sabato 18 febbraio 2023

Anni '20 e i bottoni pratici


Illustrazione di un bottone della fine degli anni '20, riproduce su metallo la raffigurazione di un aeroplano e verniciato di rosso. Rappresenta la mobilità su celo ricercata per secoli dall'essere umano giunta la prima attraversata dell'Oceano Atlantico nel 1927 da Charles Augustus Lindbergh. Con questo bottone forse si vuole ricordare la conquista di un grande traguardo, ovvero il raggiungimento e il superamento di un limite dell'umanità, che equivale la possibilità di volare e raggiungere delle mete in poco tempo fino a prima irraggiungibili.  



Italia, in seguito alla fine della Prima Guerra Mondiale era pervasa da una forte crisi economica, dalla disoccupazione e dalle lotte sociali (movimenti sociali e i partiti di massa). Tutto questo influenzo in parte anche la moda e gli accessori che la arricchivano.
Negli anni '20, molti dei capi d’abbigliamento femminile, in particolare quelli sportivi, erano chiusi con bottoni, spesso messi al lato sinistro accanto alla cucitura per non essere visti, oppure come decorazione. Una moda dell’epoca era i bottoni da giarrettiera che incarnavano a pieno lo spirito irriverente e la libertà sessuale degli anni '20, essi si nascondevano sotto la gonna e stupivano con messaggi sfrontati o con il faccino di Betty Boop ai fortunati che riuscivano a vederli.
In questi anni andavano molto di moda i bottoni automatici che sono stati scoperti nell'Ottocento.
Le paste sintetiche permettevano molteplici forme di bottoni e sostituirono gli altri materiali con l'aggiunta di pagliuzze metalliche. Le combinazioni dei colori prevalenti erano il bianco e il nero, il bianco e il blu, il marrone e il beige, il rosso e il blu. I materiali artificiali erano duttili e permettevano la creazione di motivi geometrici (cubi e piramidi) sul bottone.
Vengono introdotti in commercio in questo periodo storico i materiali sintetici essendo estremamente duttili e si adattano perfettamente a qualsiasi forma li si voglia dare. Pertanto gli anni '20 erano uno sbizzarrissi di bottoni di tutte le forme e colori partendo da motivi geometrici, applicazioni vari, rotondi, debordato disegni inconsueti. Inoltre erano presenti anche dei volumi geometrici a tre dimensioni come cubi e piramidi con spigoli oppure con gli angoli smussati.
Nel 1925 i bottoni assolvono una funzione ornamentale, ma non per questo spariscono i solito, pertanto restano sempre presenti quelli pratici che assolvono la loro scopo.
La moda del momento voleva o per lo mene sono presenti in alcune fotografie ed illustrazioni delle allacciature asimmetriche su gonne, giacche, giacconi e abiti.
I fabbricanti di bottoni e gli artigiani dell'alta moda provvedevano e si assicuravano le materie prime adatte a loro. Utilizzavano barre o lastre di galalite dove ne ricavavano le forme, passate su tornio oppure su stampi metallici riscaldati in forni da laboratorio.
I sarti solitamente producevano la giacca a monopetto con tre bottoni di corozo e dove veniva allacciato solo un bottone, quello di mezzo. Questo nel caso in cui veniva indossata. Il marchio distintivo del sarto che la realizzava si poteva notare alche dal bottone che portava inciso il suo nome. Pertanto dove dove cerano i bottoni si poteva capire chi vestiva la persona. Quindi anche sui pantaloni, taschini interni ed esterni, ovunque siano; se il sarto utilizzava dei bottoni marchiati e se una persona dall'occhio attento capiva subito da quale sartoria si vestiva.
Nel frattempo, si iniziava a riprodurre ed ad imitare quasi alla perfezione i materiali naturali; ottenute con delle paste sintetiche che imitavano in particolare la madreperla. Ottennero un grande successo, anche se la madreperla pura è più tenace e resistente. Nelle mercerie veniva venduta in delle confezioni da sei bottoncini cuciti su cartoncini ricoperti di carta d'argento. Solitamente venivano cuciti su gilet e frac.
Il bottone nella anni Venti è ancora presente e adatto a tutte le occasioni sia sportive che eleganti.
Alcuni sostengono che gli uomini degli anni '20 vestiti di tutto punto potevano arrivare a contare su di sé non meno di quaranta bottoni. In generale i bottoni nelle mutande si utilizzavano quelli in osso, per le camice erano in madreperla, mentre per le giacche, pantaloni, panciotto e paletot erano in corozo oppure in metallo. Pertanto erano di cuoio per l'abbigliamento sortivo o da pioggia, e in passamaneria venivano utilizzati per la marsina a coda di rondine.
Verso il finire degli anni Venti compaiono i bottoni ricamati e in filigrana.
La stilista che ha creato nuovi stili di bottoni durante gli anni Venti ovvero dal 1927 è stata Elsa Schiapparelli che collaborava insieme a Jean Clement nel creare nuovi stili di bottoni. Lui fu il migliore e geniale disegnatore di accessori di Parigi, ha lavorato solo per lei. Insieme a queste due menti fondamentali, incredibilmente geniali e creative si erano ispirati all'arte, soprattutto al Surrealismo di Salvator Dalì per elaborare dei bottoni visti come delle maniglie del celeberrimo disegno “la città dei cassetti”. In quel periodo venivano creati di tutti i modelli e colori, resi luminosi grazio all'impiego di una particolare verniciatura al fosforo. Spesso i bottoni firmati dalla Schiapparelli venivano laccati su basi in legno intagliato, di alluminio o di metallo, talvolta erano di cellulosa, di porcellana, di ambra, di vetro colorato di giada bianca, di ceralacca, galalite e bakelite. Utilizzava anche la tecnica manuale di pirografia su dei bottoni in legno. Con questo connubio geniale di surrealismo fu per la prima volta che si poterono trovare delle allacciature insolite su tailleur e cappotti come limoni, aranci, pompelmi e melograni di ceramica. Sicuramente questo fu un periodo pieno di inventiva spiritosa e in quanti hanno avuto l'occasione di poterci lavorare e a produrli come i creatori delle opere e oppure addirittura indossarli senz'altro si siano divertiti o almeno così si potrebbe ipotizzare. Mentre negli anni Trenta avevano inventato i bottoni a forma di lacci da scarpe, di fermacarte in cristallo con i fiori, cucchiai, ballerine, cavallini, e lecca-lecca. Inoltre, producevano delle campanelle, i sugheri, le graffette, il segno del dollaro in metallo dorato, i chicchi di caffe e le drupe del cinnamomo (la pianta della cannella). Infine aveva pensato di produrre i bottoni in cuoio dedicati ai capi d'abbigliamento sportivi, realizzati unendo la pelle al tessuto con cucitura a due aghi realizzati dal sellaio. Così in generale una persona poteva ritrovarsi ad indossare gli alamari e i bottoni in pelle di coccodrillo su un vestito da pomeriggio in lana nera.


Bibliografia

DE BUZZACCARINI VITTORIA e MINICI ISABELLA ZOTTI, Bottoni & bottoni, Modena, Zanfi, 1995, 2 ed.
EPSTEIN DINA e SAFRO MILLICENT, Buttons, New York, Harry N. Abrams Inc., 1991.
FERRIGNI PIETRO COCCOLUTO, I Bottoni nell'arte e nella storia, Napoli, Colonnesse, 1993, 2 ed.

Aggiornamento del 28/02/2023.

Nessun commento:

Posta un commento