generalmente questa caratteristica la si può trovare su borse e valigie.
La seconda è chiamata lampo divisibile che permette la separazione dei due lembi, potrebbero esserci uno o due cursori definiti anche con il termine comby. Questa cerniera è particolarmente utilizzata nella maglieria e nell'abbigliamento sportivo.
Le chiusure a lampo presentano differenti lunghezze e larghezze: le più piccole variano di uno scatto di due cm, mentre quelle grandi fanno un salto dai cinque ai dieci cm. La cerniera più corta è di 6 cm, mentre quella più lunga può raggiungere 155 cm.
La cerniera usata nell'abbigliamento, per quanto riguarda la larghezza, si divide in quelle piccole che variano dai 3 mm fino ai 4,2 mm, in quelle medie dai 5,8 mm ai 6,4 mm, in quelle grandi dai 8 mm fino alle maxi che raggiungono oltre i 10 mm. Inoltre esistono tre metodi di applicazione delle cerniere. Il primo è definito cucitura sormontata in cui la cerniera viene nascosta dal tessuto. Il secondo presenta una cucitura nascosta in cui entrambi i lati della cerniera sono mascherati da dei lembi di tessuto e per questo viene utilizzata una cerniera particolare detta “invisibile” che dal dritto si nota solamente una piccola fessura nel punto in cui è stata inserita. Il terzo ed ultimo, è una cucitura comunemente denominata "a vista" che viene utilizzata per le cerniereparticolarmente grosse e colorate, ideale per l’abbigliamento sportivo. Talvolta nelle zip si verificano dei problemi. Per esempio, per ovviare allo scorrimento difficoltoso di cerniere nuove, generalmente in quelle metalliche, si può strofinare della cera di candela sui denti, oppure ungere l'interno del cursore con del grasso al silicone. Nel caso la cerniera rimanga aperta dopo il passaggio del cursore, bisogna retrocedere con precauzione al punto iniziale, quindi schiacciarne leggermente la base (la radice del percorso ad “Y”) con una pinza a becco e ritentare la chiusura. Nel lavaggio in lavatrice si deve chiudere la cerniera per evitare che si deformi rendendo poi difficoltosa la chiusura.
Mentre per quanto riguarda la scelta della cerniera, va tenuta presente la pesantezza dei tessuti. Per esempio le lampo a spirale sono leggere, mente quelle in metallo sono più pesanti. È da notare, inoltre, che la cerniera con i dentelli in metallo tendono ad arrugginire con i lavaggi e l'umidità, mentre quelle in plastica non hanno questo problema. Quando si applica la cerniera c'è da tenere conto anche dell'aspetto decorativo dato dal nastro, rappresentato dal colore o dall'intreccio particolare, ma la cosa che conta realmente è la sua funzionalità che determina realmente la scelta rispetto alla funzione decorativa.

Curiosità

Alcune indiscrezioni sulla cerniera, nel 1971 i Rolling Stones produssero l'album Sticky Fingers. Sulla copertina, ideata dal maestro della Pop Art, Andy Warhol, si trovava una cerniera lampo funzionante. Nelle successive edizioni dell'album la cerniera sparì, in parte a causa delle difficoltà di trasporto e perché la cerniera graffiava il disco.
Un'altra curiosità, il 24 aprile 2012, il motore di ricerca Google, ha dedicato una spazio per celebrare la memoria della nascita della cerniera, ideata da Gideon Sundbeck. Google ha realizzando una vignetta che mostrava la cerniera mentre percorreva il suo movimento a “Y”.
Emiliano Zucchini ha creato delle opere su tela e ha applicato delle cerniere tra cui “Ricucio Fontana nero opaco n° 4” del 2006.

Copertina dell'album Sticky Fingers dei Rolling Stones,
uscito per la prima volta nel 1971.

 Emiliano Zucchini, Ricucio Fontana Nero Opaco N° 4
2006 smalto e zip su tela.




