martedì 6 marzo 2018

Bottoni Rococò


Aggiungi didascalia  Incisione pubblica da W.
 Humphrey, del 1777, intitolata Steel Buttons-
Coup de Bouton, mostra una donna abbagliata da
raggi del sole clie riflettono sui bottoni in acciaio.
Nel 1730 i bottoni utilizzati erano particolarmente fastosi e da questo si poteva verificare lo stato sociale della persona che li indossava, attraverso la loro stravaganza. Questi bottoni potevano essere fatti con le gemme preziose o di vetro. Un gioielliere parigino, rinomato in quel periodo, era Georges Frédéric Strass che riuscì a trasformare la propria professione in un'arte vera e propria, riproducendo i suoi lavori in serie. Il suo primo impulso era quello di creare un prodotto meno costoso ed alternativo al diamante, inizialmente era incolore, spesso con un taglio a rosa e con lo stile che ricordava il diamante utilizzato in quel periodo. Questo procedimento e metodo di lavoro piacque e divenne una virtù che venne riprodotta in vari colori e forme, sia in Francia che in Inghilterra. Quello che inventò lui venne chiamato strass che prendono in nome dal suo cognome.
Nella corte francese, prima di Luigi XIV e successivamente a Luigi XV, i bottoni venivano considerati come degli oggetti preziosi, aumentarono le loro dimensioni e venivano arricchiti con pietre preziose come il diamante. Mentre alla corte di Maria Antonietta vennero adoperati bottoni in madreperla ed avorio, con uno stile semplice e sobrio.
Nel XVIII secolo si diffondono delle scene in miniatura dipinte su i bottoni e riproducono le tecniche dei pittori famosi di quell'epoca come per esempio Watteau e Boucher. Si ipotizza che Jean-Honoré Fragonard era l'allievo di Boucher e Chardin potesse aver dipinto almeno una serie di bottoni in maniera verosimile a Watteau.
Venivano dipinti scene storiche, ritratti, eventi storici, spettacoli teatrali, edifici turistici, monumenti e qualsiasi cosa si voglia rappresentare. Venivano riprodotto in serie dai cinque ai trentacinque pezzi da rendere possibile una trama in sequenza in un unico set.
Una tecnica per decorare i bottoni era la pittura sul lato posteriore del vetro frontale chiamata “reverse painting”. Questa tecnica pittorica era caratterizzate da permettere alla luce di passare attraverso l'immagine e creare una certa sensazione di profondità al soggetto.
I bottoni del periodo Rococò erano frutto dell'estro e della bizzarria di quell'epoca storia e raggiunsero in alcuni casi degli eccessi incredibili tali che la Baronessa d'Oberkirch nel suo libro “Il lémoires sur la cour de Louis XVI et la société française avant 1789” dove descrisse l'abbigliamento presso la corte francese. Certamente la Baronessa critica, con una punta di sarcasmo e anche aspramente i bottoni adottati abitualmente in quel periodo definendoli: “i bottoni dell'abito non erano meno bizzarri: rappresentavano ritratti, come quelli dei re di Francia, dei dodici Cesari, qualche volta miniature di famiglia: due o tre audaci piccoli maestri vi misero i ritratti delle loro amanti. I ritratti erano grandi quasi quanto uno scudo da sei lire. Potete immaginare voi stesso a che cosa rassomigliasse un uomo così coperto di piastre; ma era la moda! Che rispondere a questo?”.
Nel XVIII secolo i bottoni raffiguravano talvolta i paesaggi, in conseguenza, si ipotizza, della passione per i cosiddetti “Grand Tour” realizzati dai giovani ricchi e dagli artisti nell'Europa continentale. Infatti, molti artisti di fama dipingevano a mano su scatolette, tabacchiere e sui bottoni diversi temi come le marine, le rovine degli antichi edifici, le battaglie, cavalieri e le scene romantiche. Questa tipologia di bottone si era diffusa durante la seconda metà del XVII secolo, ma fu solo nel Rococò che poté tramontare e riuscire ad affermarsi con maggior sicurezza. Però questa moda terminò con la fune del secolo, quando questa cambiò e richiese uno stile più neoclassico. Si diffusero intorno alla seconda metà del XVII secolo, i bottoni che riproducono delle scene in miniatura della mitologia greca e romana, applicati sui gilè e sulle marsine.
Tutto questo cambiamento è stato dato anche dalle scoperte archeologiche di Pompei ed Ercolano che portarono alla luce un grande interesse per queste culture.
Nel XVIII secolo c'erano due grandi centri di sviluppo nella produzione dei bottoni una la Francia artigianale specializzata nella lavorazione dell'avorio come i bottoni di Dieppe, o gli smalti di Limoges. Mentre l'Inghilterra era in quel periodo l'emblema della modernità industriale con “jasperware” creati da Josiah Wegwood.
