domenica 2 luglio 2017

Bottoni: status symbol


Macè Maillard del 1271 
situata a Villeneure Church, 
Nantes, Pays de la Loire, 
Francia.
I bottoni durante l'inizio del XIV secolo, questo accadeva solo in alcune donne che ne facevano un uso sproposito. Infatti, i produttori di bottoni facevano dei buoni affari. Tant'è che Francesco Berni che era uno scrittore e poeta del XVI secolo consiglia nelle sue Rime Burlesche "una casacca alla turchesca co' botton fino in terra e con gli ucchiegli". 
Queste donne utilizzavano fino a 38 bottoni sulla parte davanti, 20 su ogni manica, uno per ogni piega, intorno al collo. Questi bottoni venivano indossati come dei gioielli.
Questo accadde con la scoperta dell'America che favorì il traffico di oro e pietre preziose, i fabbricanti di bottoni si sbizzarrirono nelle forme e nelle lavorazioni che erano ogni volta più complesse e ricche, i bottoni diventano un elemento importante per l'abbigliamento e aumentarono anche le loro dimensioni. Vengono distribuiti, come ornamento, anche sui capelli e persino su berretti e fazzoletti; mentre le classi inferiori usavano bottoni di osso, legno, rame, bronzo, stagno, ottone, ferro, peltro e cuoio.
I produttori di bottoni sono i gioiellieri, i lavoratori di smalto, i ramai, i falegnami e i produttori di giocattoli. Anche i produttori dei materiali semplici come il corno e le ossa. Nel XIII secolo è stato deciso che il corno, l'osso e l'avorio sarebbero stati riservati per i produttori dei rosai, mentre per i bottoni venivano riservati il rame, l'ottone e l'osso.
Invece, nelle oreficerie si utilizzavano metalli preziosi e il vetro. I bottoni semplici realizzati in legno o in ferro erano rivestiti di uno strato di tessuto, che era intrecciato, uno tecnica che si chiama passamaneria.
Strass e mosaico di marmo sono stati apprezzati anche se l'oro è rimasto il numero uno per la realizzazione dei bottoni e dei gioielli. L'orafo era il re dei bottoni.
Nel 1440 i bottoni sono stati utilizzati sulle maniche staccate e provviste di spacchi e di lacci, ne comparivano dai 20 ai 50 pezzi.
Il Rinascimento li vuole sempre più sfarzosi, eseguiti su ordinazione con pietre preziose incastonate.

Particolare del monumento di
Sir Richard de Willoughby, nella chiesa di Willoughby,
XIV secolo circa.

Durante quest'epoca i bottoni erano un elemento importante, anche per le classi più povere della borghesia, le quali ci tenevano molto a mostrare dei bellissimi bottoni che attaccavano e staccavano all'occorrenza. I bottoni in questo periodo diventano un bene prezioso ed era considerato un buon investimento economico per il fatto che erano facili da nascondere in caso saccheggio, comodi da portar via in caso d'improvvisa fuga ed emergenza, venivano utilizzati come merce di scambio al posto del denaro. Inoltre, i bottoni facevano parte di alcuni corredi nuziali o della dote, come per esempio in Italia ed in particolare in Liguria, in Alto Adige e in Sicilia.
I bottoni non venivano cuciti sulle vesti con il filo, ma venivano inseriti in degli occhielli con asola di metallo per mezzo di una stanghettina dello stesso materiale del bottone.
Con il tempo, il bottone fu sempre più carico di significato, non solo come status symbol, ma anche come manifestazione della personalità, della appartenenza ad un determinato gruppo o dei propri sentimenti. 
Si dice che Enrico III, re di Francia tra il 1574 e il 1589, alla morte della sua amata, chiese al suo gioielliere di creare dei bottoni in argento a forma di teschio da utilizzare nella cerimonia funebre in dimostrazione del proprio dolore, iniziando una vera e propria moda.
Luigi IX di Francia, nominato re santo, (1214-1270), si narra che quando lui si doveva presentare davanti al sultano, si fece confezionare un indumento ricoperto interamente di due dozzine di bottoni d'oro per sembrare più forte e ricco del sultano.