Brevetti


Titolo
Autore
Data
Miglioramento nel fissaggio per l'abbigliamento
Kniffin
25/11/1851
Fissaggio scarpe
Whitcomb L. Judson
29/08/1893
Chiusura o sblocco per scarpe
Whitcomb L. Judson
29/08/1893
Chiusura per scarpe

31/03/1896
Chiusura separabile
Gideon Sundback
29/04/1913
Chisura separabile
Gideon Sundback
20/03/1917
Cinghia di fissaggio
J.B. Stone Co
03/10/1910
Fissaggio separabile
Hookless Fastener Co
27/08/1914
Elemento di cerniera lampo
Conmar Prod Corp
16/10/1943
Rapida uscita di fissaggio separabile
Morin Louis H
18/02/1946
Testata per chiusure lampo
Talon Inc
14/06/1952
Gancio filo di collegamento bande trasportatori, cinghie e simili
Curt Matthaei
09/12/1954
Catena di fermo di scorrevole
Yoshida Kogyo Kk
23/07/1968
Seam per feltri di carta
Seapa Asciugatrici Inc
14/10/1971
Chiusura lampo riutilizzabile con mezzi di apertura di emergenza
Yoshida Kogyo Kabushiki Kaisha
16/10/1975
Far scorrere chiusura, con l'apertura di emergenza mezzi
Yoshida Kogyo Kabushiki Kaisha
16/10/1975
Apparecchiatura per la produzione di treni di elementi di fissaggio scorrevole
Textron, Inc.
30/01/1978
Separabile cerniera lampo
Yoshida Kogyo KK
01/10/1979
Chiusura lampo
Optilon W. Erich Heilmann Gmbh
16/10/1980
Gancio portiere per allacciamenti cinghia
Clipper Belt Lacer Società
21/06/1985
Semplice nastri per rotolo pressa
Ford New Holland, Inc.
03/05/1993
Diverse passo cerniera
Delphi Oracle Corp.
12/09/2002
Sealed meccanismo di regolazione di scorrimento
Robin Petravic
31/12/2002
Accordo lampo con impugnatura imbuto
Under Armour, Inc.
16/11/2010
Metallici denti un lato e due vie di scorrimento chiusura
YKK Corporation
14/04/2008
Disposizione Zipper
Under Armour, Inc.
16/11/2010
Accordo con cerniera con cursore ruote
Under Armour, Inc.
16/11/2010
Accordo lampo con divano pieghevole
Under Armour, Inc.
16/11/2010
Formazione di chiusura con apertura in organo stazionario
Under Armour, Inc.
30/10/2012
Metallic One-Side Denti e Two-Way diapositive Fastener
YKK Corporation
14/04/2008
Chiusura lampo
Riri Sa
20/05/2010
Diverso passo di scorrimento della cerniera
Delphi Oracle Corp
24/09/2002

Bibliografia e sitografia

DE BUZZACCARINI VITTORIA e MINICI ISABELLA ZOTTI, Bottoni & bottoni, Modena, Zanfi, 1995, 2 ed.
GRANA COSETTA , Tecnologia e merceologia tessile  2 per la  formazione degli  operatori del settore tessile- abbigliamento, Bergamo Ponteranica, San Marco, 2005,1 ed.
https://it.wikipedia.org/wiki/Cerniera_lampo#cite_note-2
https://en.wikipedia.org/wiki/Zipper
https://www.placidasignora.com/2008/04/23/zzzip/
http://thezipper.umwblogs.org/invention/



