Adamo ed Eva di Hans Baldung Grien del 1525, Museo di Belle Arti di Budapest (Szepmueveszeti Muzeum). |
Pietro Coccoluto Ferrigni, I Bottoni
nell 'arte e nella storia, Napoli, Colonnese, 1993, cap. Influenza
dell'arte sullo sviluppo dei bottoni, cit. p. 16.
Inizialmente uomini e
donne si abbottonavano gli indumenti addosso con spine vegetali,
lische di pesce, piccoli pezzi di ossa, punte di corna, pietre,
conchiglie, pezzi di ramo, eccetera.
Tutto fu utilizzato per
fermare in qualche modo le pelli che riparavano dal freddo. Inoltre,
più comunemente, vennero utilizzati nastri, corde, fasce, bende,
strisce e cinghie.
Con l'evoluzione del
tempo balenò l'idea di qualche bottone, scoperto archeologicamente
nelle grotte, di forma cilindrica, sommariamente intagliato in osso
di cervo o di renna.
Il primo esempio di
bottoni è dato da una testimonianza rinvenuta presso la grotta di
Nahal Hemar, in Israele, risalente al 6500 a. C. circa. Il
ritrovamento comprende una borsa in lino non tessuto, intrecciata con
l'ausilio di aghi e provvisto di bottoni in pietra.
Nel Eneolitico (4000-3000
a. C.) i bottoni sono in osso, pietra, corno ed ambra. Questi bottoni
sono stati ritrovati in Italia, in Sardegna, in alcune grotte che
fungevano da tombe.
Dal Neolitico (6000-4000
a. C.) fino al periodo del Campaniforme (Età del Rame 2600-1900 a.
C. circa), sono stati ritrovati dei bottoni che venivano utilizzati
anche nel campo dell'abbigliamento sono in osso ed avorio,
quest'ultimo ha un corpo centrale rotondo con un unico foro a “V”
e con delle alette marginali a trapezio. Questa forma è definita a
“tortue” per il fatto che alla prima persona che l'ha vista, P.
Helena, ha ricordato la sua forma di una tartaruga che veniva
applicata sulle vesti in onore di un culto primitivo di questo
animale. Un'altra ipotesi, invece, fa pensare ad un “antropomorfo
stilizzato” come viene definito da J. Romeo e da O. da Veiga, i
quali hanno studiato i numerosi oggetti similari rinvenuti anche in
Portogallo.
Un altro tipo di bottone
prodotto e ritrovato in tutta la Sardegna è quello biforato, di
forma ovale e con le alette laterali. Di questo bottone, ne sono
stati ritrovati quattro esemplari nel sito archeologico del cimitero
presente nella necropoli di Anghelu Ruju.
Sono stati ritrovati
anche dei bottoni in osso di varie tipologie. La prima è composta da
un bottone emisferico biforato presente nella tomba di Anghelu Ruju e
di Crocifissu Mannu. Si ipotizza che questo bottone provenga dalle
regioni dell'Aude dello Hérault e dei Pirenei orientali, dove ne
sono rivenuti molteplici esemplari che si sono diffusi
successivamente attraverso il commercio marittimo a est del Rodano e
a ovest verso la Spagna e il Portogallo. Il secondo bottone è
ellittico, biforato, con due brevi sporgenze acute sul diametro
maggiore e potrebbe avere origine nel Midi (Francia meridionale).
Inoltre esiste un bottone di forma romboidale ritrovato solamente in
una tomba di Anghelu Ruju, a Eontboüisse-Gard, in dolmens,
dell'Aveyron-Grand Causses, simile agli esemplari di Vila Nova de Sâo
Pedro, in Portogallo.
La particolarità di
questi bottoni in osso è quella che possono avere svariate forme
rispetto a quelli di forma concentrica anche se quest'ultimi sono più
raffinati nel loro gusto estetico.
Inoltre in Sardegna,
nella tomba presente nel sito archeologico della necropoli di Su
Crucifissu, sono stati rinvenuti a Anghelu Ruju, nella grotta di S.
Elia di Cagliari e nel villaggio di cultura Ozieri di S. Anna Arresi,
dei bottoni con una perforazione a “V” definita “a tortue
antropomorfo”.
Sono stati trovati 49
bottoni in osso, in avorio e forse in conchiglia. Le tipologie sono
differenti: 17 bottoni sono in forma emisferica e circolare, uno è
ellittico da Padru Jossu, tre sono a crescente o bipenne, 28 bottoni
sono “en tortue” ed ad alamaro. Solitamente la perforazione è
rettilinea, a “V”, e in un unico caso è praticata una
perforazione a clessidra (bottone di Ponte Secco).
I bottoni erano attaccati
a delle specie di camice o delle vesti per l'uomo, altri erano nei
corsetti o servivano per allacciare delle gonne per le donne.
Nella Buca Tana di
Maggiano sono stati rinvenuti sei bottoni in steatite, con una
perforazione a V, di forma circolare e a sezione conica. Un altro
esempio è nella Grotta Fontino, a Montepescali dove sono stati
rinvenuti due bottoni a “tortue” in osso con una perforazione a
“V”.
Bibliografia e sitografia
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Storia universale del costume abiti accessori dei popoli di tutto il
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BELLINSTANI PAOLO,
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Firenze 25-27 novembre 2004, estratto Firenze 2006 “Origini deimateriali vetrosi italiani: esotismi e localismi”, Atti della XXXIX
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BELLINSTANI PAOLO,
ANGELINI IVANA, ARTIOLI GILBERTO E POLLA ANGELA, Bollettini del
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Bullettino di
Paletnologia Italiana da Istituto Nazionale Archeologia e Storia
dell'Arte, Forgotten, 2013 1 ed. 1875
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