venerdì 25 agosto 2017

Direttive suntuarie

Le leggi suntuarie, deriva dalla parola latina “sumptus” ossia spesa e sono delle direttive che nascevano con l'intento di reprimere, o almeno scoraggiare, l'ostentazione del lusso eccessivo specialmente da parte delle classi dominanti. Le direttive (che sarebbe il termine più corretto) ponevano tassativamente dei limiti al lusso. Queste rappresentarono il ripetitivo tentativo dell'autorità di ovviare all'esibizionismo che si stava diffondendo.
Uno degli intenti di queste leggi, aveva come obbiettivo anche dei risvolti psicologici, quello di trasformare, partendo dall'osservare la legge, la scelta di una certa moderazione dell'uso di ornamenti preziosi sia nell'abbigliamento maschile che femminile. Questo accadde anche per delle ragioni economiche, di moralità pubblica e di opportunità politico-sociale.
Stabilivano tassativamente il tipo e il numero di ornamenti che era lecito indossare, rispettivamente dall'uomo e dalla donna maritata. Si pensava di convincere l'opinione pubblica che con un abbigliamento relativamente modesto e banchetti meno sfarzosi non sarebbero stati più intesi come sintomo di decadenza economica e sociale, bensì visti come un debito ossequio alla volontà regale.
Le prime disposizioni suntuarie, sono state sancite dalla Grecia, con la volontà di colpire lo sfarzo dei funerali e dei banchetti e risalgono all'età delle legislazioni. Mentre a Roma nel 215 a, C. era stata prolungata la "Lex Oppia" ovvero lo stato reagì contro gli eccessi del lusso, specialmente nell'abbigliamento limitando gli sprechi. In seguito ci furono altre leggi come quella promulgata da Giulio Cesare, "Lex Iulia" da Tiberio e intendeva proibire la seta agli uomini sostituendola alla lana che si pensava fosse più virile. Successivamente fu l'editto di Diocleziano del 301, di Arcadio ed Onorio nel 397.
Ricomparvero in Italia soltanto nel XIII secolo, le ordinanze contro il lusso che occuparono un posto significativo nelle legislazioni comunali. In particolare a Bologna e Perugia si era cercato di limitare il fasto durante le nozze.
Questi divieti e le regolamentazioni erano ispirati ad un concetto di uguaglianza che però è rimasto solo teorico. I principi iniziali erano quelli della libertà completa o dall'impedimento meno severo per le classi più elevate e disposizioni più dure per quelle subalterne. In alcuni casi si sono visti proclamare leggi e vietare il lusso soltanto a quella borghesia che ormai arricchita dal commercio e dall'artigianato poteva competere con i signori.
Il numero delle leggi emanate in Italia crebbero fino al Settecento per scomparire quasi del tutto nell'Ottocento.
Nella Cronaca dello statuto fiorentino del 1330, ricordato dal Villani, si racconta un episodio in cui viene citato il bottone: “Nel detto anno, - egli dice - per calen d'Aprile, essendo le donne di Firenze molto trascorse in soperchi ornamenti di corone e di ghirlande d'oro e d'argento, e di perle e pietre preziose, e reti e intrecciatoi di perle (fili di perle intrecciati che ornano il capo) e altri divisati ornamenti di testa di grande costo, e simile di vestiti intagliati di diversi panni e di drappi rilevati di seta e di più maniere, con fregi e di perle e bottoni d'argento dorato ispesso a quattro e sei fila accoppiati insieme, e fibbiali di perle e di pietre preziose al petto con diversi segni e lettere”.
Ma questi ordinamenti non valevano per tutti i ceti sociali, infatti i cavalieri, i giudici, che dovevano dare loro l’esempio e i medici, potevano portare i bottoni dorati.
Le leggi suntuarie vennero imposte anche verso l'uso inappropriato ed eccessivo dei bottoni ed ecco
qui sotto un accenno con la data e il luogo e a volte chi le ha imposte.
Le leggi suntuarie:
  • I bottoni devono essere simmetrici;
  • 1274, a Siena, lo Statuto suntuario consente un massimo di cinque bottoni di perle a guarnizione della guarnacca e fissava una multa di 100 lire ai trasgressori;
  • 1282, dal Concilio di Tarragona, fu proibito ai chierici di indossare i bottoni d'oro, d'argento o di qualsiasi altro materiale;
  • 1297, a Cremona, lo Statuto prevedeva di vietare agli uomini di portare più di cinquanta bottoni d'argento o di corallo;
  • 1300, a Lucca sono vietati i bottoni d'oro e non dovevano superare i sei, per allacciare i mantelli;
  • 1334, a Venezia la legge emanata dal Senato prescriveva che gli uomini superiori ai dieci anni di età non potevano ornare i propri indumenti con passamanerie, ricami, perle, oro e argento, ma con peroli d'argento;
  • 1335, a Bologna era proibito l'uso di bottoni d'oro che luccicavano al collo e alle maniche delle vesti. La normativa concedeva l'uso di questo accessorio fino a tre once d'oro o d'argento, ma non su abiti con ricami di figure o lettere. Questo restrizione non valeva per le donne dei cavalieri e dei dottori;
  • 1343, a Siena, erano permessi i bottoni se allacciati alle maniche o al petto;
  • 1355, a Firenze, erano proibiti quelli smaltati, di perle, di pietre preziose, decorati, con l'occhiello mancante e l'abbottonatura non doveva superare il gomito;
  • 1377 a Bologna prevede una serie di limitazioni nel l'uso dei bottoni e devono rispettare un certo numero e peso specifico per essere applicati sull'abbigliamento;
  • 1396, a Milano sono vietati i bottoni d'oro a tutti coloro che non erano cavalieri o dottori in legge o in medicina;
  • 1415, a Firenze le donne non potevano concedersi affibbiature ed abbottonature d'argento superiori al valore di 40 soldi (“La donna non possa, ardisca e presuma portare più argento che una libbra d'imbottonatura”);
  • 1453, a Bologna era vietato alle donne di colore le quali conducevano un'“opera rusticalia” vesti e ornamenti di seta, panni di grana e di tessuto cremisi. Potevano dare sfarzo di bottoni o ornamenti in argento per otto once, ricami, frange valutate al massimo tre lire per veste;
  • 1546, a Firenze le donne fiorentine maritate potevano portare i bottoni d'oro, ma non dovevano superare il valo di scudi 15;
  • 12 luglio 1549, in Francia, re Enrico II regolamenta il numero e il posto in cui collocare i bottoni di chiunque;
  • 1565, a Milano, alle nobildonne viene vietato gli abiti.cpn bottoni, rosette o altro ornamento in oro battuto, cristallo, perle e gioie;
  • 1562, a Firenze:
    • Dalle donne maritate et portare al collo una collana d'oro, di valuta al più di scudi 50, non passando nel pregio della fattura di scudi 5. Et oltre a tale catena, un vezzo di bottoni d 'oro, o carcame o altra ca ten uzza, di valuta al più di scudi 15, et la fattura di scudi 4;
    • Della fanciulla non maritata sia prohibito a una fanciulla non maritata, ancorché fìzsse figliuola di padre nobile et statuale, portare veste per di sopra o per di sotto, fuori o in casa, di velluto, dipelpa, di domasco et di raso, oltre alla prohibitione generale : possa nondimeno usare il medesimo fornimento, che le donne maritate possono, nelle veste di sotto. Se li permette ancora portare in capo una grillanda d'oro, di valuta al più di scudi 6; et una catena over carcame di bottoni d'oro o di grana ti, senza smalto, non passando in detta catena o carcame, insieme con la fattura, la valuta di scudi 12;
    • La donna contadina, che babita nel contado di Fiorenza et lavora la terra et l'altru1 possessioni o le sue, in qualunque modo, oltre la prohibitione generale, non possa portare drappo, né seta di cosa alcuna, né panno di grana, né di chermisi. Possa nondimeno portare in capo rete et scufifie di seta, nastro di seta, cintolo di seta, et al collo uno vezzo di bottoni d'argento, il quale in tutto non ecceda la valuta di lire 12;
    • Le meretrici, cantoniere et fèmine di partito, che habiteranno la città, oltre la prohibitione generale non possino portare veste alcuna di seta o drappo, salvo et eccetto le veste per di sotto, purché sieno di drappo non prohibito. Possino nondimeno portare al collo una catena d 'oro di valuta al più di scudi 20, et dua anella d'oro con quelle gioie che piacerà loro. Et in capo non possino portare fazzoletto né sciugatoio d'accia, ma un bonetto overo berretta con punte d'oro, medaglie o piuma, alor voluntà, etpendagli alle orecchie;*
  • 1583, a Parigi, Enrico III istituì una legge per promulgare la produzione di bottoni in smalto;
  • 1586, a Roma, veniva proibito alle donne di ornare gli indumenti con rosette, bottoni, puntali né in d'oro e neppure in argento, gioie, perle sia vere che false o di smalto;
  • XVI secolo, in Inghilterra, Elisabetta I mette in auge i bottoni sui polsi delle uniformi militari per ovviare la rozza operazione dei soldati di pulirsi il naso con la manica;
  • XVII secolo, nel Connecticut, chiunque indossasse bottoni d'oro o d'argento veniva tassato;
  • 20 Agosto 1644, a Venezia, tutti gli indumenti sono obbligati ad avere i polsi delle maniche rifinite con i bottoni;
  • 1644, a Venezia, il Magistrato delle Pompe stabilì che i predetti indumenti dovevano avere tutti le maniche senza i bottoni d'oro;
  • 25 settembre 1694, in Francia, Re Luigi XIV con il consenso del Consiglio di Stato del 14 Giugno 1695 proibì alle donne l'uso dei bottoni ricoperti di lana, ruvida al tatto, cupi di colore; che avevano secondo lui, qualcosa di monacale, di fratino e severo. Infatti lui privilegiava la seta e minacciava con una multa alle femmine che usavano bottoni in lana e il carcere ai sarti e alla modiste che ardivano impiegare negli abiti femminili altri bottoni diversi da quelli in seta. Ma adoperavano comunque bottoni secondo il caso, la forza d'inerzia o quella dell'impulso. Le donne condannarono i bottoni di lana nei recessi più intimi dell'abbigliamento. La battaglia dei bottoni durò poco poiché l'Inghilterra,esportatrice di lana, si preoccupò dei danni ricevuti dalla legge emanata e cercò delle trattative diplomatiche con la Francia la quale dopo qualche diverbio, fece un compromesso, introducendo la seta francese sulla parte esterna e lana inglese su quella interna dei bottoni;
  • 1688-1727, in Gran Bretagna, la realizzazione di bottoni in stoffa è stata vietata per proteggere l'industria dei metalli, ma il decreto è stato ampiamente ignorato.
  • In Inghilterra durante il regno di Charles II (in carica 1660-1685) e il successivo vale a dire quello di William III e Mary II (in carica 1689-1702) era vietata l'importazione dei bottoni stranieri. Qualora qualcuno era intenzionato a trasgredire questa legge c'era da pagare una penale di £ 100 per l'importatore e £ 50 per il venditore. William III condanna i bottoni in legno, stoffa o rivestiti. La regina Anne aveva ribadito in maniera imprescindibile la sua disapprovazione per i bottoni in stoffa, e altri materiali, infatti nessun sarto o alcuna persona doveva utilizzarli, farli, venderli, fissarli, utilizzarli e legarli su qualsiasi indumento, per tale trasgressione si doveva versare £ 5 a dozzina;
  • 1694, in Inghilterra, il re William III e la regina Mary II hanno emanato una legge che impediva di importare tutti i bottone realizzati con qualsiasi materiare peloso come la lana e il crine;
  • Gennaio-Febbraio 1703, a Viterbo, è stata emanato questo Decreto Legge che specificava cosa dovevano indossare le donne con meno di 100 scudi di dote: “In quanto poi alle persone ordinarie e che non haveranno scudi cento di dote, una veste di roverso di Fossembruna o burattone, ò altra robba simile di poco prezzo senza portare vezzo di gioie,ma solamente un picciol vezzo di granate con bottoncino d'oro che non passi la spesa di scudo uno, et un solo anello sposareccio di valuta di giulij quindici”.
  • 16 Gennaio 1712, in Francia il re e il Consiglio di Stato hanno messo un altro divieto ai sarti di utilizzare i bottoni in corno, tanto di moda in quel periodo;
  • 1717, in Francia è stato istituito un regolamento in cui ai bottonieri era vietato produrre i bottoni in altri materiali al di fuori di quelli in rame dorato e gli orafi, invece, potevano realizzare quelli in argento;
  • 1721, in Inghilterra, i bottoni ricoperti di stoffa erano vietati, ma sostituiti con quelli in metallo. Lo statuto prevede infatti, che tutti gli indumenti con i bottoni in stoffa esposti in vetrina o persino indossati da persone private potrebbero essere sequestrati e multati per 40 anni. Un metodo ingegnoso per estorcere informazioni da privati cittadini e trovare chi trasgrediva tale regolamento era l'estorsione offrendo a loro del denaro. Questo era un sistema per incentivare il commercio dei bottoni in metallo;
  • 7 giugno 1780, in Italia, veniva vietata qualsiasi tipologia di importazione di bottoni e anime;
  • 1800-1830, in Francia Napoleone diede il divieto di esportazione inglese di smalto decretando la fine del commercio con la Gran Bretagna;
  • XIX secolo, in Gran Bretagna e in Irlanda, la regina Vittoria (1818-1901), quando rimase vedova diede inizio alla moda del lutto di corte, eliminando tutti i gioielli e sostituendoli con una pasta di vetro Jais) nero lucido;
  • 1942 in Gran Bretagna, durante la Seconda guerra mondiale, venne lanciato il programma Utility che stabiliva criteri ben precisi per la realizzazione dell'abbigliamento, vennero limitati anche l'uso di bottoni, il massimo era di cinque. Per questo progetto collaborarono anche alcuni stilisti come Normann Hartnell, Hardy Amies e Digby Morton.