martedì 20 marzo 2018

Bottoni-mania


Ritratto  di  Napoleone  Bonaparte,  The
Emperor Napoleon I, 1815 – 1816, Emile Jean
Horace Vernet National Gallery.
Nel romanzo “Il conte di Montecristo” di Alessandro Dumas ambientato all'inizio dell'XIX secolo. Il padre di Edmond Dantès il giorno delle mancate nozze del giovane veniva descritto dallo scrittore citando testualmente: “l'abito di taffetà screziato guarnito con larghi bottoni di acciaio sfaccettato”. Con questa descrizione, si ipotizza che abbia utilizzato dei bottoni in cut-steel che per l'epoca era un materiale povero ed imitava il diamante.
Il processo di realizzazione dei bottoni subì un velocissimo sviluppo grazie alla Rivoluzione Industriale. Iniziarono a essere progettate macchine per fare le 4 perforazioni che divennero prevalenti nei bottoni del costume maschile, mentre con altre macchine si potevano creare bottoni in stoffa o cartapesta semplicemente riempiendo degli stampini. Tutto questo consentì di produrre i bottoni a costi molto inferiori permettendo un maggiore impiego nell’abbigliamento, dalle scarpe ai guanti, dalle braghe alle giacche, ecc.
Essendo piuttosto impegnativo abbottonare ogni giorno una miriade di bottoni, venne inventato un'allacciabottone, ovvero uno strumento con una punta metallica a forma di gancio che cambiava dimensione a seconda del bottone.
La produzione in massa dei bottoni aumentò non solo l’offerta ma anche la varietà disponibile: nelle case, le donne tenevano un set di bottoni in ceramica o in ottone per aggiustare uniformi e quanto altro, mentre venivano sempre conservati dei bottoni pressi da capi dismessi.
Bottone in  lega  di rame  e  ghisa
discoidale,  convesso, con dei motivi
decorativi, datato al XVII-XVIII.
Nell'Ottocento i bottone era prodotto i n varie forme: rotonde, concave, a oliva, rettangolari, triangolari e prismatiche, con fori scavati nella loro superficie o con il gambo sottostante saldato.
Il bottone di madreperla ha avuto una grande diffusione nella camiceria, fu ideato e prodotto dagli inglesi nell’Ottocento.
Per le camicette delle donne di grande famiglia si usavano i bottoni di perla.
Dal XIII secolo fino alla prima parte dell'Ottocento, possiamo dire che i bottoni sono stati un privilegio maschile, ma nella seconda parte del secolo le cose si ribaltano: la grande influenza degli inglesi sul costume maschile porta a privilegiare la semplicità e la funzionalità al posto del lusso e della sfrenatezza di quello francese.
Questa nuova tipologia d’abbigliamento, che è alla base del vestiario maschile odierno, faceva un uso dei bottoni molto ridotto che venivano impiegati quasi esclusivamente per la loro funzione e non come decorazione. L'anno 1802 Abel Porter ha costituito una società nel nord-est degli Stati Uniti che ha cominciato a fare bottoni in metallo. Lui ha visto un'opportunità per le grandi imprese ed ha incominciato a produrli direttamente invece di importarli dall'Europa. Intorno alla metà del XIX secolo è stata fondata un'azienda francese Albert Parent et Cie nel 1825 noto per aver contribuito nell'aver fatto in modo che il bottone sia un mezzo utilitario e lussuoso allo stesso tempo da realizzare. In particolare nel 1844 Parent inventò un modo per facilitare le cuciture da fare sul bottone per essere fissato sull'abbigliamento. In pratica ha inventato il gambo del bottone che veniva unito alle vesti senza dover ricorrere ai fusi.
Dal 1860 le donne iniziarono ad apprezzare sempre di più questi piccoli oggetti, utilizzandoli al posto di lacci o ganci e trasformandoli in specchi degli avvenimenti mondani.
Essendo l’Inghilterra, la patria della Rivoluzione Industriale, fu anch’essa la patria della produzione massiva del bottone. Apparvero per la prima volta bottoni dorati, in vetro, in gomma vulcanizzata, in avorio vegetale (sostituto dell’avorio, proveniente dal “corozo”, una noce Sudamericana), ecc; purtroppo più le tecniche di produzione progredivano e i materiali sintetici si sviluppavano, più i bottoni perdevano di qualità.
