venerdì 26 maggio 2017

I bottoni di Adamo ed Eva

Adamo ed Eva di Hans Baldung Grien del 1525, Museo di
Belle Arti di Budapest (Szepmueveszeti Muzeum).
“Adamo ed Eva di lì a poco, si vergognano del nudo, il quale costituisce il primo elemento dell'arte; e ricorsero alla foglia di fico... rimedio peggiore del male, perché le mezze nudità sono sempre più maliziose delle nudità intere; e, ad ogni modo, la foglia di fico resse pochissimo tempo al suo posto, com'era da aspettarsi, per l'impossibilità di fissarsela addosso stabilmente. Se la nostra prima madre si fosse potuta abbottonare la foglia, forse il genere umano avrebbe evitato le conseguenze del peccato originale.”

Pietro Coccoluto Ferrigni, I Bottoni nell 'arte e nella storia, Napoli, Colonnese, 1993, cap. Influenza dell'arte sullo sviluppo dei bottoni, cit. p. 16.

Inizialmente uomini e donne si abbottonavano gli indumenti addosso con spine vegetali, lische di pesce, piccoli pezzi di ossa, punte di corna, pietre, conchiglie, pezzi di ramo, eccetera.
Tutto fu utilizzato per fermare in qualche modo le pelli che riparavano dal freddo. Inoltre, più comunemente, vennero utilizzati nastri, corde, fasce, bende, strisce e cinghie.
Con l'evoluzione del tempo balenò l'idea di qualche bottone, scoperto archeologicamente nelle grotte, di forma cilindrica, sommariamente intagliato in osso di cervo o di renna.
Il primo esempio di bottoni è dato da una testimonianza rinvenuta presso la grotta di Nahal Hemar, in Israele, risalente al 6500 a. C. circa. Il ritrovamento comprende una borsa in lino non tessuto, intrecciata con l'ausilio di aghi e provvisto di bottoni in pietra.
Nel Eneolitico (4000-3000 a. C.) i bottoni sono in osso, pietra, corno ed ambra. Questi bottoni sono stati ritrovati in Italia, in Sardegna, in alcune grotte che fungevano da tombe.
Dal Neolitico (6000-4000 a. C.) fino al periodo del Campaniforme (Età del Rame 2600-1900 a. C. circa), sono stati ritrovati dei bottoni che venivano utilizzati anche nel campo dell'abbigliamento sono in osso ed avorio, quest'ultimo ha un corpo centrale rotondo con un unico foro a “V” e con delle alette marginali a trapezio. Questa forma è definita a “tortue” per il fatto che alla prima persona che l'ha vista, P. Helena, ha ricordato la sua forma di una tartaruga che veniva applicata sulle vesti in onore di un culto primitivo di questo animale. Un'altra ipotesi, invece, fa pensare ad un “antropomorfo stilizzato” come viene definito da J. Romeo e da O. da Veiga, i quali hanno studiato i numerosi oggetti similari rinvenuti anche in Portogallo.
Un altro tipo di bottone prodotto e ritrovato in tutta la Sardegna è quello biforato, di forma ovale e con le alette laterali. Di questo bottone, ne sono stati ritrovati quattro esemplari nel sito archeologico del cimitero presente nella necropoli di Anghelu Ruju.
Sono stati ritrovati anche dei bottoni in osso di varie tipologie. La prima è composta da un bottone emisferico biforato presente nella tomba di Anghelu Ruju e di Crocifissu Mannu. Si ipotizza che questo bottone provenga dalle regioni dell'Aude dello Hérault e dei Pirenei orientali, dove ne sono rivenuti molteplici esemplari che si sono diffusi successivamente attraverso il commercio marittimo a est del Rodano e a ovest verso la Spagna e il Portogallo. Il secondo bottone è ellittico, biforato, con due brevi sporgenze acute sul diametro maggiore e potrebbe avere origine nel Midi (Francia meridionale). Inoltre esiste un bottone di forma romboidale ritrovato solamente in una tomba di Anghelu Ruju, a Eontboüisse-Gard, in dolmens, dell'Aveyron-Grand Causses, simile agli esemplari di Vila Nova de Sâo Pedro, in Portogallo.
La particolarità di questi bottoni in osso è quella che possono avere svariate forme rispetto a quelli di forma concentrica anche se quest'ultimi sono più raffinati nel loro gusto estetico.
Inoltre in Sardegna, nella tomba presente nel sito archeologico della necropoli di Su Crucifissu, sono stati rinvenuti a Anghelu Ruju, nella grotta di S. Elia di Cagliari e nel villaggio di cultura Ozieri di S. Anna Arresi, dei bottoni con una perforazione a “V” definita “a tortue antropomorfo”.
Sono stati trovati 49 bottoni in osso, in avorio e forse in conchiglia. Le tipologie sono differenti: 17 bottoni sono in forma emisferica e circolare, uno è ellittico da Padru Jossu, tre sono a crescente o bipenne, 28 bottoni sono “en tortue” ed ad alamaro. Solitamente la perforazione è rettilinea, a “V”, e in un unico caso è praticata una perforazione a clessidra (bottone di Ponte Secco).
I bottoni erano attaccati a delle specie di camice o delle vesti per l'uomo, altri erano nei corsetti o servivano per allacciare delle gonne per le donne.
Nella Buca Tana di Maggiano sono stati rinvenuti sei bottoni in steatite, con una perforazione a V, di forma circolare e a sezione conica. Un altro esempio è nella Grotta Fontino, a Montepescali dove sono stati rinvenuti due bottoni a “tortue” in osso con una perforazione a “V”.


Bibliografia e sitografia

ANAWALT PATRICIA RIEFF, Storia universale del costume abiti accessori dei popoli di tutto il mondo, trad. it. di Simonetta Bertoncini e Marcello Balbi, Milano, Mondadori Electa, 2008, 1 ed.
AZZALI MARIELLA, Dizionario della moda , Bologna, Calderini, 1990, 1 ed.
FERRIGNI PIETRO COCCOLUTO, I Bottoni nell'arte e nella storia, Napoli, Colonnesse, 1993, 2 ed.
BELLINSTANI PAOLO, ANGELINI IVANA, ARTIOLI GILBERTO E POLLA ANGELA,
Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria atti della XXXXIX riunione scientifica materie prime e scambi nella preistoria italiana nel cinquecentenario della fondazione dell'Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria Firenze 25-27 novembre 2004, estratto Firenze 2006 “Origini deimateriali vetrosi italiani: esotismi e localismi”, Atti della XXXIX riunione scientifica Materie prime e scambi nella Preistoria italiana, Firenze 25-27 novembre 2004,
BELLINSTANI PAOLO, ANGELINI IVANA, ARTIOLI GILBERTO E POLLA ANGELA, Bollettini del Centro Polesano di Studi Storici Archeologia ed Etnologici Rovigo Padvsa, estratto “Bottoni conici e perle in glassy faience dellefasi iniziale e piena della media età del bronzo dell'Italiacentrale tirrenica: archeologia ed archeometria”, 2005
Bullettino di Paletnologia Italiana da Istituto Nazionale Archeologia e Storia dell'Arte, Forgotten, 2013 1 ed. 1875

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