*CARNESECCHI CARLO, Donne e lusso a Firenze nel secolo XVI cosimo I e la sua legge suntuaria del 1562 di Firenze stabilimento pellas Cocchi & Chiti successori 1902, cit. p.41.



Bibliografia e Sitografia

BELFANTI CARLO MARCO E GIUSBERTI, Storia d'Italia, Annali 19, La moda, Giulio Einaudi ed. 2003
BETTONI BARBARA, Da gioielli ad accessori alla moda. Traduzione e innovazione nella manifattura del bottone in Italia dal tardo Medioevo a oggi, Marsilio Editore, 2013
DE BUZZACCARINI VIITTORIA E MINICI ISABELLA ZOTTI, Bottoni & Bottoni, Zanfi, Modena, 1995, 2 ed.
MARIA GIUSEPPINA MUZZARELLI, Guardaroba Medievale, Il Mulino, Bologna, 1999
FERRIGNI PIETRO COCCOLUTO, I bottoni nell'arte e nella storia, Colonnesse, Napoli, 1993, 2 ed.
ROSITA LEVI PIZETSKY, Il costume e la moda nella società italiana, Einaudi,Torino, 1978
JONES W. UNITE, The Button industry, Sir I. Pitman & Sons, Londra, 1946.
CARNESECCHI CARLO, Donne e lusso a Firenze nel secolo XVI cosimo I e la sua legge suntuaria del 1562 di Firenze stabilimento pellas Cocchi & Chiti successori 1902, 
https://archive.org/stream/cosimoielasualeg00carnuoft/cosimoielasualeg00carnuoft_djvu.txt
DE BRUSLONS J. SAVARY , Dictionnaire Universel de Commerce, Tomo primo, A-E, Geneve, 1742,
http://gallica.bnf.fr/ark:/12148/bpt6k55968180.r=dictionnaire+savary+des+bruslons+1742.langEN
http://mda-arte.blogspot.it/2012/06/le-leggi-suntuarie-o-la.html

giovedì 20 luglio 2017

Bottoni e allacciature medievali


Epistolae heroidum (Octavien de
Saint-Gelais) di Robinet Testard,
Cognac, 1496-98



Agugelli del XV secolo.


