sabato 18 febbraio 2023

Belle Époque


Illustrazione di un bottone in stile Liberty.


Durante il periodo della Belle Époque (Epoca Bella, 1871-1914 circa), in Europa, se pur rifacendosi con un termine tipicamente francese si manifesta anche negli USA con il Gilded Age (Età dell'oro), in Messico con il Porfiriato, in Gran Bretagna con Età Vittoriana (1832-1901) e Età Edoardiana (1901-1910),  mentre in Italia viene suddiviso in due periodo ovvero Età Umbertina (1878-1900 circa) e l'Età Giolittiana (prende il nome dal politico italiano Giovanni Giolitti e va dal 1903 al 1914). Questo periodo nasce in Francia era un periodo ricco di scoperte, ricerche, invenzioni tecnologiche e sperimentazioni in molti campi quali non si possono citare tutti, ma soprattutto scientifici, tecnologici, artistici e industriali. Tali progressi hanno permesso di avere a tutti noi un notevole miglioramento sociale come l'illuminazione elettrica, la radio, l'automobile e tutte quelle comodità che attualmente forse diamo per scontato, prima di allora non esistevano. Pertanto la situazione iniziava a cambiare con l'arrivo del '900 si iniziano a creare delle tensioni sul pino commerciale e finanziario per il predomino coloniale.
La moda di questo periodo prevedeva che nulla era dato al cosa un abito per ogni occasione e gli accessori dovevano stare al loro seguito, quindi si adattavano perfettamente mise.
Per tale motivo le donne utilizzavano i bottoni sulla biancheria intima, sui vestiti da giorno, da pomeriggio e da sera. L’uomo, invece, adottava i bottoni a quattro fori, che sono come quelli che utilizziamo tuttora.
I bottoni dell'Art Nouveau o stile Liberty hanno una qualità nettamente inferiore rispetto a quelli realizzati in epoche precedenti, ma i progressi tecnologici e creativi (forme, colori e dimensioni) che seguono i diversi movimenti artisti lasciano la loro traccia grafica anche su queste piccole opere d'arte. Questi bottoni potevano essere realizzati in metallo (ferro ed ottone), corno, guscio di tartaruga, vetro che poteva essere colorato oppure rifinito in metallo, galalite ed infine in smalto.
In Italia, dove era sviluppata una certa tradizione vetraria veneziana, dopo la metà del XIX secolo, Ercole Moretti, sviluppa una serie di bottoncini piatti, a cupola e a pallina di vetro variamente decorati. Venivano apprezzati nelle zone limitrofe che esportati all'estero.
I temi trattati in questi bottoni sono le donne dai lunghi capelli fluttuanti, i fiori, come ad esempio le orchidee, le rose, i gigli e gli animali come il pavone, le farfalle, il serpente e le libellule.
In questo periodo andava di moda utilizzare nei capi d'abbigliamento sportivi dei grandi bottoni in celluloide bianca, trasparente oppure colorata al posto della madreperla e del guscio di tartaruga.
Questo materiale divenne molto popolare all'inizio del XX secolo fino a che non si scoprì che era altamente infiammabile.
Le donne per la loro toilette utilizzavano pochi bottoni, ma molto importanti. Quest'ultimi potevano essere in oro e in argento, decorati con motivi decorativi in smalto color seppia, trasparente, con dei leggeri motivi floreali e con i bordi rifiniti da piccoli diamanti sfaccettati.
Questa tipologia di bottone è stata progettata da Fabergè, un orafo russo di origine francese, il cui nome compare in occasione dell’Esposizione Universale del 1900 a Parigi.
Un'altra figura creativa era Lalique, i suoi bottoni erano più accessibili a livello economico e altrettanto prestigiosi, venivano ornati con profili femminili dai capelli lunghi, dalle donne “floreali”, dalle “libellule”, dalle cornici di fiori, dai movimenti flessuosi dallo stile Liberty.
Sono ricomparsi sempre in questo periodo storico i bottoni in marcasite, famosi nel Settecento. Inoltre venivano utilizzati i bottoni in strass tipici della Belle Epoque che venivano anche definiti “pietre del Reno”.