Giovanna D'Aragona, attribuito a R. Sanzio,
1518, Musée du Louvre, Parigi. 


Nel 1387 Caterina Porta portava in dote un guarnaccone (specie di mantello pesante) celeste, con pomelli (bottoni rotondi a forma di pomo) di perle.
Si racconta nella novella CXXXVII di Francesco Sacchetti del 1399 la vicenda particolare di un notaio fiorentino il quale contestava a una dama che indossava un numero di bottoni superiore a quello consentito. Lui si senti rispondere dalla signora che quanto andava ad indicare erano delle coppelle, quindi non dei bottoni, ma semplici ornamenti e perciò non dovevano essere fuori legge. 
Il papa Clemente VII (1478-1534) si faceva realizzare i suoi bottoni uno ad uno da un rinomato scultore, Benvenuto Cellini.
Nel XIV secolo, una dama chiese ad un orafo chiamato Pierre di realizzarli venti bottoni d'oro per allacciare una sopraveste, nove allacciature, cinquanta peroli con perle. Tutto questo doveva essere fatto per il marito.
Negli inventari monzesi del XV secolo sono elencati quattro vesti con bottoni d’argento variano di numero da 40 a 126, riconsegnate alla vedova di Nicola Lugoza. Il marito è venuto a mancare poiché è stato giustiziato per cospirazione contro il duca di Milano.
Nei mantelli femminili, i bottoni d’argento dorato o di perle si riconoscevano dalla loro lunghezza, partivano sulla spalla e terminavano in gola.
Isabella d’Este, marchesa di Mantova, (1474-1539), arriva ad inserire più di venti bottoni preziosi, a puro scopo ornamentale. Si narrano nelle cronache Vallonico, del principe e del duca di Savoia, i quali sfoggiasse a Venezia, di ritorno dall’Ungheria, un colletto di cuoio, abbottonato sul davanti con bottoni dorati. In una sua camora (abito aderente in uso nel 1400) era costellata da 609 bottoni d'oro con asole fittissime, come era sua consuetudine in quel periodo storico.

Apoteosi di Sant'Orsola e delle sue compagne, di Vittore Carpaccio,
del 1491, Galleria dell'Accademia di Venezia.

Nel XVI secolo, ci fu una rinascita per la realizzazione dei bottoni con la tecnica dello smalto, come il cloisonne. Infatti, Francesco I di Francia si pensa che possedesse e indossasse le prime pamres apparse sul mercato. Nel 1566, suo nipote, Carlo IX regolò il lavoro dei bottonai smaltatori di Parigi e il fratello di questo ultimo, invece nell'aprile 1583, Enrico III, istituzionalizzò con delle leggi la produzione e l’uso di bottoni in smalto, vetro e cristallo.
Le donne non maritate del Cinquecento avevano l'abitudine di caricarsi di orpello appariscenti quali catene, collane, bottoni d'oro e granate, ma senza smalti.
In questo periodo storico andava l'uso dello strascico di conseguenza per consentire di raccogliere e affrancare quest'ultimi sul dietro dell'indumento toccava applicare un grosso bottone di diverso materiale il quale poteva essere d'oro o d’avorio.
Infine, in Inghilterra per ovviare ad una brutta abitudine vale a dire di pulirsi il naso con la manica, la regina Elisabetta aveva messo in auge i bottoni sui polsi per le uniformi militari.  

Bibliografia e sitografia

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DE BUZZACCARINI VITTORIA e MINICI ISABELLA ZOTTI, Bottoni & bottoni, Modena, Zanfi, 1995, 2 ed.
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FERRIGNI PIETRO COCCOLUTO, I Bottoni nell'arte e nella storia, Napoli, Colonnesse, 1993, 2 ed.
FRUGONI CHIARA, Medioevo sul naso Occhiali, bottoni e altre invenzioni medievali, Bari, Gius. Laterza & Figli, 2001, 1 ed.
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READ BRIAN, Metal Buttons c.900 BC-c.AD 1700, Somerset, Portcullis, 2010, 2 ed.
http://www.placidasignora.com/2007/11/21/storia-del-bottone/
https://it.wikipedia.org/wiki/Bottone

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