Nel Medioevo ci sono diversi modi per allacciasi le vesti tra cui uno di questi è tramite dei lacci o corde che venivano applicati dei forellini rifiniti con un “punto asola” Questi venivano definiti agugelli o aghetti adottati nell'abbigliamento femminile in particolare nel giro manica, sui gomiti e su tutta la manica nel caso quando era molto stretto. Così permetteva di fare vedere la camicia indossata sottostante l'indumento. Inizialmente apparvero solo ed esclusivamente sui gomiti, ma in seguito erano su tutta la manica. In principio con agugelli si intendeva la parte terminale del laccio che era in metallo prezioso o in altro materiale con la punta in cristallo.

Purpoint di Charles de Blois, farsetto imbottito, 
del 1360, Musée des Tissue, Lyon. 

Gli agugelli venivano infilati su delle magliette in metallo adottate nell'abbigliamento adoperate per permettere il passaggio e il sostegno dell'indumento stesso. Oppure potevano essere realizzate delle particolari asole in cotone robusto con “punto occhiello". In questo caso serviva per introdurre un gangherino. Nel XV secolo le magliette in argento o argento dorato applicate sulla cotta nella parte davanti venivano rifinite con dei nastri o sottilissime corde rinforzate con dei puntali in metallo prezioso. Queste magliette erano presenti anche per rifinire i tagli realizzati a scopo ornamentale. Oltre alle magliette nel Rinascimento il magiete, questo è un nome dato ad una particolare asola diffusa verso la fine del XV secolo, era realizzare in metalli preziosi quali oro e argento.Queste sono delle magliette composte da dei piccoli anelli nei quali si facevano passare dei lacci forniti di puntali, chiamati agugielli o tremolanti. Talvolta i magieti avevano un puro scopo ornamentale e venivano fabbricati in oro ed argento, venivano definiti anche come dei lustrini lavorati con dei ricami. Questi facevano parte dei corredi nuziali che ne comprendeva le maniche vesti femminili, erano in vari materiali quali ottone, ferro, rame, argento dorato, od oricalco (lega in rame e zinco Inoltre le magiete potevano essere di varie forme e colori. Le magiete prima di arrivare alla loro lavorazione conclusa subivano vari processi: come primo passaggio il materiale veniva fuso, stampato in un apposito stampo, forato (pertuxate), appositi passaggi ed infine, veniva misurato secondo i canoni commerciali delle maglie di ferro.
Un'altra alternativa nel caso in cui i bottoni erano in metallo e di diverso materiale da quello in stoffa e non venivano cuciti, ma fatti passare attraverso delle asole rotonde e uniti insieme da una corda. Questo sistema facilitava lo spostamento dei bottoni particolarmente pregiati da un capo d'abbigliamento all'altro o secondo le diverse necessità.


Procedimento sintetico per illustrare come venivano realizzati i bottoni nel Medioevo.

In altri cosi poteva i bottoni non venivano cuciti sugli indumenti. Questi venivano inseriti degli occhielli realizzati a posta con le asole di metallo e applicati per mezzo di alcune stanghettine dello stesso materiale del bottone. Infatti, questo metodo di allacciare gli indumenti è un sistema ingegnoso per utilizzare gli stessi bottoni su differenti capi d'abbigliamento.

Carlo Crivelli, 
Santa Maria Maddalena,
1476 circa,
conservato a
 Rijksmuseum di
Amsterdam.



Bottone in argento decorato con un punto e dei raggi, ha l gambo e una stangettina sottostante, è datato intorno al XVI secolo
.

Questi particolari bottoni permangono fino al XV secolo, ma sono piuttosto rare come allacciature che di solito venivano sostituite dal magete o dai gemelli in oro e argento realizzati dagli orafi.
Nel Medioevo prevalentemente venivano utilizzati dei bottoni in stoffa cuciti uno attaccato all'altro. Questi venivano realizzatati con una tecnica speciale che prevede di tagliare un cerchio di stoffa identica a quella dell'indumento dove verranno attaccati i bottoni, dove al cui interno si andava a realizzare sul bordo una filza. Così si ottiene una piccola pallina. Questa viene rifinita con dei punti di cucitura che formano dei cerchi. I bottoni così formati possono avere varie dimensioni che vanno dai 7-10 mm, fino 12-14 mm di diametro.


Particolare del farsetto di Pandolfo III Malatesta del XV secolo.


Pietro Lorenzetti, S. Margherita (o S. Agata),

1315, Mesée de Tessé, Le Mans, Francia.

Le asole invece, venivano realizzate con un punto asola e sono solitamente di forma rettangolare per accogliere i bottoni in stoffa. Sono rotonde per le allacciature con corde e nastri. Infine si ipotizza ci siano delle asole volanti realizzate in tessuto o con corde utilizzate per i bottoni gioiello. I fili utilizzati per realizzare le asole si ipotizza che possono essere in seta o lino.
Talvolta i bottoni potevano essere realizzati all'uncinetto oppure con l'infeltrimento della lana dove venivano fuori delle piccole palline rotonde.


Bottoni medievali realizzati con l'intreccio di fili o uncinetto
.

Nel XVI secolo i bottoni subiscono un'evoluzione e si arricchiscono di dettagli, infatti vengono realizzati con tecniche più sofisticate come l'ago che li rendono molto raffinati e delicati. La struttura interna di questi bottoni definita anima è in legno e il filo viene avvolto tutto intorno.

Bibliografia e Sitografia

AZZALI MARIELLA, Dizionario della Moda, Bologna, Calderini, 1990, 1 ed.
DE BUZZACCARINI VITTORIA e MINICI ISABELLA ZOTTI, Bottoni & bottoni, Modena, Zanfi, 1995, 2 ed.
FRANSEN LILLI, NØRGAARD ANNA e ØSTERGÅRD ELSE, Medieval Garments Reconstructed Norse Clothing Patterns, Aarhus University Press, 2011, 1 ed.
MAUGERI VINCENZA e PAFFUMI ANGELA , Percorsi di storia della moda e del costume , Vol. 1, Milano, Calderini edagricole, 2002, 1 ed.
http://tacuinummedievale.blogspot.it/2014/03/asole-e-bottoni-qualche-appunto-buttons.html