Nell’Inghilterra vittoriana, è esploso l’amore per la botanica e per le sue associazioni con la mitologia e la medicina. I bottoni chiamati Tussie-Mussies, rappresentavano bouquet, cornucopie e quanto altro riferito al mondo floreale. Verso la metà del secolo, viene rievocata la moda della tecnica cut-steel tipica del '700, soprattutto in Inghilterra, dove i bottoni erano composti da minute cornici in cut-steel che racchiudono delicate placchette, in rame smaltato, con scenari quasi fiabeschi, con raffigurazioni di campagna e paesaggi. Tali bottoni a differenza da quanto avvenuto in passato erano ad uso esclusivamente femminile.
Nell'estate del 1877 le signore sono state colpite dal bottone-mania Ferrigni descrive nel libro “I Bottoni”, tale uso smodato: “vestiario, le suppellettili, le mobilie imbottite, le tappezzerie... Bottoncini microscopici che ravvicinano gli orli, bottoni mezzani che accoppiano i sopraggitti, bottoncini colossali che riuniscono le costure; bottoni alle portiere, bottoni sulle federe, bottoni sui materassi, bottoni sulle poltrone; bottoni sprofondati nel ripieno dei guanciali, e bottoni modellati in cento forme su tutti gli articoli di vestiario, e denominati in mille guise diverse: olivette, ghiandine, alamari, bubboli, dadi, palloncini; e bottoni sulle scarpe, sui cappelli, sui guanti, sulle cravatte e su tutto.”
I bottoni utilizzati dalle signore erano di metallo lucidati a regola d'arte o ricoperti con il medesimo tessuto dell'abito. La rivincita della bottoniera pare sia avvenuta con una certa esuberanza, almeno a giudicare dal commento sarcastico testimoniato dalla cronaca mondana dell'epoca che evidenzia l'inizio in quel periodo della moda dei bottoni-mania. Siccome molto spesso i bottoni erano in metallo, un cronista in un suo articolo pone una domanda molto interessante: chiede se il bottone-mania non sia anche una sindrome di pulizia. Infatti, i bottoni di metallo all'epoca dovevano essere sempre lucidati al massimo e molto spesso, per apparire sempre splendenti. I bottoni in passamaneria di fine Ottocento sono composti da cordoncino di seta lucida variamente intrecciato a formare un disegno appena rilevato.
Le pietre preziose sono sostituite da lustrini colorati o da frammenti di gaietto lucenti di riflessi neri.
Le asole del XIX secolo sono ancora ricamate in seta a punto festone detto anche, per l'occasione, punto occhiello o asola, l'allacciatura è quasi sempre al centro della figura e solo eccezionalmente appare spostata verso sinistra.
Quando la regina Vittoria d’Inghilterra rimase vedova del marito Alberto, nel 1861, codificò “la moda da lutto”, i bottoni vengono chiamata “mourning buttons”. Vennero adottati dei bottoni neri opachi per la popolazione, mentre quelli più brillanti in gaietto nero e più preziosi solo per quelli che se lo potevano permettere, come la regina.
Del resto i cittadini utilizzavano i bottoni lucidi neri che erano stati eseguiti in pasta di vetro, in passamaneria e in tessuto.
Il gaietto e la pasta di vetro provenivano dalla Boemia, precisamente a Jablonac, dove risiedevano le più importanti fabbriche.
Successivamente fu l’Austria il principale produttore, fino a che, nel tardo Novecento, questo tipo di bottone venne sostituito dai materiali sintetici facili da lavorare ed economici. Solitamente in questo periodo venivano applicati dei bottoncini neri e lucidi inseriti sugli stivaletti, erano di forme particolari con un asola di metallo sul fondo ed erano fabbricati in Francia, realizzati con del cartone pressato, venivano impermeabilizzati con un bagno di olio cotto prima di essere lucidati
e laccati. Siccome erano attaccati fittamente a un lembo, le asole erano strette, in pelle e poco maneggevoli.
Le signore all'epoca si allacciavano le loro calzature con l'allacciabottoni che era un arnese con un uncino con cui ci si aiutava ad inserire i bottoni all'interno dell'asola e poteva essere di guscio di tartaruga. L'allaciabottoni era parte integrante del corredo di una sposa o di qualsiasi signora.
Con l'allacciabottoni si chiudevano anche i bottoni presenti sui guanti, soprattutto in quelli particolarmente lunghi, che presentavano un'apertura verticale in prossimità dei polso, corredata da un bottone fino ad un massimo di cinque, in madreperla. La chiusura del guanto destro era difficoltosa e veniva effettuata tramite alcune contorsioni.