Alla fine del XVIII e l”inizio del XIX secolo venne utilizzato il cammeo come materiale per realizzare i bottoni, ma l'elevata richiesta ne denota la sostituzione con delle pietre dure con le quali si potevano realizzare dei bei tagli ad un modico prezzo. Fu in questo periodo che nascono i bottoni definiti “jasperware” creati da Josiah Wegwood. Questi erano realizzati in ceramica, di doppio colore e creavano un effetto simile al cammeo con l'immagine bianca e lo sfondo azzurro.
I civili e i militari impiegavano inizialmente i bottoni in metallo, costituiti in leghe diverse, in argento ed in oro che però successivamente vennero realizzati anche con il materiale chiamato Sheffield Plate, scoperto casualmente da Thomas Boulsover, nel 1743. Questo materiale è una lega d'argento ed ottone, ricoperta superficialmente con del rame. Questa tecnica di realizzazione permetteva dei bottoni in argento belli, lucenti ed economici per le divise militari. Gli stampi utilizzati per tale tipologia era quella dei bottoni in argento e con questa tecnica si potevano realizzare molte forme anche complesse.
Nel XVIII secolo, era di moda realizzare i bottoni in metallo con la tecnica denominata “cut-steel”. Infatti, su questo esiste un aneddoto che racconta di Luigi XV il quale chiese alla popolazione francese di donargli i propri gioielli per poter sopperire alla guerra dei sette anni. Loro in risposta alla richiesta del re hanno provveduto con un ingegnoso sistema: hanno inventato una tecnica realizzata con un chiodo in acciaio e carbonio, la cui testa veniva martellata in tal modo da creare tutte quelle sfaccettature brillanti che servivano ad eguagliare i diamanti.
Oltre a queste tipologie di bottoni, furono realizzati anche, soprattutto nella seconda metà del secolo, bottoni in porcellana decorati prevalentemente con motivi floreali, uccelli ed insetti; bottoni smaltati che assecondavano gli intricati ricami delle marsine e che racchiudevano in un piccolo spazio dei motivi decorativi molto ricchi, realizzati con grande perizia tecnica.
Alcuni dei soggetti più in voga nel bottone settecentesco, oltre ai fiori, furono le cineserie, le singeries (graziose scimmie che imitavano le azioni umane), le scene che andavano dal giardinaggio alla pesca, dalla caccia alla musica; infine, non poteva mancare l'interesse per il soggetto entomologico ed ornitologico suscitato dalle pubblicazioni naturalistiche.
Questo tema particolare poteva essere dipinto sui bottoni oppure racchiuso in essi da dei vetri sottili.
Nel XVIII secolo i bottoni raffiguravano degli animali, i mazzi di fiori, gli imperatori romani, i ritratti dei Re di Francia, le lettere che compongono il nome della persona interessata o il suo ritratto miniaturizzato e riprodotto su ogni asola dell'indumento.
Il Settecento era l'epoca d'oro degli alamari in passamaneria, in seta e dei bottoni gemelli, solitamente neri o dorati, chiamati brandeburghesi, poiché comparivano in origine, in una giubba militare in Brandeburgo alla fine del Seicento, impreziositi con schegge di cristallo e prodotti dai bindellari e passamaneri.
I bottoni ricamati su stampi di legno erano cuciti nella parte posteriore dell’indumento e quelli in acciaio vennero utilizzati prevalentemente nell'abbigliamento maschile.
Alla fine del '700, durante la Rivoluzione Francese venne utilizzato il bottone come manifesto politico ed era lo strumento ideale per far sapere a tutti il proprio pensiero e i propri ideali.
I primi bottoni che preannunciavano i futuri avvenimenti, comparvero alla fine del regno di Luigi XVI, erano i bottoni caricaturali, inspirati al cammeo ma con una forte inclinazione alla critica politica e raffiguravano le peggiori azioni dell’uomo. I primi bottoni nettamente rivoluzionari contenevano motti precorritori della rivolta come “Vivre libre ou mourir” (“Vivere libero o morire”), mentre una volta presa la Bastiglia, questo evento divenne il soggetto preferito dei fabbricanti di bottoni.
Durante il periodo della Rivoluzione francese erano banditi i bottoni preziosi e si cercava di crearne degli altri più sobri.
Un’altra tipologia di bottoni erano quelli a moneta, realizzati o con vere monete o con buone imitazioni di queste.


Bibliografia, sitografia e cataloghi


BEMPORAD DORA LISCIA e CHIARELLI CATERINA, a cura di Appesi a un filo bottoni alla Galleria del Costume di Palazzo Pitti, Livorno, Sillabe, 2007.
DE BUZZACCARINI VITTORIA e MINICI ISABELLA ZOTTI, Bottoni & bottoni, Modena, Zanfi, 1995, 2 ed.
EPSTEIN DINA e SAFRO MILLICENT, Buttons, New York, Harry N. Abrams Inc., 1991.
FERRIGNI PIETRO COCCOLUTO, I Bottoni nell'arte e nella storia, Napoli, Colonnesse, 1993, 2 ed.
GALLAVOTTI GIORGIO, Bottoni  arte,  moda,  costume,  società,  seduzione,  storia,  Villa  Verucchio, Pazzini, 2009, 3 ed.
GALLAVOTTI GIORGIO    a  cura  di   , Il Museo del Bottone Gallavotti  - Guida alla Visita -  Il bottone-La memoria della storia  1600-1700-1800-1900,Valmarecchia, Topolino, 2011, 6 ed.

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