domenica 2 luglio 2017

Bottoni: status symbol


Macè Maillard del 1271 
situata a Villeneure Church, 
Nantes, Pays de la Loire, 
Francia.
I bottoni durante l'inizio del XIV secolo, questo accadeva solo in alcune donne che ne facevano un uso sproposito. Infatti, i produttori di bottoni facevano dei buoni affari. Tant'è che Francesco Berni che era uno scrittore e poeta del XVI secolo consiglia nelle sue Rime Burlesche "una casacca alla turchesca co' botton fino in terra e con gli ucchiegli". 
Queste donne utilizzavano fino a 38 bottoni sulla parte davanti, 20 su ogni manica, uno per ogni piega, intorno al collo. Questi bottoni venivano indossati come dei gioielli.
Questo accadde con la scoperta dell'America che favorì il traffico di oro e pietre preziose, i fabbricanti di bottoni si sbizzarrirono nelle forme e nelle lavorazioni che erano ogni volta più complesse e ricche, i bottoni diventano un elemento importante per l'abbigliamento e aumentarono anche le loro dimensioni. Vengono distribuiti, come ornamento, anche sui capelli e persino su berretti e fazzoletti; mentre le classi inferiori usavano bottoni di osso, legno, rame, bronzo, stagno, ottone, ferro, peltro e cuoio.
I produttori di bottoni sono i gioiellieri, i lavoratori di smalto, i ramai, i falegnami e i produttori di giocattoli. Anche i produttori dei materiali semplici come il corno e le ossa. Nel XIII secolo è stato deciso che il corno, l'osso e l'avorio sarebbero stati riservati per i produttori dei rosai, mentre per i bottoni venivano riservati il rame, l'ottone e l'osso.
Invece, nelle oreficerie si utilizzavano metalli preziosi e il vetro. I bottoni semplici realizzati in legno o in ferro erano rivestiti di uno strato di tessuto, che era intrecciato, uno tecnica che si chiama passamaneria.
Strass e mosaico di marmo sono stati apprezzati anche se l'oro è rimasto il numero uno per la realizzazione dei bottoni e dei gioielli. L'orafo era il re dei bottoni.
Nel 1440 i bottoni sono stati utilizzati sulle maniche staccate e provviste di spacchi e di lacci, ne comparivano dai 20 ai 50 pezzi.
Il Rinascimento li vuole sempre più sfarzosi, eseguiti su ordinazione con pietre preziose incastonate.

Particolare del monumento di
Sir Richard de Willoughby, nella chiesa di Willoughby,
XIV secolo circa.

Durante quest'epoca i bottoni erano un elemento importante, anche per le classi più povere della borghesia, le quali ci tenevano molto a mostrare dei bellissimi bottoni che attaccavano e staccavano all'occorrenza. I bottoni in questo periodo diventano un bene prezioso ed era considerato un buon investimento economico per il fatto che erano facili da nascondere in caso saccheggio, comodi da portar via in caso d'improvvisa fuga ed emergenza, venivano utilizzati come merce di scambio al posto del denaro. Inoltre, i bottoni facevano parte di alcuni corredi nuziali o della dote, come per esempio in Italia ed in particolare in Liguria, in Alto Adige e in Sicilia.
I bottoni non venivano cuciti sulle vesti con il filo, ma venivano inseriti in degli occhielli con asola di metallo per mezzo di una stanghettina dello stesso materiale del bottone.
Con il tempo, il bottone fu sempre più carico di significato, non solo come status symbol, ma anche come manifestazione della personalità, della appartenenza ad un determinato gruppo o dei propri sentimenti. 
Si dice che Enrico III, re di Francia tra il 1574 e il 1589, alla morte della sua amata, chiese al suo gioielliere di creare dei bottoni in argento a forma di teschio da utilizzare nella cerimonia funebre in dimostrazione del proprio dolore, iniziando una vera e propria moda.
Luigi IX di Francia, nominato re santo, (1214-1270), si narra che quando lui si doveva presentare davanti al sultano, si fece confezionare un indumento ricoperto interamente di due dozzine di bottoni d'oro per sembrare più forte e ricco del sultano.

Giovanna D'Aragona, attribuito a R. Sanzio,
1518, Musée du Louvre, Parigi. 


Nel 1387 Caterina Porta portava in dote un guarnaccone (specie di mantello pesante) celeste, con pomelli (bottoni rotondi a forma di pomo) di perle.
Si racconta nella novella CXXXVII di Francesco Sacchetti del 1399 la vicenda particolare di un notaio fiorentino il quale contestava a una dama che indossava un numero di bottoni superiore a quello consentito. Lui si senti rispondere dalla signora che quanto andava ad indicare erano delle coppelle, quindi non dei bottoni, ma semplici ornamenti e perciò non dovevano essere fuori legge. 
Il papa Clemente VII (1478-1534) si faceva realizzare i suoi bottoni uno ad uno da un rinomato scultore, Benvenuto Cellini.
Nel XIV secolo, una dama chiese ad un orafo chiamato Pierre di realizzarli venti bottoni d'oro per allacciare una sopraveste, nove allacciature, cinquanta peroli con perle. Tutto questo doveva essere fatto per il marito.
Negli inventari monzesi del XV secolo sono elencati quattro vesti con bottoni d’argento variano di numero da 40 a 126, riconsegnate alla vedova di Nicola Lugoza. Il marito è venuto a mancare poiché è stato giustiziato per cospirazione contro il duca di Milano.
Nei mantelli femminili, i bottoni d’argento dorato o di perle si riconoscevano dalla loro lunghezza, partivano sulla spalla e terminavano in gola.
Isabella d’Este, marchesa di Mantova, (1474-1539), arriva ad inserire più di venti bottoni preziosi, a puro scopo ornamentale. Si narrano nelle cronache Vallonico, del principe e del duca di Savoia, i quali sfoggiasse a Venezia, di ritorno dall’Ungheria, un colletto di cuoio, abbottonato sul davanti con bottoni dorati. In una sua camora (abito aderente in uso nel 1400) era costellata da 609 bottoni d'oro con asole fittissime, come era sua consuetudine in quel periodo storico.

Apoteosi di Sant'Orsola e delle sue compagne, di Vittore Carpaccio,
del 1491, Galleria dell'Accademia di Venezia.

Nel XVI secolo, ci fu una rinascita per la realizzazione dei bottoni con la tecnica dello smalto, come il cloisonne. Infatti, Francesco I di Francia si pensa che possedesse e indossasse le prime pamres apparse sul mercato. Nel 1566, suo nipote, Carlo IX regolò il lavoro dei bottonai smaltatori di Parigi e il fratello di questo ultimo, invece nell'aprile 1583, Enrico III, istituzionalizzò con delle leggi la produzione e l’uso di bottoni in smalto, vetro e cristallo.
Le donne non maritate del Cinquecento avevano l'abitudine di caricarsi di orpello appariscenti quali catene, collane, bottoni d'oro e granate, ma senza smalti.
In questo periodo storico andava l'uso dello strascico di conseguenza per consentire di raccogliere e affrancare quest'ultimi sul dietro dell'indumento toccava applicare un grosso bottone di diverso materiale il quale poteva essere d'oro o d’avorio.
Infine, in Inghilterra per ovviare ad una brutta abitudine vale a dire di pulirsi il naso con la manica, la regina Elisabetta aveva messo in auge i bottoni sui polsi per le uniformi militari.  

