giovedì 8 giugno 2017

Botan



Il popolo degli antichi Romani (753 a. C - 476 d. C.) è stato fondato su traduzioni in stretto legame tra la penisola italica e la civiltà micenea. In origine nella città di Roma vi risiedevano vari villaggi dove si praticava l'agricoltura e la pastorizia. I latini in parallelo fiorivano con la civiltà etrusca e quella greca.
In breve, nella storia del costume, la linea dell'abbigliamento era morbida e sinuosa. Gli indumenti degli antichi Romani erano semplice, sobrio ricordavano quello degli antichi greci. Quello maschile era caratterizzato dalla tunica formata da un solo pezzo di stoffa avvolto intorno al corpo partendo da una manica. Anticamente era privo di maniche in seguito sono state aggiunte. Sopra portavano un mantello chiamato toga.
Mentre l'abbigliamento femminile era composto da una tunica molto simile a quella maschile, ma smanicata realizzata di lino o lana. Sopra di essa si indossava una stola che veniva tagliata a forma di “T”, ampia, lunga e raggiungeva le caviglie e fungeva da sopravveste. Le maniche della stola ottenute dall'ampiezza del tessuto in eccesso venivano fermate per mezzo di fibule o cammei disposti ad una distanza regolare l'uno dall'altra.
Tranne per la tunica manicata che veniva indossata durante il I - II secolo d. C. Questa si presentava larga, molto simile e di ispirazione al chitone cheridos per le femmine e xistis per i maschi per quanto riguarda l'abbigliamento greco. Questo costume si può anche notare dalle opere presenti sulle lapidi repubblicane, non mancano statue, busti e ritratti vari. 
Un esempio degno di nota è la statua di Livia Drusilla. Qui si possono notare lungo tutta la percorrenza delle maniche dei piccoli cerchi.
Originariamente le donne greche lo utilizzavano sotto la stola mentre quelle romane la impiegavano come tunica esterna dalla classe superiore.
La tunica, in generale veniva ricava da un pezzo di stoffa molto ampio che terminava a terra, per consentire la creazione e l'effetto delle maniche al gomito. Anche se in origine non c'erano. Questa era composta da due rettangoli di stoffa uniti insieme nella versione maschile erano cuciti sulle spalle esempio la dalmatica, tunica talare e in origine la tunica derivava dalla tebenna etrusca. Mentre in quella femminile erano allacciata solo in certi determinati punti nella restante non fermata si creavano in sostanza un cedimento del panno e creava così l'effetto manica, ancora più messo in evidenza dal fatto che la ricca veniva stretta in vita da una cordicella.
La Manade danzante nella versione copia dai romani rappresenta benissimo questa linea di abbigliamento infatti ha indosso la tunica manicata con questi dispositivi di fissaggio.


Danza della Menade, copia romana di origine greca, attribuita a Callimaco, fine V secolo a. C., Museo Nazionale del Prado, Spagna.

Questi piccoli oggetti che servono per unire l'indumento venivano prodotti di vari aspetti, ma in generale si presentavano di dimensioni ridotti tra 1/2 cm, di forma circolare, sferica e piatta. Inoltre, non presentavano sempre un aspetto perfettamente rotondo, ma con rientranze o incisioni sulla superficie.
In principio si pensava che questi dispositivi potevano essere delle borchie o delle fibula di forma circolare. Ma questa teoria viene smentita poiché sono di dimensioni molto ridotte, però non possono neanche essere dei bottoni nel senso moderno poiché i due tessuti si toccano, ma non si sovrappongono. 
Potrebbero essere dei dischi, con una barra o un anello sul retro oppure cuciti su entrambi i bordi del tessuto di tela. 
Il colore, l'avere dei reperti archeologici reali o comunque le materiale tangibile su cui confrontare queste teorie sarebbe l'idea. Attualmente esistono pochi reperti e soprattutto appaiono su alcuni esempi applicati sulle tuniche riprodotte molte sono in scultura altre in ritratti. Mentre sono pochissime quelli in pittura murale quindi colorati che rendono l'idea reale di come dovevano essere in origine anche se non sono molto utili perché con il tempo sono scarsa conservazione o la trascuratezza del dettaglio o altre conseguenza non ne rendo o un'idea leggibile e ben definita.
Un alto motivo importante è chiarire il materiale con cui potevano essere fabbricati dalla affreschi murari la lucentezza, splendore del paternale e i riflessi che lascia il metallo potrebbe fare supporre che siano quelli di oro e argento. Ma è strano che non siano rifiniti con decorazioni varia per questo motivo, quindi lisci di firma circolare, per tanto si suppone che siano in realtà di stoffa. Questo si poteva ottenere riunendo i due pezzi di stoffa in un unico punto e di conseguenza venivano ottenute le pieghe causate da tale metodo di allacciatura.
Un esempio di affresco romano è rappresentato dalla "vestire una sacerdotessa o una sposa", è ritrovato nella palestra delle Terme del Foro di Ercolano. In questo caso si possono vedere i colori di questi piccoli accessori tondeggianti attaccati alle maniche, brillano di luce propria sembrano dorati, ma non si sa se realmente lo sia. 