Bibliografia e sitografia

BEMPORAD DORA LISCIA e CHIARELLI CATERINA, a cura di Appesi a un filo bottoni alla Galleria del Costume di Palazzo Pitti, Livorno, Sillabe, 2007.
DE BUZZACCARINI VITTORIA e MINICI ISABELLA ZOTTI, Bottoni & bottoni, Modena, Zanfi, 1995, 2 ed.
EPSTEIN DINA e SAFRO MILLICENT, Buttons, New York, Harry N. Abrams Inc., 1991.
FERRIGNI PIETRO COCCOLUTO, I Bottoni nell'arte e nella storia, Napoli, Colonnesse, 1993, 2 ed.


martedì 6 marzo 2018

Bottoni Rococò


Aggiungi didascalia  Incisione pubblica da W.
 Humphrey, del 1777, intitolata Steel Buttons-
Coup de Bouton, mostra una donna abbagliata da
raggi del sole clie riflettono sui bottoni in acciaio.
Nel 1730 i bottoni utilizzati erano particolarmente fastosi e da questo si poteva verificare lo stato sociale della persona che li indossava, attraverso la loro stravaganza. Questi bottoni potevano essere fatti con le gemme preziose o di vetro. Un gioielliere parigino, rinomato in quel periodo, era Georges Frédéric Strass che riuscì a trasformare la propria professione in un'arte vera e propria, riproducendo i suoi lavori in serie. Il suo primo impulso era quello di creare un prodotto meno costoso ed alternativo al diamante, inizialmente era incolore, spesso con un taglio a rosa e con lo stile che ricordava il diamante utilizzato in quel periodo. Questo procedimento e metodo di lavoro piacque e divenne una virtù che venne riprodotta in vari colori e forme, sia in Francia che in Inghilterra. Quello che inventò lui venne chiamato strass che prendono in nome dal suo cognome.
Nella corte francese, prima di Luigi XIV e successivamente a Luigi XV, i bottoni venivano considerati come degli oggetti preziosi, aumentarono le loro dimensioni e venivano arricchiti con pietre preziose come il diamante. Mentre alla corte di Maria Antonietta vennero adoperati bottoni in madreperla ed avorio, con uno stile semplice e sobrio.
Nel XVIII secolo si diffondono delle scene in miniatura dipinte su i bottoni e riproducono le tecniche dei pittori famosi di quell'epoca come per esempio Watteau e Boucher. Si ipotizza che Jean-Honoré Fragonard era l'allievo di Boucher e Chardin potesse aver dipinto almeno una serie di bottoni in maniera verosimile a Watteau.
Venivano dipinti scene storiche, ritratti, eventi storici, spettacoli teatrali, edifici turistici, monumenti e qualsiasi cosa si voglia rappresentare. Venivano riprodotto in serie dai cinque ai trentacinque pezzi da rendere possibile una trama in sequenza in un unico set.
Una tecnica per decorare i bottoni era la pittura sul lato posteriore del vetro frontale chiamata “reverse painting”. Questa tecnica pittorica era caratterizzate da permettere alla luce di passare attraverso l'immagine e creare una certa sensazione di profondità al soggetto.
I bottoni del periodo Rococò erano frutto dell'estro e della bizzarria di quell'epoca storia e raggiunsero in alcuni casi degli eccessi incredibili tali che la Baronessa d'Oberkirch nel suo libro “Il lémoires sur la cour de Louis XVI et la société française avant 1789” dove descrisse l'abbigliamento presso la corte francese. Certamente la Baronessa critica, con una punta di sarcasmo e anche aspramente i bottoni adottati abitualmente in quel periodo definendoli: “i bottoni dell'abito non erano meno bizzarri: rappresentavano ritratti, come quelli dei re di Francia, dei dodici Cesari, qualche volta miniature di famiglia: due o tre audaci piccoli maestri vi misero i ritratti delle loro amanti. I ritratti erano grandi quasi quanto uno scudo da sei lire. Potete immaginare voi stesso a che cosa rassomigliasse un uomo così coperto di piastre; ma era la moda! Che rispondere a questo?”.
Nel XVIII secolo i bottoni raffiguravano talvolta i paesaggi, in conseguenza, si ipotizza, della passione per i cosiddetti “Grand Tour” realizzati dai giovani ricchi e dagli artisti nell'Europa continentale. Infatti, molti artisti di fama dipingevano a mano su scatolette, tabacchiere e sui bottoni diversi temi come le marine, le rovine degli antichi edifici, le battaglie, cavalieri e le scene romantiche. Questa tipologia di bottone si era diffusa durante la seconda metà del XVII secolo, ma fu solo nel Rococò che poté tramontare e riuscire ad affermarsi con maggior sicurezza. Però questa moda terminò con la fune del secolo, quando questa cambiò e richiese uno stile più neoclassico. Si diffusero intorno alla seconda metà del XVII secolo, i bottoni che riproducono delle scene in miniatura della mitologia greca e romana, applicati sui gilè e sulle marsine.
Tutto questo cambiamento è stato dato anche dalle scoperte archeologiche di Pompei ed Ercolano che portarono alla luce un grande interesse per queste culture.