Bibliografia e sitografia

AZZALI MARIELLA, Dizionario della moda , Bologna, Calderini, 1990, 1 ed.
DE BUZZACCARINI VITTORIA e MINICI ISABELLA ZOTTI, Bottoni & bottoni, Modena, Zanfi, 1995, 2 ed.
EPSTEIN DINA e SAFRO MILLICENT, Buttons, New York, Harry N. Abrams Inc., 1991.
FRANSEN LILLI, NØRGAARD ANNA e ØSTERGÅRD ELSE, Medieval Garments Reconstructed Norse Clothing Patterns, Aarhus University Press, 2011, 1 ed.
FERRIGNI PIETRO COCCOLUTO, I Bottoni nell'arte e nella storia, Napoli, Colonnesse, 1993, 2 ed.
FRUGONI CHIARA, Medioevo sul naso Occhiali, bottoni e altre invenzioni medievali, Bari, Gius. Laterza & Figli, 2001, 1 ed.
MAUGERI VINCENZA e PAFFUMI ANGELA , Percorsi di storia della moda e del costume , Vol. 1, Milano, Calderini edagricole, 2002, 1 ed.
READ BRIAN, Metal Buttons c.900 BC-c.AD 1700, Somerset, Portcullis, 2010, 2 ed.
http://www.placidasignora.com/2007/11/21/storia-del-bottone/
https://it.wikipedia.org/wiki/Bottone

lunedì 12 giugno 2017

La nascita del bottone

Adelaide di Borgogna, anonimo, senza titolo,
mostra dei bottoni applicati sul centro davanti.
I primi bottoni, come li conosciamo noi sono comparsi nel Medioevo sia in forma decorativa che funzionale al loro uso e si ipotizza che fossero stati i Crociati ad importare il gusto dei Turchi, poiché usavano abbottonare i loro abiti dal mento alla vita e dai gomiti ai polsini. Un primo esempio dove vengono applicati dei bottoni in forma decorativa lo si può trovare sul ritratto fatto alla Regina ed Imperatrice del Sacro Romano Impero, Adelaide di Borgogna (931-999).
Ci sono altre testimonianze archeologiche del IX secolo, che confermano l'uso dei bottoni nell'abbigliamento medievale. Questo secondo il libro Dress Accessories Medieval Finds from Excavations in London e Textiles and Clothing 1150-1450. Queste fonti si basano sulle escavazioni di Londra, dova sono stati ritrovati in dei sepolcri anglosassoni delle tuniche con delle abbottonature.
In Irlanda, è stato trovato un bottone con il gambo in metallo smaltato con il design triskele.
Nel nord Europa durante degli scavi archeologici in Svizzera a Birka sono stati ritrovati dei bottoni datati intorno al IX e X secolo. Questi bottoni sono stati trovati su un indumento che ricordava un cappotto maschile dell'epoca.
Nel XIII secolo, in Francia, esistevano le corporazioni dei “boutonniers”, poiché erano registrati nei Registri dei Mestieri compilati da Etienne Bouileau, preposto di Parigi.
I bottoni sono nati per unire le maniche eleganti, ma strettissime, sulle scollature, sui polsini e sull'abbottonatura del davanti.
I materiali utilizzati sono in oro, argento, perla, ambra e corallo prima che fossero colpite dalle leggi suntuarie che ne limitarono l'utilizzo parsimonioso. I bottoni cambiano denominazione in base alla loro forma:
    Maspillo in lega di piombo del 1300 - 1500.
  • Pomelli o Maspilli: nascono nel 1200 e sono dei gioielli a forma di spillone, a forma rotonda e a forma di pomo, disponevano di un piccolo occhiello sul retro da dove passava il filo che li fissava alla stoffa, lasciando completamente libera la superficie, sono ornati  di smalti o gemme che costituiscono l'ornamento femminile nel XIII e nel XIV secolo;
  • Coppelle nascono nel 1300 e sono a forma di mezza sfera, senza gambo e occhiello, ma hanno sul dietro una barretta con becchetto per essere allacciate direttamente sulla veste a scopo ornamentale;
Ritratto di Lionello d'Este, Pisanello, 
1441, Bergamoindossa una sopraveste 
con delle applicazioni, di bottoni a mezza 
sfera detti coppelle.

Coppelle in lega di piombo e ghisa del XIII - XVI secolo.

Perolo, in lega di rame del 1500 - 1700.

  • Peroli nascono nel 1300 e sono a forma di pera e fabbricati in argento, oro, corallo, ambra e perle;
  • Magli, sono i bottoni fatti in corallo ed argento;
  • Le nozze di Cane, Giusto de' Menabuoi, 1376-78, Battistero del Duomo, Padova.
  • Ganci con asole metalliche o in argento dorato, diffusi nel 1400 e venivano utilizzati un po' dappertutto. Questa tipologia di bottone sono divisi in due parti una e composta in una prima parte da un anello metallico usato per l'abbigliamento che funge da passaggio di altri elementi come i nastri. Nella seconda parte del bottone c'è un gangerino o gancio, definito anche Kànlclialos, che significa cardine e ha la forma di un piccolo uncino metallico che si introduce nella maglietta e serve per chiudere gli indumenti. I bottoni, nonostante la recente scoperta della loro funzionalità, avevano ancora una forte impronta decorativa. Nel caso in cui avevano una loro funzione questi venivano applicati sui capi d'abbigliamento in particolare sulla scollatura, sulle maniche, sul collo della guarnacca, sui cappucci degli uomini e delle donne. I bottoni furono una prerogativa delle classi benestanti, che difesero il loro privilegio tramite le direttive da loro imposte, non sempre rispettate dai cittadini.

Bibliografia

AZZALI MARIELLA, Dizionario della moda , Bologna, Calderini, 1990, 1 ed.
DE BUZZACCARINI VITTORIA e MINICI ISABELLA ZOTTI, Bottoni & bottoni, Modena, Zanfi, 1995, 2 ed.
EPSTEIN DINA e SAFRO MILLICENT, Buttons, New York, Harry N. Abrams Inc., 1991.
FRANSEN LILLI, NØRGAARD ANNA e ØSTERGÅRD ELSE, Medieval Garments Reconstructed Norse Clothing Patterns, Aarhus University Press, 2011, 1 ed.
FERRIGNI PIETRO COCCOLUTO, I Bottoni nell'arte e nella storia, Napoli, Colonnesse, 1993, 2 ed.
FRUGONI CHIARA, Medioevo sul naso Occhiali, bottoni e altre invenzioni medievali, Bari, Gius. Laterza & Figli, 2001, 1 ed.
MAUGERI VINCENZA e PAFFUMI ANGELA , Percorsi di storia della moda e del costume , Vol. 1, Milano, Calderini edagricole, 2002, 1 ed.
READ BRIAN, Metal Buttons c.900 BC-c.AD 1700, Somerset, Portcullis, 2010, 2 ed.

venerdì 9 giugno 2017

Il bottone di una volta

Fibula semplice.
La parola fibula deriva dal latino che a sua volta dal greco e significa spilla, serve per unire le vesti sulle spalle e sulla vita oltre che come elemento decorativo. La fibula è costituita in due parti: una è composta da un elemento a forma di “uncino” ed è il corpo che dà la forma alla spilla, definito arco, l'altra, invece, funge da artiglio che tiene ferma la stoffa, chiamato artiglione. Entrambe le parti sono unite in un lato definito capo. Quando la fibula è chiusa, i due lati speculari prendono ognuno un termine differente: piede o molla, che rappresentano la parte che unisce l'arco e artiglione o staffa, che sono il punto d'apertura della spilla.
Fibula a drago, ritrovata nella tomba
di Bandinella, VII secolo a, C., Museo
Archeologico di Firenze.
La fibula inizialmente era realizzata esclusivamente in bronzo, successivamente è stata fatta in altri materiali come il ferro, l'argento dorato e l'oro, spesso veniva lavorata con tecniche finissime. Oltre all'utilizzo di questi materiali, ne appaiono altri che arricchiscono ulteriormente la spilla come l'ambra, l'osso, la pasta vitrea, il corallo, le gemme e le pietre preziose. La lunghezza della fibula varia dai 2,59 Cm ai 20 Cm) anche Se quest'ultima tipologia è molto rara. La fibula veniva utilizzata fin dall'antichità, in Occidente.
Le fibule vengono utilizzate dall'Età del Bronzo fino al VI secolo d. C., in epoca barbarica, dove avevano assunto delle forme decorative molto prestigiose; inoltre si erano diffuse in tutta l'area del Mediterraneo. In un certo senso la fibula non è altro che una “spilla di sicurezza” come pure la “spilla da balia”.
Fibula di Braganza, 250-200 a. C.,
British Museum, Londres, foto Manuel
Prada Lopéz de Corselas, 2007.



