sabato 18 febbraio 2023

Anni '60


Illustrazione di alcuni bottoni.

Negli anni Sessanta i bottoni vengono largamente sostituiti con la cerniera oppure sono presenti, ma meno vistosi. Molti bottoni sono con i quattro fori perpendicolari due a due sul centro, a semisfera e piatti, mentre quelli a pressione sono grossi, color del ferro e allacciano i blue-jeans e i giubbotti di denim.
I bottonifici industriali non offrivano un'adeguata rischiata del mercato della moda. Si producevano dei buoni bottoni, non stingono, non si opacizzano e non arrugginiscono. Inoltre il bottone si doveva adattare perfettamente alla macchina per essere attaccato all'indumento. Era di consueto nel pronto moda che i bottoni venissero uniti dalle macchine da cucire.
Le resine ureiche hanno sostituito la galalite negli anni '40. Mentre nei primi anni Cinquanta le resine acriliche, come la galalite, si sono confermate altrettanto valide per la loro lucentezza e la resistenza. La più conosciuta era il plexiglass per la sua trasparenza. Questo materiali sostituisce la fragilità del vetro. Inoltre, compaiono i bottoni in poliestere, nylon e acetati. Questi materiali incontrano l'apprezzamento dei produttori; gli acetati hanno qualità cromatiche come l'effetto traslucido, mentre i poliesteri sono di basso costo e di notevole facilità lavorazione e di conseguenza permettevano una maggiore produzione in serie.
Dal 1960 a Londra c'è il Button Queen, una bancarella che vende bottoni da collezione. Toni Eritbche era il proprietario, per anni proponeva bottoni nei famosi mercati della città da Portobello a Bermondsey . Commerciava anche bottoni nuovi e italiani.

Bibliografia

DE BUZZACCARINI VITTORIA e MINICI ISABELLA ZOTTI, Bottoni & bottoni, Modena, Zanfi, 1995, 2 ed.
EPSTEIN DINA e SAFRO MILLICENT, Buttons, New York, Harry N. Abrams Inc., 1991.
FERRIGNI PIETRO COCCOLUTO, I Bottoni nell'arte e nella storia, Napoli, Colonnesse, 1993, 2 ed.

Aggiornamento del 28/02/2023.
Aggiornamento del 1/03/2023.

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