Nel XVIII secolo c'erano due grandi centri di sviluppo nella produzione dei bottoni una la Francia artigianale specializzata nella lavorazione dell'avorio come i bottoni di Dieppe, o gli smalti di Limoges. Mentre l'Inghilterra era in quel periodo l'emblema della modernità industriale con “jasperware” creati da Josiah Wegwood.
Alla fine del XVIII e l”inizio del XIX secolo venne utilizzato il cammeo come materiale per realizzare i bottoni, ma l'elevata richiesta ne denota la sostituzione con delle pietre dure con le quali si potevano realizzare dei bei tagli ad un modico prezzo. Fu in questo periodo che nascono i bottoni definiti “jasperware” creati da Josiah Wegwood. Questi erano realizzati in ceramica, di doppio colore e creavano un effetto simile al cammeo con l'immagine bianca e lo sfondo azzurro.
I civili e i militari impiegavano inizialmente i bottoni in metallo, costituiti in leghe diverse, in argento ed in oro che però successivamente vennero realizzati anche con il materiale chiamato Sheffield Plate, scoperto casualmente da Thomas Boulsover, nel 1743. Questo materiale è una lega d'argento ed ottone, ricoperta superficialmente con del rame. Questa tecnica di realizzazione permetteva dei bottoni in argento belli, lucenti ed economici per le divise militari. Gli stampi utilizzati per tale tipologia era quella dei bottoni in argento e con questa tecnica si potevano realizzare molte forme anche complesse.
Nel XVIII secolo, era di moda realizzare i bottoni in metallo con la tecnica denominata “cut-steel”. Infatti, su questo esiste un aneddoto che racconta di Luigi XV il quale chiese alla popolazione francese di donargli i propri gioielli per poter sopperire alla guerra dei sette anni. Loro in risposta alla richiesta del re hanno provveduto con un ingegnoso sistema: hanno inventato una tecnica realizzata con un chiodo in acciaio e carbonio, la cui testa veniva martellata in tal modo da creare tutte quelle sfaccettature brillanti che servivano ad eguagliare i diamanti.
Oltre a queste tipologie di bottoni, furono realizzati anche, soprattutto nella seconda metà del secolo, bottoni in porcellana decorati prevalentemente con motivi floreali, uccelli ed insetti; bottoni smaltati che assecondavano gli intricati ricami delle marsine e che racchiudevano in un piccolo spazio dei motivi decorativi molto ricchi, realizzati con grande perizia tecnica.
Alcuni dei soggetti più in voga nel bottone settecentesco, oltre ai fiori, furono le cineserie, le singeries (graziose scimmie che imitavano le azioni umane), le scene che andavano dal giardinaggio alla pesca, dalla caccia alla musica; infine, non poteva mancare l'interesse per il soggetto entomologico ed ornitologico suscitato dalle pubblicazioni naturalistiche.
Questo tema particolare poteva essere dipinto sui bottoni oppure racchiuso in essi da dei vetri sottili.
Nel XVIII secolo i bottoni raffiguravano degli animali, i mazzi di fiori, gli imperatori romani, i ritratti dei Re di Francia, le lettere che compongono il nome della persona interessata o il suo ritratto miniaturizzato e riprodotto su ogni asola dell'indumento.
Il Settecento era l'epoca d'oro degli alamari in passamaneria, in seta e dei bottoni gemelli, solitamente neri o dorati, chiamati brandeburghesi, poiché comparivano in origine, in una giubba militare in Brandeburgo alla fine del Seicento, impreziositi con schegge di cristallo e prodotti dai bindellari e passamaneri.
I bottoni ricamati su stampi di legno erano cuciti nella parte posteriore dell’indumento e quelli in acciaio vennero utilizzati prevalentemente nell'abbigliamento maschile.
Alla fine del '700, durante la Rivoluzione Francese venne utilizzato il bottone come manifesto politico ed era lo strumento ideale per far sapere a tutti il proprio pensiero e i propri ideali.
I primi bottoni che preannunciavano i futuri avvenimenti, comparvero alla fine del regno di Luigi XVI, erano i bottoni caricaturali, inspirati al cammeo ma con una forte inclinazione alla critica politica e raffiguravano le peggiori azioni dell’uomo. I primi bottoni nettamente rivoluzionari contenevano motti precorritori della rivolta come “Vivre libre ou mourir” (“Vivere libero o morire”), mentre una volta presa la Bastiglia, questo evento divenne il soggetto preferito dei fabbricanti di bottoni.
Durante il periodo della Rivoluzione francese erano banditi i bottoni preziosi e si cercava di crearne degli altri più sobri.
Un’altra tipologia di bottoni erano quelli a moneta, realizzati o con vere monete o con buone imitazioni di queste.