Fibula a cerniera, I secolo d. C., 
Museo Civico Archeologico di Bologna.

Sitografia
    http://www.treccani.it/enciclopedia/fibula_(Enciclopedia-Italiana)
    https://it.wikipedia.org/wiki/Fibula_(spilla)
    http://www.antiqva.org/Fibule.htm

    giovedì 8 giugno 2017

    Botan



    Il popolo degli antichi Romani (753 a. C - 476 d. C.) è stato fondato su traduzioni in stretto legame tra la penisola italica e la civiltà micenea. In origine nella città di Roma vi risiedevano vari villaggi dove si praticava l'agricoltura e la pastorizia. I latini in parallelo fiorivano con la civiltà etrusca e quella greca.
    In breve, nella storia del costume, la linea dell'abbigliamento era morbida e sinuosa. Gli indumenti degli antichi Romani erano semplice, sobrio ricordavano quello degli antichi greci. Quello maschile era caratterizzato dalla tunica formata da un solo pezzo di stoffa avvolto intorno al corpo partendo da una manica. Anticamente era privo di maniche in seguito sono state aggiunte. Sopra portavano un mantello chiamato toga.
    Mentre l'abbigliamento femminile era composto da una tunica molto simile a quella maschile, ma smanicata realizzata di lino o lana. Sopra di essa si indossava una stola che veniva tagliata a forma di “T”, ampia, lunga e raggiungeva le caviglie e fungeva da sopravveste. Le maniche della stola ottenute dall'ampiezza del tessuto in eccesso venivano fermate per mezzo di fibule o cammei disposti ad una distanza regolare l'uno dall'altra.
    Tranne per la tunica manicata che veniva indossata durante il I - II secolo d. C. Questa si presentava larga, molto simile e di ispirazione al chitone cheridos per le femmine e xistis per i maschi per quanto riguarda l'abbigliamento greco. Questo costume si può anche notare dalle opere presenti sulle lapidi repubblicane, non mancano statue, busti e ritratti vari. 
    Un esempio degno di nota è la statua di Livia Drusilla. Qui si possono notare lungo tutta la percorrenza delle maniche dei piccoli cerchi.
    Originariamente le donne greche lo utilizzavano sotto la stola mentre quelle romane la impiegavano come tunica esterna dalla classe superiore.
    La tunica, in generale veniva ricava da un pezzo di stoffa molto ampio che terminava a terra, per consentire la creazione e l'effetto delle maniche al gomito. Anche se in origine non c'erano. Questa era composta da due rettangoli di stoffa uniti insieme nella versione maschile erano cuciti sulle spalle esempio la dalmatica, tunica talare e in origine la tunica derivava dalla tebenna etrusca. Mentre in quella femminile erano allacciata solo in certi determinati punti nella restante non fermata si creavano in sostanza un cedimento del panno e creava così l'effetto manica, ancora più messo in evidenza dal fatto che la ricca veniva stretta in vita da una cordicella.
    La Manade danzante nella versione copia dai romani rappresenta benissimo questa linea di abbigliamento infatti ha indosso la tunica manicata con questi dispositivi di fissaggio.


    Danza della Menade, copia romana di origine greca, attribuita a Callimaco, fine V secolo a. C., Museo Nazionale del Prado, Spagna.

    Questi piccoli oggetti che servono per unire l'indumento venivano prodotti di vari aspetti, ma in generale si presentavano di dimensioni ridotti tra 1/2 cm, di forma circolare, sferica e piatta. Inoltre, non presentavano sempre un aspetto perfettamente rotondo, ma con rientranze o incisioni sulla superficie.
    In principio si pensava che questi dispositivi potevano essere delle borchie o delle fibula di forma circolare. Ma questa teoria viene smentita poiché sono di dimensioni molto ridotte, però non possono neanche essere dei bottoni nel senso moderno poiché i due tessuti si toccano, ma non si sovrappongono. 
    Potrebbero essere dei dischi, con una barra o un anello sul retro oppure cuciti su entrambi i bordi del tessuto di tela. 
    Il colore, l'avere dei reperti archeologici reali o comunque le materiale tangibile su cui confrontare queste teorie sarebbe l'idea. Attualmente esistono pochi reperti e soprattutto appaiono su alcuni esempi applicati sulle tuniche riprodotte molte sono in scultura altre in ritratti. Mentre sono pochissime quelli in pittura murale quindi colorati che rendono l'idea reale di come dovevano essere in origine anche se non sono molto utili perché con il tempo sono scarsa conservazione o la trascuratezza del dettaglio o altre conseguenza non ne rendo o un'idea leggibile e ben definita.
    Un alto motivo importante è chiarire il materiale con cui potevano essere fabbricati dalla affreschi murari la lucentezza, splendore del paternale e i riflessi che lascia il metallo potrebbe fare supporre che siano quelli di oro e argento. Ma è strano che non siano rifiniti con decorazioni varia per questo motivo, quindi lisci di firma circolare, per tanto si suppone che siano in realtà di stoffa. Questo si poteva ottenere riunendo i due pezzi di stoffa in un unico punto e di conseguenza venivano ottenute le pieghe causate da tale metodo di allacciatura.
    Un esempio di affresco romano è rappresentato dalla "vestire una sacerdotessa o una sposa", è ritrovato nella palestra delle Terme del Foro di Ercolano. In questo caso si possono vedere i colori di questi piccoli accessori tondeggianti attaccati alle maniche, brillano di luce propria sembrano dorati, ma non si sa se realmente lo sia. 


    Affresco romano, Terme del Foro, Scavi Archeologici di Ercolano, I secolo a. C.-79 d. C.


    Dedalo ed Icaro, dettaglio, affresco, I secolo a. C., Villa Imperiale, Pompei, Museo Archeologico Nazionale di Napoli. 

    Generale venivano applicati dai tre ai cinque dispositivi di fissaggio per manica, ma se potevano arrivare ad un massimo di sette. L'intimo non giungeva al termine della manica così la lasciva libera di poter essere rivoltata a piacimento.


    Livia Drusila, statua in marmo, 1-25 d. C., Museo Archeologico Nazionale, Spagna.

    Sopra a questa si poteva indossare un mantello di lana chiamato palla simile a quello maschile, veniva finemente drappeggiato. Questo era di forma rettangolare, poteva essere portato da solo oppure completato con un ulteriore scialle chiamato flammeum con un largo bordo colorato. Pertanto questo poteva assumere anche l'aspetto di una sottoveste.
    Per quanto riguarda l'abbigliamento della classe inferiore non cambia molto in linea generale. Loro indossavano tuniche e mantelli molto più semplici e meno raffinati. Nel caso delle acconciature gli uomini avevo i capelli corti divisi a ciocche, mentre le donne chiome folte raccolte in chignon arrivate alla fronte e alle tempie.
    I Romani che imitano letteralmente l'arte greca, non utilizzano i bottoni anche se sono stati ritrovati dei bottoni i quali ricordano molto similmente gli alamari per il loro modo di allacciarsi. Infatti questi presentavano un disco piatto superiore nel quale era attaccato un dispositivo di fissaggio della testa che era leggermente concava. Il gambo sotto la testa del bottone era corto e tozzo e si estendeva a 90° per formare un triangolo, l'occhiello dal profilo si presentava piatto.


    Bottone con intarsi si smalto risalente al I secolo - II secolo d. C. La testa è corta e tozza mentre il gambo si estende a 90° per formare un triangolo. Il foro dal profilo si presenta piatto.