Affresco romano, Terme del Foro, Scavi Archeologici di Ercolano, I secolo a. C.-79 d. C.


Dedalo ed Icaro, dettaglio, affresco, I secolo a. C., Villa Imperiale, Pompei, Museo Archeologico Nazionale di Napoli. 

Generale venivano applicati dai tre ai cinque dispositivi di fissaggio per manica, ma se potevano arrivare ad un massimo di sette. L'intimo non giungeva al termine della manica così la lasciva libera di poter essere rivoltata a piacimento.


Livia Drusila, statua in marmo, 1-25 d. C., Museo Archeologico Nazionale, Spagna.

Sopra a questa si poteva indossare un mantello di lana chiamato palla simile a quello maschile, veniva finemente drappeggiato. Questo era di forma rettangolare, poteva essere portato da solo oppure completato con un ulteriore scialle chiamato flammeum con un largo bordo colorato. Pertanto questo poteva assumere anche l'aspetto di una sottoveste.
Per quanto riguarda l'abbigliamento della classe inferiore non cambia molto in linea generale. Loro indossavano tuniche e mantelli molto più semplici e meno raffinati. Nel caso delle acconciature gli uomini avevo i capelli corti divisi a ciocche, mentre le donne chiome folte raccolte in chignon arrivate alla fronte e alle tempie.
I Romani che imitano letteralmente l'arte greca, non utilizzano i bottoni anche se sono stati ritrovati dei bottoni i quali ricordano molto similmente gli alamari per il loro modo di allacciarsi. Infatti questi presentavano un disco piatto superiore nel quale era attaccato un dispositivo di fissaggio della testa che era leggermente concava. Il gambo sotto la testa del bottone era corto e tozzo e si estendeva a 90° per formare un triangolo, l'occhiello dal profilo si presentava piatto.


Bottone con intarsi si smalto risalente al I secolo - II secolo d. C. La testa è corta e tozza mentre il gambo si estende a 90° per formare un triangolo. Il foro dal profilo si presenta piatto.

Generalmente i bottoni dell'Età del Ferro possono ricordare gli alamari per conformazione generica cioè a cornetto, oppure potevano essere quadrati, circolari o avere un gambo similare a quello che si trova nei comuni bottoni attuali. Inoltre in alcuni bottoni la superficie era rifinita con dei motivi decorativi di forma circolare, triangolare, quadrangolare, di visi umani, eccetera. Questi bottoni sono stati trovati soprattutto in Inghilterra. 
Bottone risalente all'Età del Ferro, intorno al 100 a. C. - 42 d.C, è in lega di rame.

I Romani utilizzavano solitamente delle fibule per legare gli indumenti anche se è stata ritrovata una statua di un soldato romano esposta attualmente presente presso il Museo di Londra. Il suddetto indossa un mantello chiamato paenula allacciato con dei bottoni su una tunica chiusa sul centro davanti. La statua si chiama Camomile Street, è una testimonianza ed è stata datata intorno al IV secolo d. C. Inoltre, ho trovato un altro esempio su un particolare di un milite della IV Coorte dei Vigili presente sulla stele funebre di Lucius Monnenius Secundus. Questo è stato raffigurato con la paenula abbottonata con qualcosa simile hai bottoni alamari e con un lembo rialzato. Per questo si ipotizza che i bottoni venissero utilizzati dai soldati romani. Talvolta erano aperte sul centro davanti e munite di bottoni per poter essere allacciate. Queste hanno numerose variazioni di taglio. Occasionalmente potevano avere anche il cappuccio. Mentre, qualche volta erano lunghe a ruota o più corte nei lati. Infine, il dietro poteva terminare a punta oppure con il fondo arrotondato. Mentre in altri situazioni i soldati romani  utilizzavano dei segmenti sovrapposti in ferro chiusi da dei bottoni per formare una corazza metallica.
Un altro esempio si potrebbe ritrovare nella pelletteria dell'Impero Romano e incorpora alcune delle prime asole, con il legionario Loculus (satchel) chiuso con l'inserimento di una fibbia metallica o un di bottone e asole.


Statua di un soldato romano trovata a Camomille Street, 43-410 d. C., Museo di Londra. Il soldato indossa una paenula allaccia sul centro davanti con dei bottoni. 