Bibliografia, sitografia e cataloghi


BEMPORAD DORA LISCIA e CHIARELLI CATERINA, a cura di Appesi a un filo bottoni alla Galleria del Costume di Palazzo Pitti, Livorno, Sillabe, 2007.
DE BUZZACCARINI VITTORIA e MINICI ISABELLA ZOTTI, Bottoni & bottoni, Modena, Zanfi, 1995, 2 ed.
EPSTEIN DINA e SAFRO MILLICENT, Buttons, New York, Harry N. Abrams Inc., 1991.
FERRIGNI PIETRO COCCOLUTO, I Bottoni nell'arte e nella storia, Napoli, Colonnesse, 1993, 2 ed.
GALLAVOTTI GIORGIO, Bottoni  arte,  moda,  costume,  società,  seduzione,  storia,  Villa  Verucchio, Pazzini, 2009, 3 ed.
GALLAVOTTI GIORGIO    a  cura  di   , Il Museo del Bottone Gallavotti  - Guida alla Visita -  Il bottone-La memoria della storia  1600-1700-1800-1900,Valmarecchia, Topolino, 2011, 6 ed.

domenica 25 febbraio 2018

Bottoni Barocchi

Ritratto di Peregrine Bertie, XII Barone
Willoughby de Eresby, 1588-1590,
anonimo, ha dei bottoni importanti lungo
l'abbotonatura.
Nel XV secolo le allacciature erano con magieto ornato in oro ed argento, i bottoni erano prodotti dagli orafi.
Le magiete sono delle magliette composte da dei piccoli anelli nei quali si facevano passare dei lacci forniti di puntali, chiamati agugielli o tremolanti. Talvolta i magieti avevano un puro scopo ornamentale e venivano fabbricati in oro ed argento, venivano definiti anche come dei lustrini lavorati con dei ricami. Questi facevano parte dei corredi nuziali che ne comprendeva le maniche delle vesti femminili, erano in vari materiali quali ottone, ferro, rame, argento dorato, od oricalco (lega in rame e zinco Inoltre le magiete potevano essere di varie forme e colori. Le magiete prima di arrivare alla loro lavorazione conclusa subivano vari processi: come primo passaggio il materiale veniva fuso, stampato in un apposito stampo, forato (pertuxate), crivellato, rifinito con degli appositi passaggi ed infine, veniva misurato secondo i canoni commerciali delle maglie di ferro.
La regione di Limoges vede nascere i bottoni smaltati, tanto apprezzati da andare a comporre il vestiario di Francesco I di Francia (1494-1547), che era un grande estimatore dei bottoni, a tal punto da riempite un'intera veste con 13.600 bottoni d'oro. Tale indumento fu indossato per incontrare il sultano e notare che lui era il più ricco e potente.
Giacomo II Stuart (1633-1701), Duca di York ed è stato il re del Regno Unito dal 1685 fino 1688. Nel suo guardaroba (cappotti, panciotti, e pantaloni) o perlomeno in quei indumenti che sono stati ritrovati, si è costatato che per ciascun di questi richiedevano all'incirca 228 bottoni.
Nel XVII secolo, i bottoni furono usati soprattutto dagli uomini anziché dalle donne, iniziando per esempio dal re Sole che ne era innamorato.
The Cheat With the Ace of Diamonds di Georges de la Tour;
1632, Louvre, Parigi. In questo dipinto si possono notare dei 
bottoni cuciti lungo lo scalfo della manica.
I bottoni furono molto importanti e si trovavano nel giustacuore e potevano armonizzarsi con il resto del capo d'abbigliamento, oppure risultare in contrasto con esso. Mentre nel caso del gilè, erano utilizzati dei piccoli bottoni in stoffa e successivamente vennero ricamati oppure potevano essere in altri materiali, dipinti con scene varie come per esempio dei paesaggi e dei fiori.
In questo periodo i bottoni in metallo erano d'uso comune, potevano essere in stagno, in piombo o in altre leghe. Queste erano eseguite ad un unico pezzo, oppure l'anello posteriore era realizzato con un filo in lega di rame o di ferro. Nel caso in cui i bottoni erano piatti, essi erano realizzati perforando un foglio metallico e successivamente veniva saldato con un anello sul dietro.
Un'altra tipologia di bottone frequentemente utilizzata durante questo periodo era quella con l'anima in osso o in legno, ricoperta con dei fili. Questi nel caso dei bottoni più comuni, potevano essere in lana oppure nei bottoni più preziosi rifiniti in lino, in seta, in argento e qualche volta in oro.