    Generalmente i bottoni dell'Età del Ferro possono ricordare gli alamari per conformazione generica cioè a cornetto, oppure potevano essere quadrati, circolari o avere un gambo similare a quello che si trova nei comuni bottoni attuali. Inoltre in alcuni bottoni la superficie era rifinita con dei motivi decorativi di forma circolare, triangolare, quadrangolare, di visi umani, eccetera. Questi bottoni sono stati trovati soprattutto in Inghilterra. 
    Bottone risalente all'Età del Ferro, intorno al 100 a. C. - 42 d.C, è in lega di rame.

    I Romani utilizzavano solitamente delle fibule per legare gli indumenti anche se è stata ritrovata una statua di un soldato romano esposta attualmente presente presso il Museo di Londra. Il suddetto indossa un mantello chiamato paenula allacciato con dei bottoni su una tunica chiusa sul centro davanti. La statua si chiama Camomile Street, è una testimonianza ed è stata datata intorno al IV secolo d. C. Inoltre, ho trovato un altro esempio su un particolare di un milite della IV Coorte dei Vigili presente sulla stele funebre di Lucius Monnenius Secundus. Questo è stato raffigurato con la paenula abbottonata con qualcosa simile hai bottoni alamari e con un lembo rialzato. Per questo si ipotizza che i bottoni venissero utilizzati dai soldati romani. Talvolta erano aperte sul centro davanti e munite di bottoni per poter essere allacciate. Queste hanno numerose variazioni di taglio. Occasionalmente potevano avere anche il cappuccio. Mentre, qualche volta erano lunghe a ruota o più corte nei lati. Infine, il dietro poteva terminare a punta oppure con il fondo arrotondato. Mentre in altri situazioni i soldati romani  utilizzavano dei segmenti sovrapposti in ferro chiusi da dei bottoni per formare una corazza metallica.
    Un altro esempio si potrebbe ritrovare nella pelletteria dell'Impero Romano e incorpora alcune delle prime asole, con il legionario Loculus (satchel) chiuso con l'inserimento di una fibbia metallica o un di bottone e asole.


    Statua di un soldato romano trovata a Camomille Street, 43-410 d. C., Museo di Londra. Il soldato indossa una paenula allaccia sul centro davanti con dei bottoni. 

    Oltre a quanto detto le matrone romane indossavano delle tuniche molto spesso fittamente plissettate e qualche volta capitava che venissero chiuse sulle spalle da una serie di bottoni che scendevano lungo tutta la manica.
    Esistono una serie di scultura in bronzo delle ballerine, sono cinque sculture, datate intorno al V secolo a. C. l'originale, mentre le copie romane sono postume vale a dire che sono state realizzate intorno al V secolo d. C. Queste opere sono esposte nella Villa dei Papiri (Villa dei Papiri) di Ercolano in mostra al Museo Archeologico Nazionale di Napoli. 
    La particolarità, degna di nota è che indossano un chitone dorico allacciato sulle spalle con dei bottoni uno per ciascuna spalla. Questo è un dettaglio importante e ben visibile e chiaro perché in uno scultura è palese, messo in risalto, l'opera ferma, mentre è in procinto di allacciare il chitone. In un dettaglio di questa serie di opere statuarie una fanciulla mostra il suo chitone e il bottone con un pomello centrale che probabilmente sarebbe rappresentati il cordone utilizzato per annodate e quindi fissare il bottone sull'indumento e per tenere fermo il tutto.

    Danzatrice di Ercolano esposta nella Villa dei Papiri (Villa dei Papiri) di Ercolano in mostra al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, campania, Italy.

    Alcune fonti sostengono che durante questo periodo si utilizzavano delle spille decorative a forma di luna chiamate “lunulae” che venivano appuntate o cucite sulle calzature. In particolare era considerato un ornamento aggiunto sui calceus senatorio spettante soltanto a coloro che appartenevano alla nobiltà di razza. La calzatura era alta, arrivava fino a mezza gamba, di pelle sottile e pieghevole, tinta di nero. Si allacciava tramite quattro corregge. La lunulae serviva per distinguerli da qualsiasi altra tipologia di nobili di recente inseriti nella cerchia sociale. Tale elemento era cucito al cuoio, sul collo dello stivaletto del piede.  Purtroppo fra le numerose statue, raffigurazione vari senatori non c'è alcun esempio di calceo lunato.

    Scarpa vichinga ha una chiusura particolare che ricorda un bottone con il passante.

    Altre fonti, invece sostengono che la lunula è invece una particolare collana o collare a forma di mezzaluna, adottata intorno alla fine del Neolitico oppure più probabilmente nell'Età del Bronzo, tra 2.200-2.000 a. C. Mentre per gli antichi romani era considerato un amuleto o un ornamento a forma di spicchio di luna.
    Queste collane erano fatte in oro e sono state ritrovate soprattutto in Irlanda, ma anche in altri stati europei come in Portogallo e in Gran Bretagna. In Italia sono conosciute con il nome di Bulla utilizzata come amuleto dai Romani e dagli Etruschi.
    In Germania, nell'Età del Bronzo, precisamente nel 500 a. C., venivano utilizzati una specie di bottoni gemelli simili a quelli adottati oggigiorno nei polsi dagli uomini, in particolare nell'abbigliamento elegante. Questi erano formati da due piastre unite da una barretta rigida, in metallo o in piccole ossa di animale e la testa poteva fungere da bottone. In Germania questo piccolo oggetto veniva utilizzato per allacciare gli indumenti come le vesti e i calzoni, veniva chiamato “botan”.
    Mentre, al Museo di Fratta Polesine, sono esposti dei piccoli oggetti classificati come bottoni gemelli, risalenti all’Età del Bronzo finale (XII - IX secolo a. C.). Questi sarebbero stati utilizzati per unire i lembi di una fodera in cuoio di una spada. Nello stesso museo sono esposti anche dei dischetti, probabilmente avevano una funzione ornamentale e alcuni di questi presentano cinque fori. Questi ricordano in particolar modo i bottoni adottati nella biancheria intima del Settecento e Ottocento.
    Solitamente nella preistoria il bottone veniva utilizzato come mezzo decorativo per ornare le vesti, oppure come perline, per creare dei meravigliosi gioielli come delle collane. Mentre altre fonti sostengono che potrebbero essere utilizzati come sigilli. Questo poteva accedere nel caso in cui possiedano una parte incisa che permetteva loro tale pratica.
    Pertanto nel VIII/VII epoca sono stati scoperti dei bottoni in Svezia, a Norma. Attualmente quest'ultimi si trovano al MET di New York.



    Bibliografia e sitografia

    AZZALI MARIELLA, Dizionario della moda , Bologna, Calderini, 1990, 1 ed.
    CROOM ALEXANDRA, Roman Clothing and Fashion, ‎Amberley Pub Plc (15 settembre 2010), 3 ed.
    DE BUZZACCARINI VITTORIA e MINICI ISABELLA ZOTTI, Bottoni & bottoni, Modena, Zanfi, 1995, 2 ed.
    EPSTEIN DINA e SAFRO MILLICENT, Buttons, New York, Harry N. Abrams Inc., 1991.
    FERRIGNI PIETRO COCCOLUTO, I Bottoni nell'arte e nella storia, Napoli, Colonnesse, 1993, 2 ed.
    READ BRIAN, Metal Buttons c.900 BC-c.AD 1700, Somerset, Portcullis, 2010, 2 ed.
    https://www.roma-victrix.com/summa-divisio/armamentarium/vestitvs/paenula-sagum.html

    Aggiornamento del 8 settembre 2021.
    Aggiornamento del 6 Febbraio 2022.

    martedì 6 giugno 2017

    Bottoni Etruschi

    Bottoni Etruschi a forma conica con una perforazione a "V" ritrovati sulla tomba di Lippi, Museo Civico Archeologico di Verucchio.