Oltre a quanto detto le matrone romane indossavano delle tuniche molto spesso fittamente plissettate e qualche volta capitava che venissero chiuse sulle spalle da una serie di bottoni che scendevano lungo tutta la manica.
Esistono una serie di scultura in bronzo delle ballerine, sono cinque sculture, datate intorno al V secolo a. C. l'originale, mentre le copie romane sono postume vale a dire che sono state realizzate intorno al V secolo d. C. Queste opere sono esposte nella Villa dei Papiri (Villa dei Papiri) di Ercolano in mostra al Museo Archeologico Nazionale di Napoli. 
La particolarità, degna di nota è che indossano un chitone dorico allacciato sulle spalle con dei bottoni uno per ciascuna spalla. Questo è un dettaglio importante e ben visibile e chiaro perché in uno scultura è palese, messo in risalto, l'opera ferma, mentre è in procinto di allacciare il chitone. In un dettaglio di questa serie di opere statuarie una fanciulla mostra il suo chitone e il bottone con un pomello centrale che probabilmente sarebbe rappresentati il cordone utilizzato per annodate e quindi fissare il bottone sull'indumento e per tenere fermo il tutto.

Danzatrice di Ercolano esposta nella Villa dei Papiri (Villa dei Papiri) di Ercolano in mostra al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, campania, Italy.

Alcune fonti sostengono che durante questo periodo si utilizzavano delle spille decorative a forma di luna chiamate “lunulae” che venivano appuntate o cucite sulle calzature. In particolare era considerato un ornamento aggiunto sui calceus senatorio spettante soltanto a coloro che appartenevano alla nobiltà di razza. La calzatura era alta, arrivava fino a mezza gamba, di pelle sottile e pieghevole, tinta di nero. Si allacciava tramite quattro corregge. La lunulae serviva per distinguerli da qualsiasi altra tipologia di nobili di recente inseriti nella cerchia sociale. Tale elemento era cucito al cuoio, sul collo dello stivaletto del piede.  Purtroppo fra le numerose statue, raffigurazione vari senatori non c'è alcun esempio di calceo lunato.

Scarpa vichinga ha una chiusura particolare che ricorda un bottone con il passante.

Altre fonti, invece sostengono che la lunula è invece una particolare collana o collare a forma di mezzaluna, adottata intorno alla fine del Neolitico oppure più probabilmente nell'Età del Bronzo, tra 2.200-2.000 a. C. Mentre per gli antichi romani era considerato un amuleto o un ornamento a forma di spicchio di luna.
Queste collane erano fatte in oro e sono state ritrovate soprattutto in Irlanda, ma anche in altri stati europei come in Portogallo e in Gran Bretagna. In Italia sono conosciute con il nome di Bulla utilizzata come amuleto dai Romani e dagli Etruschi.
In Germania, nell'Età del Bronzo, precisamente nel 500 a. C., venivano utilizzati una specie di bottoni gemelli simili a quelli adottati oggigiorno nei polsi dagli uomini, in particolare nell'abbigliamento elegante. Questi erano formati da due piastre unite da una barretta rigida, in metallo o in piccole ossa di animale e la testa poteva fungere da bottone. In Germania questo piccolo oggetto veniva utilizzato per allacciare gli indumenti come le vesti e i calzoni, veniva chiamato “botan”.
Mentre, al Museo di Fratta Polesine, sono esposti dei piccoli oggetti classificati come bottoni gemelli, risalenti all’Età del Bronzo finale (XII - IX secolo a. C.). Questi sarebbero stati utilizzati per unire i lembi di una fodera in cuoio di una spada. Nello stesso museo sono esposti anche dei dischetti, probabilmente avevano una funzione ornamentale e alcuni di questi presentano cinque fori. Questi ricordano in particolar modo i bottoni adottati nella biancheria intima del Settecento e Ottocento.
Solitamente nella preistoria il bottone veniva utilizzato come mezzo decorativo per ornare le vesti, oppure come perline, per creare dei meravigliosi gioielli come delle collane. Mentre altre fonti sostengono che potrebbero essere utilizzati come sigilli. Questo poteva accedere nel caso in cui possiedano una parte incisa che permetteva loro tale pratica.
Pertanto nel VIII/VII epoca sono stati scoperti dei bottoni in Svezia, a Norma. Attualmente quest'ultimi si trovano al MET di New York.



Bibliografia e sitografia

AZZALI MARIELLA, Dizionario della moda , Bologna, Calderini, 1990, 1 ed.
CROOM ALEXANDRA, Roman Clothing and Fashion, ‎Amberley Pub Plc (15 settembre 2010), 3 ed.
DE BUZZACCARINI VITTORIA e MINICI ISABELLA ZOTTI, Bottoni & bottoni, Modena, Zanfi, 1995, 2 ed.
EPSTEIN DINA e SAFRO MILLICENT, Buttons, New York, Harry N. Abrams Inc., 1991.
FERRIGNI PIETRO COCCOLUTO, I Bottoni nell'arte e nella storia, Napoli, Colonnesse, 1993, 2 ed.
READ BRIAN, Metal Buttons c.900 BC-c.AD 1700, Somerset, Portcullis, 2010, 2 ed.
https://www.roma-victrix.com/summa-divisio/armamentarium/vestitvs/paenula-sagum.html

Aggiornamento del 8 settembre 2021.
Aggiornamento del 6 Febbraio 2022.

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