I bottoni in stoffa erano abbastanza diffusi dai cittadini, venivano realizzati foderando delle anime tonde di legno con della stoffa identica a quella utilizzata dell'abito a cui appartenevano i bottoni.
In questo secolo vengono inventati i bottoni profumati, in cui erano inserite delle paste odorifere dentro a delle piccole strutture e a sua volta cucito sull'indumento. Questo accessorio nel momento in cui veniva a contatto con il calore del corpo umano, impregnava il tessuto in cui veniva taccato e diffondeva il suo aroma. Questo bottone veniva utilizzato in modo impari sia dalle donne che dagli uomini e si crea un legname tra abito e corpo capace forse di agire con seduzione su più sensi contemporaneamente.
Altri modelli di bottoni potevano essere quelli utilizzati dal duca di Buckingham che erano impreziositi da brillanti.
D'altronde i bottoni in metalli preziosi erano conosciuti e utilizzati nel periodo Barocco a tal punto che perfino Kidd, famoso pirata inglese, li sfoggiava. Si pensava che lui utilizzasse solo bottoni d'oro o d'argento e anche tutti i suoi colleghe inglesi e francesi che navigavano verso l'America a caccia dei galeoni spagnoli. In questo periodo storico il bottone viene considerato di uso comune del tempo e si indosavano vento bottoni doro e sessanta d'argento. Perlomeno questo lo si poteva pensare fintanto che non si fosse incontrato un ladro munito di rasoi, specializzato in furti di bottoni preziosi.
Ritratto di Francesco I d'Este,
il Guercino, 1630, Ginevra, collezione,
Revillot.
I bottoni in filo venivano utilizzati anche per le uniformi militari francesi, nel XVII secolo, erano realizzati dai sarti. Questi erano abbastanza economici e funzionali, ma i francesi erano indignati da questo cambiamento e cercarono di modificarli, redigendo delle leggi che ne vietassero l'uso. Il governo accolse la loro richieste, ma i sarti continuarono a realizzarli. Fino a tutto il '600 i bottoni furono di dimensioni ridotte, ma nel “700 e nel '800 divennero più importanti, variando il diametro dai 2 ai 4 cm; simili a piccoli quadri, riportavano ritratti, paesaggi, fiori, animali, miniature dipinte a mano, su smalto, avorio, porcellana, vetro, delicatamente incorniciate in oro o argento. Nel 1670, in Inghilterra, apparvero invece i primi bottoni da camicia maschile in oro ed argento, il cui numero indicava lo “status” sociale del proprietario.
Dal 1680 i bottoni presero la loro giusta collocazione: allacciare le vesti, ma al contempo persisteva ancora l'uso ornamentale dei bottoni che da ora in avanti verranno classificati come bottoni-gioiello. Questa tipologia di bottone veniva realizzata dagli orafi, poteva essere fatta con il cristallo, in madreperla, montata su argento o rame argentato, anche se questi materiali sono meno resistenti rispetto al preziosissimo oro.
Nel XVII secolo si era sviluppata una crescente richiesta di bottoni-gioiello e gli studiosi hanno documentato che questo passaggio era stato graduale.
Nei primi anni del periodo moderno, la transizione è stata effettuata tramite una serie di innovazioni nel lavoro e nei materiali che hanno aperto la possibilità di una più ampia gamma di creazioni, superando il confine del "bottone-gioiello". Questo processo è stato accompagnato da un indebolimento delle leggi suntuarie e dalla crescente popolarità della moda, che ha portato alla diffusione dei bottonie del loro uso.



Bibliografia e sitografia


BEMPORAD DORA LISCIA e CHIARELLI CATERINA, a cura di Appesi a un filo bottoni alla Galleria del Costume di Palazzo Pitti, Livorno, Sillabe, 2007.
DE BUZZACCARINI VITTORIA e MINICI ISABELLA ZOTTI, Bottoni & bottoni, Modena, Zanfi, 1995, 2 ed.
EPSTEIN DINA e SAFRO MILLICENT, Buttons, New York, Harry N. Abrams Inc., 1991.
FERRIGNI PIETRO COCCOLUTO, I Bottoni nell'arte e nella storia, Napoli, Colonnesse, 1993, 2 ed.
https://it.wikipedia.org/wiki/Bottonehttps://www.placidasignora.com/2007/11/21/storia-del-bottone/