    Gli Etruschi erano una grande popolazione vissuta nella penisola italica intorno al IX - VI a.C. Le loro origini sono ancora attualmente sconosciute tuttavia tendono a ipotizzare la loro provenienza da territori mediorientali (Anatolia) o dall'Europa centrale. I primi insediamenti risalgono all'età del Ferro (IX - VIII a. C.) nell'attuale Toscana è alto Lazio. In seguito si espansero in tutta Italia tenendo rapporti commerciali con le popolazioni vicine (Grecia e Fenici) fino all’invasione dei Romani.
    Nell'abbigliamento avevano una linea ampia e morbidamente drappeggiata. Queste solitamente portavano dei bordi con colori in contrasto. Generalmente uomini e donne non si distinguevano dall'abbigliamento. Infatti, loro portavano due elementi fondamentali in comune: una tunica e il mantello. Questi subiscono delle variazioni a seconda di chi li indossa nelle dimensioni e nella forma. In generale portavano un'ampia tunica a maniche corte realizzata con un tessuto leggero chiamato chitone. Sopra a questo indossavano un mantello succinto che prende il nome di trabea, se era ampio conosciuto come tebenna. Quest'ultimo veniva portato anche senza tunica. Come copricapo portavano un cappello conico chiamato tutulus o delle cuffie. Calzavano degli stivali stringati con punte pronunciate nominati calcei repandi. Inoltre, siccome erano abili con una straordinaria raffinatezza rappresentativa in oreficeria producevano e indossavano fermagli, anelli, collane e orecchini.
    Gli Etruschi cucivano sulle loro vesti funebri dei "bottoni" raffiguranti farfalle o a forma di coni. Secondo la loro concezione i bottoni a forma di farfalla dovevano aiutare lo spirito a passare oltre la vita terrena ed erano disposti in maniera ornamentale per impreziosire i loro indumenti. Infatti, sono stati ritrovati dei bottoni nella tomba di Lippi attualmente sono presenti presso il Museo Civico Archeologico di Verucchio. Questi piccoli oggetti sono in ambra a forma conica, di diverse dimensioni, i quali presentano sul rovescio due piccoli forellini a forma di "V" che permettono l'accesso al filo per essere unito sulla stoffa, ma manca la presenza di abbottonature ed asole. I bottoni di questo tipo, applicati ad un tessuto dovevano dare l'immagine di preziosità analoghe a quelle delle borchie in bronzo. Questi sono stati ritrovati sparsi nella tomba, probabilmente per il fatto che il filo in fibra vegetale, con cui sono stati cuciti si è deteriorato oppure può essere che con il peso del bottone stesso si sia spezzato.
    Gli Etruschi quotidianamente per allacciarsi gli indumenti utilizzavano dei legacci.
    A Verucchio era particolarmente apprezzata l'ambra, a tal punto che serviva per creare o ricoprire vari oggetti che risultano particolarmente antichi. Inoltre, questo materiale, scarso nel territorio italico, ha un valore terapeutico e protettivo. L'ambra viene collegata anche al mito di Fetonte, figlio del dio sole chiamato Elio. Il racconto narra di una mattina, dove Fetonte chiese al padre di poter guidare il carro del sole per un giorno dimostrando così a Epafo di essere il figlio di Elio. Il dio del sole cedette a questa proposta anche se era contrario. Ma Fetonte non era in grado di saper tenere le redini dei cavalli e di conseguenza o andava troppo in alto nel cielo, facendo rabbrividire per il freddo la terra e bruciando così una parete della volta celeste che ha portato alla creazione della Via Lattea; o andava troppo vicino alla terra, sfiorando la Libia da rendere aridi i suoi campi coltivati. Conseguentemente, gli abitanti della terra chiesero aiuto a Zeus per tali avvenimenti particolarmente incresciosi, lui arrabbiato decide di colpirlo con un fulmine che lo incendiò. Fetonte precipitò nell'Eridano (fiume Po). Le sorelle di Fetonte, avvolte da un dolore struggente, non riuscirono a darsi pace e piansero incessantemente lacrime copiose. Gli dei decisero allora, di trasformarle in pioppi i quali disposti lungo la riva del fiume e dove lacrimavano ambra. Inoltre, l'ambra presente a Verucchio testimonia il periodo dell'Orientalismo etrusco che percorre dalla fine del VIII al VII secolo a. C., afferma la capacità di poter provvedere ai circuiti economici e la possibilità di realizzare dei manufatti molto raffinati e sofisticati.
    L'abbigliamento e le usanze etrusche subiscono con il trascorrere del tempo e le influenze della cultura greco-romana. Questo accade anche nella storia del costume Etrusco. Un esempio è la scultura in bronzo di Marte a Todi. L'armatura presenta un metodi allacciatura che ricorda dei bottoni con al centro un foro e stringhe con legacci chiaramente indicati.

    Marte di Todi,
    Statua etrusca, in bronzo, di un guerriero, V secolo a. C. Il guerriero indossa una corazza e un tempo reggeva nella mano destra una patera e nella sinistra una lancia. Sul busto della corazza sono presenti dei cerchi che potrebbero assomigliare a qualche bottone e dovevano fermare l'indumento.


    Un altro esempio Etrusco è il busto di Arrianna. Qui di seguito si possono notare una specie di oggetti circolari che potrebbero essere dei bottoni, sono presenti sulle spalle e braccia attaccati al chitone ionico. Ma non si ha la certezza se siano delle borchie, piccole fibule o altro, non è ancora del tutto chiaro.

    Busto di Arrianna da Falerii Novi, III secolo a. C. Etrusco. Si possono notare diversi elementi che ricordano dei bottoni disposti lungo le spalle e le braccia, applicati sul chitone ionico.

    Dea Diana, statua in terracotta, Etrusca, II-I secolo a. C. Costume tipicamente greco - romano, indossa un chitone ionico con sopra un himation. Sembrano entrambi fissati con una serie di piccoli bottoni circolari lungo le spalle e le braccia su entrambi i lati il primo. Mentre, il secondo solo su un lato.

    Benché, gli esempi citati siano molto scarsi non significa che la civiltà etrusca utilizzasse in maniera sporatica, ma neppure che ne fosse ignara la loro conoscenza e neanche poteva avere quella abitudine acquistata con il passare dei secoli, che abbiamo noi nell'utilizzo dei bottone.
    Pertanto, ancora non si può dire, ne conferma con certezza che gli Etruschi utilizzavano i bottoni per allacciare i loro indumenti.


    Statua etrusca in terracotta di una giovane donna di fine IV-inizio III secolo a.C


    Statua in terracotta di una donna.
    Ultimo terzo del IV sec. a. C.
    Dal deposito votivo nel santuario di Minerva Tritonia, Lavinium
    Museo Archeologico Lavinium,
    Pomezia (RM), Italia.


    Bibliografia

    AZZALI MARIELLA, Dizionario della moda, Bologna, Calderini, 1990, 1ed.
    COSTANTINI MARTA CUOGHI e SILVESTRI IOLANDA, Il filo della storia Tessuti antichi in Emilia Romagna, Bologna, Clueb, 2005, 1 ed.
    ELDERKIN MCK. KATE, "Buttons and Their Use on Greek Garments". American Journal of Archaeology, vol. 32, no. 3, 1928, pp. 333-345. JSTOR, doi:10.2307/497471. Accessed 30 June 2021.
    https://www.jstor.org/stable/497471
    MAUGERI VINCENZO, PAFFUMI ANGELA, Percorsi di storia della moda e del costume, volume 1, Edizioni Calderini edagricole, 2002, Milano.

    Aggiornamento del 09/09/2021.
    Aggiornamento del 30/01/2022.