I bottoni prodotti in marcasite, in vetro e in smalto non facevano parte integrante dell'indumento, ma erano acquistati a parte e conservati in scatoline speciali e cuciti successivamente all'occorrenza.
In questo periodo storico popolavano i famosi stilisti Poiret e Fortuny che si ispiravano all'arte orientale e all'esotismo. I bottoni spaziavano dai soggetti russi a quelli africani. Inoltre si poteva notare un ritorno all’antico, alle raffigurazioni delle teste di leoni assiri e alla presenza di alcuni stilemi di gusto rinascimentale. L’influenza più forte all’inizio del secolo era quella dell’arte giapponese. In particolare, il parigino Paul Poiret (1879-1944) produceva bottoni intrecciati con fili di seta colorata ed impreziositi con oro ed argento per donare fascino, lusso ed eleganza.
La Mode Illustrée del 31 dicembre 1911, in un articolo, cita: “Bottoni in gran quantità, di tutte le forme e di ogni dimensione a partire dai bottoncini della tonaca da prete fino a dischi che misurano ben 7 cm di diametro. Molti vestiti sono abbottonati per tutta la lunghezza, davanti nel mezzo o di lato, in linea diritta o in sbieco. Spesso i bottoni sono assortiti alla toilette nel colore della passamaneria, oppure ricoperti dello stesso tessuto; altre volte ancora di tessuto diverso e di colore contrastante, oppure vengono scelti tra “modelli” di haute fantasie che sono innumerevoli. Come ultima novità vengono citati i bottoni di cristallo tagliati a scodella, quelli in argento “vecchio” cesellati, altri tutti di strass e i bottoncini di madreperla colorati piatti, convessi o a pallina. Gli immensi bottoni di tartaruga bionda o variegata che valgono fino a 90 franchi alla dozzina! Non si possono dimenticare i bottoni in “galalite”, composizione variamente colorata e marmorizzata che presenta la curiosità di essere ricavata dalla caseina indurita, raccolta dai “complessi lattiferi” della Repubblica Argentina e che seccata e insaccata viene spedita ai fabbricanti francesi che la lavorano trasformandola in materiale duro che ha l’apparenza dell’agata e di cui sarà impossibile, almeno di non essere maghi indovini (e ancora!) capirne la singolare origine”.
Negli anni '10 del Novecento le signore non esitavano ad utilizzare bottoni di strass, di cristallo, d’agata, di corniola o di corno inciso e scolpito.
I bottoni più apprezzati erano quelli realizzati in bachelite a forma di frutta: nocciole, meline, fragole e ciliegie. Questo materiale era apprezzato per la sua malleabilità ed era facile da tingere. Inoltre venivano utilizzati bottoni in passamaneria e in corozo, quest'ultimi specialmente nei cappotti. Nel 1913 i bottoni di perla erano molto apprezzati, di conseguenza si cercava di imitarli con materiali differenti come porcellana, legno, vetro, jais o perle vere. La forma, poteva variare da rotonda, tubulare, cabochon, regolare e barocca. Con l'avvento della Prima Guerra Mondiale, la moda dei bottoni subì dei drastici cambiamenti, diventarono a forma di oliva, di piccole ghiande e di palla, i materiali erano la giada, l’osso ed il legno.
In questo periodo, una recente invenzione veniva messa in commercio era il bottone a pressione, brevettato dopo il 1870. Era e lo è ancora tuttora indiscreto, poco ingombrati e rapido da allacciare. Infatti, alcuni li chiamato con l'appellativo di “bottoncini tac”. Questa tendenza ad aggiungere dei nuovi macchinari e materiali all'industria bottonaia porteranno in seguito a dei nuovi cambiamenti per gli anni successivi.  

Bibliografia

DE BUZZACCARINI VITTORIA e MINICI ISABELLA ZOTTI, Bottoni & bottoni, Modena, Zanfi, 1995, 2 ed.
EPSTEIN DINA e SAFRO MILLICENT, Buttons, New York, Harry N. Abrams Inc., 1991.
FERRIGNI PIETRO COCCOLUTO, I Bottoni nell'arte e nella storia, Napoli, Colonnesse, 1993, 2 ed.

Aggiornamento del 28/02/2023.

Nessun commento:

Posta un commento